Quotidiani, il digitale non basta per respirare



Con l’uscita degli ultimi dati relativi alle vendite di quotidiani, pubblicati martedì da Ads (Accertamenti Diffusione Stampa), prendiamo l’occasione per verificare lo stato dei quotidiani, sia nazionali che locali in uscita vicino al nostro territorio, in questi anni di profonda trasformazione del mondo dell’informazione.
Tutti sappiamo che le giovani generazioni sono decisamente più portate ad informarsi attraverso tablet e smartphone, e che le vendite cartacee sono in costante, drastica, diminuzione. Il problema è che non sembra che la vendita delle copie digitali possa in qualche modo tamponare l’enorme calo di copie vendute. Chi è nato negli ultimi 40 anni in minima parte è disposto a pagare per informarsi. E così solo chi tradizionalmente vive di sola pubblicità e non di vendita diretta del prodotto (come radio, televisioni locali e pubblicazioni freepress come il nostro Piccolo) subisce meno il problema.
Per riassumere il fenomeno, abbiamo realizzato due tabelle, che si basano tutte sulle copie vendute nel mese di luglio in diversi anni per rendere omogenea la ricerca: una elenca le copie di cartaceo venduto dal quotidiano La Provincia dal 1998 sino al 2020, con l’aggiunta del 2021 quando però sono stati modificati i criteri (al numero di copie vendute sono state aggiunte le copie digitali), una seconda mette a confronto le vendite del luglio 2021 con quelle di 10 anni fa.
Una terza tabella evidenzia invece le letture preferite dai cremonesi.
Veniamo subito però alla novità nella rilevazione dei dati (che sono forniti dagli stessi editori) disposto da Ads. A partire dal gennaio 2021 come detto sono cambiati i metodi di rilevazione. La nuova rappresentazione segna il superamento della separazione tra copie cartacee e copie digitali: le due tipologie vengono affiancate, in linea con le abitudini e i comportamenti attuali. Dunque va tenuto conto che il dato relativo al 2021 è gonfiato rispetto agli anni precedenti: al numero di vendite individuali cartacee (sia in edicola che porta a porta) e di abbonamenti individuali cartacei (la cui somma dava il totale fino al 2020), si aggiunge la vendita di copie digitali individuali (che fino al 2020 erano conteggiate a parte).
Ovviamente si deve considerare che il business delle testate si sta spostando anche sull’online inteso come sito web che viene aggiornato con le notizie pubblicate sull’edizione online, che non sempre corrispondono con le notizie pubblicate sul quotidiano tradizionale. Il passaggio all’informazione online da parte dei giornali tradizionali procede però abbastanza a rilento rispetto ad esempio quanto avviene da tempo negli Stati Uniti.

LA PROVINCIA
Tendenzialmente i quotidiani locali hanno tenuto meglio rispetto alle testate nazionali, ma non più di tanto. L’andamento delle vendite della Provincia (attestata sulla media dei quotidiani locali) evidenzia come le copie vendute nel luglio 1998 siano praticamente le stesse vendute nel luglio 2007. È da lì che inizia il crollo, sino ad arrivare al luglio 2020 con meno della metà di copie vendute, con circa 1000 copie perse ogni anno nell’ultimo decennio. Se nel luglio 2020 le copie cartacee erano state 10262, il totale ricalibrato del 2021 (comprendente come detto le copie digitali) risale a 11732, e per questo, per rendere omogeneo questo dato, abbiamo verificato il totale di copie cartacee più digitali dei due anni precedenti, e anche qui si nota il continuo calo: dalle 12639 del 2019 alle 12142 dello scorso anno fino appunto a 11732.

I QUOTIDIANI
Il confronto tra le copie cartacee del 2011 e quelle complessive (cartacee+digitali) del 2021 evidenzia come l’aggiunta non abbia portato grossi recuperi. Ci sono testate che perdono oltre la metà delle copie: spicca Repubblica scesa da 427mila copie a sole 161mila. Un crollo ancor più drammatico è quello della Gazzetta dello Sport: dieci anni fa le copie del lunedì erano simili a quelle degli altri giorni, oggi il lunedì tiene (si fa per dire: perde oltre 100mila copie), negli altri 6 giorni è un bagno di sangue (da 308mila a 116mila in soli 10 anni). A difendersi meglio di tutti è la Gazzetta di Parma, sia per il forte radicamento nel territorio sia per una qualità del prodotto decisamente oltre la media dei giornali locali.

COSA LEGGONO I CREMONESI
Grazie ad Audipress è possibile verificare i lettori nel giorno medio delle diverse testate più lette nelle singole regioni e anche in ciascuna provincia. Si parla di lettori, attenzione, non di copie vendute: per lettori nel giorno medio si intende quanti leggono o sfogliano il quotidiano X (non importa quale numero), almeno una volta in media (nel corso di una settimana), in un giorno. Da segnalare che non è possibile qui avere il dato del giornale La Provincia di Cremona in quanto vengono considerate solo le testate che raggiungono in regione la stima di 50mila lettori nel giorno medio. I dati sono arrotondati al migliaio. Tra i quotidiani, spicca il Corriere della Sera che supera i 20mila lettori, seguito dalla Gazzetta dello Sport (10mila) e dal Sole 24 Ore (6mila). Classifica simile per i lettori in Lombardia, con numeri ovviamente ben più elevati, con la sola eccezione di Repubblica che scalza il Sole dal podio. Quinto il Giorno (stranamente non risulta arrivi a 1000 lettori cremonesi) davanti al sorprendente Eco di Bergamo che supera il mezzo milione.


EDICOLE IN CRISI
Il pesante calo del numero di giornali venduti (non solo quotidiani, ma il fenomeno riguarda ancor più settimanali e mensili) comporta ovviamente un calo di fatturato per le edicole, già messe in forte crisi dalle vendite abbinate che un tempo garantivano buoni guadagni, come le videocassette e i dvd allegati. Gli edicolanti hanno da tempo cercato di differenziare l’offerta con nuovi servizi, e nei piccoli centri a volte diventano empori (comprendenti negozi e bar), ma ciò non basta per evitare che il loro numero cali costantemente.


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