«Noi musicisti tutelati poco e male»

 Intervista ad Alessandro Zaffanella, frontman della band AlterEgo, che rivela le grandi difficoltà del settore

FABIO VARESI
Nell’antica Grecia la musica era considerata l’arte delle muse. Basta questo per sottolineare quanto la musica sia stata importante nei secoli e più romanticamente possiamo dire che per quasi tutti, uno o più canzoni rappresentano la colonna sonora della loro vita. Ma la pandemia, nella sua drammaticità, ha spento quasi completamente il risuonare delle note, mettendo in ginocchio soprattutto chi di musica vive, pur senzaessere una star che vende milioni di dischi. Una voce autorevole, in tal senso, è quella di Alessandro Zaffanella, frontman degli AlterEgo (nella foto), nota band casalasca e più in generale protagonista del mondo dello spettacolo. In passato, infatti, il 50enne di Quattrocase ha calcato con successo i palchi di molti teatri d’Italia con musical molto apprezzati come “Grease” e “Tutti insieme appassionatamente” con Michelle Hunziker e ultimamente, ai concerti con la sua band, ha affiancato l’insegnamento nelle scuole. Ma tutte queste attività sono state bloccate dal Covid. Alessandro, come va? «E’ tutto fermo, purtroppo. E il problema è che siamo stati tutelati poco e male. Alcune forme di ristoro sono anche arrivate, ma purtroppo in grave ritardo. Ad esempio, la cassa integrazione di maggio, mi è arrivata a novembre... E poi per avere i bonus, ho dovuto fare i salti mortali a causa dei tanti cavilli burocratici. Personalmente, ho dovuto cancellare tutte le date dei concerti con la mia band e non ho più potuto svolgere la mia seconda attività, ovvero quella di realizzare laboratori di musica e danza nelle scuole di Parma e Casalmaggiore, anche in quelle primarie. Quest’anno ho ricevuto ben 25 richieste e mentre sembrava che si potessero riaprire gli istituti, tutto si è richiuso e non si sa fino a quando. Ora faccio qualche lezione di musica online e ho iniziato una collaborazione con un’azienda di Mantova che realizza eventi in streaming, per non rimanere fermo del tutto».
Quando finalmente torneremo alla normalità, si potrà recuperare il patrimonio musicale andato perduto in questo lungo periodo di pandemia? «Me lo domando anch’io. Ma mi preme sottolineare che non tutte le professioni sono state colpite allo stesso modo. La nostra band faceva in media 120 date all’anno e da più di un anno non possiamo più salire sul palco. A me non piace piangermi addosso, preferisco lamentarmi utilizzando l’ironia ed infatti nei mesi scorsi ho realizzato dei video che hanno ottenuto più di 200mila visualizzazioni. Non ci resta che tenere duro, ma vista l’incertezza, i dubbi sul futuro vengono, anche perché nessuno sapeva quanto sarebbe duratal’emergenza sanitaria e navigare a vista e davvero frustrante».

 

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