Pierre Frondaie e la Novissima Editrice

GRANDI DIMENTICATI Nonostante i clichè, la vivacità intellettuale ed editoriale italiana degli anni '20 e '30 fu notevole

Alessandro Zontini
La proliferazione di case editrici particolari o “minori” (senza voler attribuire alcuna accezione negativa a questo termine) che nacquero tra le due guerre mondiali in Italia è circostanza del tutto significativa e, troppo spesso, sottovalutata. Normalmente si descrive l’Italia degli anni ’20 e ’30 come paese largamente analfabeta, tuttavia la vivacità, non solo intellettuale ma anche editoriale, della Penisola resta un momento davvero notevole ed implicherebbe una rinnovata analisi finalizzata a smentire la “vulgata” di un’Italia culturalmente arretrata in quel preciso momento storico. La sorte di numerose case editrici, tuttavia, non sempre è stata benigna e di molte si sono perse sia la memoria che la lungimirante capacità di promozione di autori spesso poco noti. Sorte dal nulla, svariate case editrici seppero individuare il meglio della letteratura dell’epoca, proponendola, al pubblico italiano, sovente in un una veste editoriale molto curata, con eleganti copertine. Tra le tante che riuscirono a coniugare la rilevanza degli autori, l’eleganza del prodotto e il pregio di belle copertine illustrate, indubbiamente la “Novissima editrice”. Questa casa editrice nacque per iniziativa dei coniugi Elda Bossi e di Giuseppe Maranini che costituirono tale società a Venezia, fissando una sede legale a Perugia ed una seconda anche a Firenze: sui volumi della “Novissima” campeggia infatti: “Perugia-Venezia-Firenze”, indicativo di un’intraprendenza non comune dei soci fondatori. Pur mantenendo le proprie rispettive attività (lui era docente universitario, lei poeta e scrittrice affermata), i due coniugi si occuparono di differenti attività all’interno della società editoriale appena costituita. La Bossi fu l’amministratore delegato e si dedicò anche alla cura delle edizioni non solo da un punto di vista commerciale e legale ma, anche, da un punto di vista grafico. Il marito, seppur molto impegnato nell’insegnamento, trovò i giusti lassi di tempo per avviare proficue corrispondenze con alcuni tra i più celebri romanzieri europei dell’epoca onde poter riceverne l’autorizzazione a pubblicare le loro opere. Pur non riuscendo a convincere molti importanti scrittori del periodo, Maranini riuscì a radunare un discreto numero di artisti dei quali propose, al pubblico italiano, opere significative, organizzandole in poche ma curate “collane”. La prima serie che venne inaugurata fu “Romanzieri moderni di tutto il mondo” contraddistinta dal motto “POCO MA BENE”, serie molto raffinata sia da un punto di vista grafico che sotto un profilo contenutistico. La realizzazione delle copertine venne assegnata a Mario Pompei, noto artista esperto di art decò e stile liberty che cercò, al meglio, di riassumere, con pochi tratti grafici, lo spirito del contenuto di ogni libro. La collana, nota anche con il nome di “900”, cifra che campeggiava su ogni copertina, pubblicò opere di Jack London (il celebre “Donne uomini e bestie”), Edgard Wallace, Pierre Benoit, Maurice Dekobra, Louise Joseph Vance, Pierre Frondaie ed altri ancora che incontrarono l’apprezzamento del pubblico. A questa collana, che proponeva unicamente romanzi, i due coniugi affiancarono una seconda serie denominata: “Umoristi” che proponeva romanzi di carattere ameno e ilare, a firma Maurice Dekobra, Jerome K. Jerome. Seguirono altre iniziative culturali tra cui non ci si può esentare dal citare la “Biblioteca dell’antichità classica” che propose l’opera completa di Platone. Qualche autore proposto dalla “Novissima” ha acquistato imperitura celebrità e, ancor oggi, viene frequentemente riproposto da varie case editrici: Edgard Wallace e Jack London. Di qualcuno, anche su queste pagine, si è voluto rinnovare il ricordo: Pierre Benoit, Maurice Dekobra su “Il Piccolo” rispettivamente del 00.00.2021 e del 00.00.2021. Infine, qualche altro va con urgenza riscoperto, come il già citato Frondaie. Nato a Parigi nel 1884, Pierre Frondaie ben può essere collocato nell’alveo dei classici autori tipici degli anni ’20 e ’30 e, mutuando il ben noto - ed assai poco cortese - soprannome affibbiato a Guido Da Verona, potrebbe essere soprannominato un “D’Annunzio dei poveri”. L’autore, pur non eccellendo nella scrittura come il Vate o il Da Verona, è abilissimo nel trattare il tema dell’amore, delle sue vicissitudini e delle rocambolesche avventure che si intrecciano con la passione ed il vigore del sentimento. I romanzi di Frondaie e le loro ambientazioni, peraltro, rispecchiano appieno la weltanshauung dell’autore: la mondanità, l’esibizione del lusso, i circoli di artisti e di intellettuali, il tutto ambientato, secondo i frequenti canoni dell’epoca, in scenari “esotici” e, ovviamente, parigini, città dove si concentravano la moda, lo stile ed il glamour della fine degli anni ’20. La prosa di Frondaie conquistò anche la “lontana” Hollywood: celebri autori e registi trassero e diressero, dalle opere dell’autore francese, alcuni famosi film dell’epoca, oggi in gran parte dimenticati. L’autore si impegnò, con analoghe soddisfazioni, anche nella poesia e nel teatro, ottenendo sempre i dovuti e giusti tributi di pubblico, critica e, pure, di carattere economico. L’editoria europea, e non solo, individuarono in Frondaie, un autore dalle potenzialità importanti. In Italia fu proprio Elda Bossi ad accorgersi delle capacità di letterato in prosa e in poesia di Frondaie e, quindi, a voler pubblicare il suo romanzo “capolavoro”: “La costa egli dei”. Con buona probabilità, Elda Bossi conobbe quest’opera direttamente dalla prima edizione italiana del 1929, curata dalla “Cosmopolita editrice” di Torino. Il volume edito nel capoluogo piemontese è reperibile, nel sistema OPAC SBN, in cinque copie ed un’altra, allo stato, è in vendita, a pochi euro, su ebay. L’edizione della “Novissima”, con la bella copertina di Mario Pompei, stampata nel 1933 o, più verosimilmente, nel 1934 (tale seconda edizione non riporta alcuna data) non deve aver avuto un grosso successo risultando del tutto irreperibile. La vicenda e la trama non si vogliono svelare, nell’auspicio che qualche intraprendente editore voglia recuperare questo singolare ed emblematico - di un’epoca - testo. La lettura scorre piacevolmente serpeggiando serenamente tra un’ambientazione “siriana” (la “Costa degli dei”, sulla strada per Damasco, a giudizio dell’autore, non ha nulla da invidiare alla Costa Azzurra) e realistiche descrizioni: “Un formicolare disgustoso di facchini, mercanti di meloni ed altre frutta (sic) meno innocenti, lustrascarpe, ladri, agenti della polizia segreta, musulmani incappucciati, gente di Europa con cappelli di paglia, tutta una popolaglia stridente e ricoperta di mosche, si agitava dinanzi all’immobile splendore del mare”; “Attorno ad essi, la natura mescolava la Toscana d’Oriente: lunghi pioppi, sovrastanti un popolo di palmizi, si dondolavano dolcemente nel vento carico di goccioline; venivano da una cascata che si udiva prossima, piangente”. Non mancano notevoli stereotipi umani, tipici dell’epoca: “Questi schiavi, nati sotto la dominazione turca, ne serbavano un aspetto dolce e massacrato.”; “Quella stessa sera, verso le undici, l’amante in pijama (sic) ed a piedi nudi, uscì bruscamente dalla camera della signora Quern: gli sembrava di avere udito dei passi furtivi dietro la porta … (omissis) La seguì, più rapido di essa, e così raggiunse l’Ebreo.”, “Se tieni alla tua vita di Ebreo, non ti rimane che una cosa da fare: pregare per la tua salute! Ed ora apri quella finestra. Si asfissia qui, tra questo cuore di vitello putrido e la carogna che sei!”. Oggi, forse, sarebbe accusato di essere poco “politically correct” lo scrittore Pierre Frondaie, autore de “La costa degli dei”, il rarissimo capolavoro della “Novissima editrice” dell’intraprendente Elda Bossi che propose questo piccolo capolavoro che andrebbe urgentemente riscoperto.

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