I Romanzi della Palma Parentesi da riscoprire

OPERE DIMENTICATE • Mondadori li ideò nel 1932, il fascismo ne limitò gli autori, ma lo stop ai gialli li favorì. Chiusero nel 1943

Alessandro Zontini

Arnoldo Mondadori, intraprendente ideatore di intelligenti iniziative editoriali, nel 1932 decideva di realizzare una collana, dalle sgargianti copertine e dal prezzo contenuto, che proponesse autori sconosciuti in Italia. L’abile editore milanese conferiva l’incarico di organizzarne il lancio e curarne i contenuti a Enrico Piceni, Lavinia Mazzucchetti e Giacomo Prampolini. Nascevano “I Romanzi della Palma”, serie destinata ad un pubblico che ambiva a letture, seppur non banali, di carattere ameno e di pura evasione. Enrico Piceni, già uno dei motori della Mondadori (vedere “Il Piccolo” del 6 giugno 2020), munito di grande “fiuto letterario”, provvedeva ad individuare importanti autori inglesi e francesi, che proponeva, poi, direttamente nella neonata collana. Giacomo Prampolini, a completamento del lavoro di Piceni, indagava altri settori della letteratura mondiale, selezionando pregevoli autori russi, tedeschi e, addirittura, cubani. Lavinia Mazzucchetti, abile traduttrice dal tedesco, celebre per aver contribuito a curare le traduzioni e le edizioni definitive delle “Opere Complete” di Goethe e di Thomas Mann, completava il piccolo nucleo dal geniale intuito. Affidata alle notevoli capacità organizzative dei predetti, “I Romanzi della Palma” faceva la sua comparsa in edicola con il volume “Ex moglie” di Ursula Parrot, autrice americana di romanzi di gusto romantico. Nell’arco di sole tre settimane, “Ex moglie” veniva ristampato diverse volte a comprova dell’intuito di Mondadori. La seconda uscita, “Volo di notte. Corriere del sud” era l’opera di un semisconosciuto autore francese: Antoine de Saint-Exupéry (in seguito autore di fama mondiale con il suo celebre “Il piccolo principe”). La quarta uscita, “Elena Willfuer, studentessa in chimica” è l’opera della viennese di origine ebraiche, Vicki Baum, autrice di decine di romanzi e racconti, spesso di spunto nella Hollywood dell’epoca ed in seguito, per la realizzazione di vari film tra cui il celebre “Ragazze folli”, con una giovane Brigitte Bardot. E’ interessante verificare come i romanzi di Vicki Baum, e di altre autrici proposte nella collana, offrano la figura di una donna assai lontana da quello stereotipo, parzialmente errato, che la storia ci ha tramandato, cioè “moglie, madre ed angelo del focolare”. Molte delle protagoniste dei romanzi, infatti, sono donne professionalmente e sentimentalmente realizzate che gareggiano e primeggiano con i coprotagonisti uomini e che vivono liberamente una condizione di notevole libertà, spesso coniugando famiglia, affetti e successo sociale. Peraltro, “I Romanzi della Palma” erano indirizzati proprio ad un pubblico più spiccatamente femminile che maschile; molte delle autrici le cui opere venivano proposte in questa interessante collana svolgevano attività di giornalista ed editorialista, curando, sulle pagine di varie riviste inglesi od americane, rubriche destinate ad un pubblico femminile sempre molto attento ed interessato alle novità della moda, dei mutamenti sociali e del costume. Particolare cura era destinata alle copertine: su alcune di esse venivano ripresi gli affascinanti volti delle dive dell’epoca (su “Un viaggio fatale” di Heinrich Herm risalta il viso di Jean Harlow). Su altre, invece, campeggiano magnifiche illustrazioni di celebri illustratori (la copertina del fascicolo n. 136, “Prigionia dorata” di Kathleeen Norris è una bella tempera di Gino Boccasile che si occupa, anche, della realizzazione delle illustrazioni a corredo). Altri titoli notevoli della collana sono il fascicolo n. 91, “La signora del west” di Pierre Benoit (vedere “Il Piccolo” del 23 gennaio 2021), il n. 106, “Gas esilarante” ed il n. 130, “Lo zio Fred in primavera” entrambi di P. G. Woodehouse, il n. 36 del celebre autore ungherese Ferenc Molnar ed il curioso numero “doppio” 11-12: “Il naufragio del transatlantico” di Gerhart Hauptmann (il disastro del “Titanic” era episodio ancora troppo recente per non allettare romanzieri e registi). Ogni singolo fascicolo costituiva un successo editoriale in termini di vendite e di apprezzamento generale. Impossibile non citare il fascicolo n. 89 del 1936: si tratta di “Gatsby il magnifico” di Francis Scott Fitzgerald (“The Great Gatsby” del 1925), nella traduzione di Cesare Giardini con le illustrazioni, sia nel testo che fuori testo, di Giordano Giovannetti. Questa prima versione del romanzo, ristampato, poi, numerose volte da differenti editori come “Il grande Gatsby” (celebre l’edizione curata da Fernanda Pivano del 1950), è diventata una “preda” ambitissima tra i collezionisti e, probabilmente, il numero più ricercato dell’intera collana. Purtroppo, molti degli autori che avevano reso celebre la collana sono stati, progressivamente, oggetto di un iniquo oblio. La promulgazione delle leggi razziali, nel 1938, comportava l’espunzione dal piano editoriale di molti autori di origine ebraica quali Irmgard Keun, Vicki Baum, Joe Lederer e altri ancora. Con la deflagrazione della Seconda guerra mondiale, molti autori anglo-americani, francesi e sovietici, provenienti da paesi ostili all’Italia, non venivano più tradotti, stampati e proposti ai lettori. Per sopperire a queste gravi carenze, si decideva di attingere al bacino degli scrittori italiani andando, peraltro, ad individuare figure di rilievo quali Giorgio Scerbanenco, Ezio D’Arrico, Luigi Capuana. Peraltro, parte del successo de “I Romanzi della Palma” era dovuto, anche, alla progressiva chiusura della collana dedicata ai “gialli” (chiusura imposta in quanto le tematiche proposte erano considerate poco consone al clima bellico): la scomparsa totale (o parziale) dei “gialli” dalle edicole contribuiva, infatti, a far raddoppiare le tirature della collana con il simbolo della palma in copertina. Infatti, i lettori indirizzavano, con brama, i propri gusti verso le altre collane ancora in edicola. Purtroppo le vicende senza fortuna della guerra portavano alla conclusione di quest’esperienza editoriale nel 1943. Al momento della chiusura la collana “I Romanzi della Palma” aveva proposto al pubblico ben centottantasei fascicoli di grande successo dovuto anche al prezzo (3,50 lire) che ne consentiva l’acquisto ad ampi strati di popolazione. Tra le tante, proprio la già citata “Prigionia dorata” di Kathleeen Norris meriterebbe un recupero. Si tratta di una vicenda che, se inserita in un contesto attuale, non può non ricordare qualche trama, o sottotrama, di “Beautiful” o di “Dallas” o di serie televisive similari. Ritchie Barnes è un uomo d’affari americano che, conosciuta Jeanie Satterlee (nella versione italiana un poco proponibile “Jimmy Satterlee”!), un’affascinante “donna manager” la presenta, nel corso di uno sfavillante “party”, al proprio zio Gordon. Questi mette in guardia Ritchie, denunciando la donna come una maliarda, assetata di denaro e potere ma, alla fine del ricevimento, le dona una pelliccia di cincillà che, prima, viene accettata e, in seguito, riconsegnata. Mentre Ritchie si lega sentimentalmente a Honey, sorella di Jeanie, nella quale intuisce valori tradizionali, all’apparenza del tutto assenti nella seconda, quest’ultima, dopo varie vicissitudini, sposa Gordon con il quale parte per l’Europa, in viaggio di nozze. Al suo ritorno negli Usa, Jeanie, amareggiata dalla condotta di Gordon, dedito ad amori mercenari e clandestini, ritroverà la sorella in attesa di un bimbo di Ritchie che, nel frattempo, si è trasferito per motivi di lavoro in Sud America. Poi l’epilogo: Honey, dopo aver dato alla luce un bimbo, chiamato Bill, muore e così accade a Gordon che, minacciato da una delle sue amanti con una pistola, ha un attacco cardiaco. Alla fine Ritchie dirige la propria autovettura verso il suo nuovo destino: la vita insieme a Jeanie, al piccolo Bill e ad un nuovo bimbo che nascerà a breve. Una trama che, oggi, sembra forse banale ma che aveva incontrato il favore di un pubblico che viveva con trepidazione e passione le coinvolgenti vicende sentimentali proposte da “I Romanzi della Palma”.


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