Un Sanremo giovane e blindato

 SPETTACOLI • Calano gli ascolti, ma vola lo streaming. Il nostro giudizio premia Colapesce e Dimartino

“Mamma, com’è stato Sanremo?” “Le canzoni quest’anno non mi sono piaciute”.
C’è un sistema pressoché infallibile per verificare che la tradizione di Sanremo sia stata rispettata, ed è questo: chiedere alla mamma. Ogni anno lei afferma che il livello si è abbassato: problemi di primo ascolto. Quindi, tutto regolare.
In realtà il Festival di Sanremo quest’anno sembra abbia fatto meno presa, nonostante la conferma della coppia Amadeus-Fiorello che l’anno scorso aveva fatto il botto di ascolti. Ma da quel febbraio 2020 sembra essere passato almeno un lustro. La prima parte della serata d’esordio ha totalizzato 11 milioni 176mila ascoltatori, 46,4% dello share (l’anno scorso erano 12 milioni 480mila, per uno share del 51,2%). La seconda serata è scesa a 10 milioni 113mila per il 41,2% di share (12 milioni 841mila, 52,5%, nel 2020). La terza è risalita a 10 milioni e 596mila, col lo share del 42,4%.(nel 2020 13,5 milioni e il 53,6%).
Un Sanremo meno visto, ma più social, che ha visto abbassarsi l’età media dei telespettatori. D’altra parte cambia anche la fruizione, più dilatata nel tempo: spesso le canzoni vengono ascoltate non in diretta ma in streaming. Anche considerando la scelta degli artisti, è evidente il tentativo di dare una svolta al Festival favorendo il cambio generazionale.
Non sono mancate le critiche da parte di tanti italiani secondo i quali in questo momento tragico per il Paese non val la pena ascoltare canzoncine e battute. Sbagliato: è proprio questo il momento per dare sollievo a un popolo stremato. Se poi qualcuno preferisce rivolgersi ad altro può farlo benissimo.
Prima di analizzare le canzoni, diciamo che il momento più divertente delle prime tre serate lo regala Fiorello che interpreta “Gli scavi sopra” imitando Vasco Rossi; notevole anche il Bam Bam Twist di Achille Lauro. Nella serata cover grande protagonista dei due momenti più intensi è stato Manuel Agnelli, prima accompagnando i Maneskin in “Amandoti”, poi con la canzone dei suoi Afterhours “Non è per sempre” proposta da Lo Stato Sociale, che hanno lanciato un messaggio ricordando i teatri e i cinema chiusi da un anno.
GLI ARTISTI
La nostra palma del migliore la diamo a Colapesce e Dimartino (8, quando la semplicità è un bene prezioso). Poco staccati il favorito Ermal Meta (7,5 conferma la consueta sensibilità), Madame (7,5, brava a mostrare una faccia nuova), i Måneskin (7,5, grande riff di chitarra e proposta coraggiosa) e Willie Peyote (7,5, ritmo trascinante e grande groove). Molto bene anche i Coma_Cose (7+, perdono qualcosa nel ritornello) e Francesca Michielin e Fedez (7+, brano che ti entra in testa), e bene Irama (7, in quarantena, canta in dad) e Fasma (7, troppo autotune). Largamente sufficienti Lo Stato Sociale (7-, canzone furba, ma pure bella), la viadanese Gaia (6,5, fa bene ad assecondare le origini brasiliane) e Gio Evan (6,5, bel testo non valorizzato dall’armonia). Scendiamo di giudizio con Malika Ayane (6+ buona prova di doti canore), Annalisa (6+, la bella voce stavolta non basta), La Rappresentante di Lista (6+, anche qui bella voce ma non spicca il volo), ed Extraliscio feat. Davide Toffolo (6+, direttamente dal chiosco delle piadine a Rimini). Sufficienza risicata per Noemi (6, non lascia traccia), Max Gazzè (6, si ripete senza la solita genialità) e Arisa (6, come dice il titolo, poteva fare di più). Sotto la soglia della sufficienza Orietta Berti (5,5, arriva direttamente dal 1960) e Ghemon (5,5, sterile esercizio di stile). Si scende con Fulminacci (5+, nella tradizione romana senza inventiva) e Francesco Renga (5+, non si può vivere di rendita). Il nostro podio al contrario lo occupano Aiello (5, disperazione senza capo né coda), Bugo (4,5, forse Morgan aveva ragione) e Random (4-, voce persino fastidiosa).

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