Bozzini: «Se remiamo insieme i risultati arrivano»



Vanni Raineri

Da qualche tempo Cremona ha 4 moschettieri. Non sono a Parigi alla corte del Re, ma più prosaicamente a Milano, ai vertici di importanti associazioni di categoria. Sono i presidenti di Coldiretti e di Confagricoltura Paolo Voltini e Riccardo Crotti, di Confindustria Francesco Buzzella e di Cna Giovanni Bozzini. Tutti proiettati dalla presidenza provinciale a quella regionale delle rispettive associazioni.

L’ultimo in ordine di tempo ad essere eletto è stato Giovanni Bozzini. All’unanimità, a rappresentare 25mila soci. Una bella responsabilità, gli chiediamo.

«È un incarico rilevante, ed è un aspetto positivo all’interno del sistema cremonese. Avere 4 rappresentanti a Milano può valere più dell’agognato quanto improbabile assessorato. La candidatura era unica per il fatto che quella concorrente (la presidente di Cna Milano, ndr) era stata ritirata alla vigilia, quando dalle consultazioni era uscita una forte indicazione sul mio nome».

È in carica da un mese e mezzo. Si è già fatto un’idea sulle aree in cui è più urgente intervenire?

«Credo che il nostro primo obiettivo debba essere creare una forte lobby in regione, da portare poi a livello nazionale grazie al nostro presidente nazionale che a sua volta sia in grado di coinvolgere il governo in rappresentanza degli artigiani che rappresentiamo. In pratica si tratta di sensibilizzare la politica attorno alle nostre problematiche portando a Roma la nostra voce. Altro obiettivo è tenere uniti i territori aprendo un dialogo collaborativo con l’Emilia Romagna e il Veneto».

Lei ha l’opportunità di osservare i fenomeni con un doppio punto di vista. Oggi rappresenta il mondo delle imprese, ma in passato è stato amministratore pubblico, anche sindaco di un Comune. Conoscendo potenziali e limiti del settore pubblico, cosa sente di chiedere a chi governa?

«Aver ricoperto la carica di sindaco e altre a livello locale mi sta aiutando molto nel ruolo che svolgo, in quanto comprendo i limiti delle amministrazioni locali sulle materie che riguardano la tassazione sulle attività di impresa. Serve individuare quale sia il soggetto cui rivolgere le aspettative e verificare il margine di discrezionalità, e lì agire per far comprendere che oggi le aziende vanno aiutate, e non perseguite. In alcuni momenti abbiamo fatto un’azione forte nei confronti dei comuni, come quella sulla Tari col Comune di Cremona: anche in quel caso c’è margine di discrezionalità alla stesura dei regolamenti, e se sono fatti con spirito collaborativo lo spazio per le agevolazioni fiscali si trova. Un altro grande problema è la burocrazia, e ci rivolgiamo alla Regione come primo ente per la fase contributiva e in generale la sensibilità verso il mondo dell’impresa».

Torniamo ai 4 moschettieri. È ovviamente inutile chiederle se Cremona possa essere favorita da questa congiunzione astrale. O no?

«La frase pronunciata dall’olimpionica Valentina Rodini nel corso della recente assemblea degli industriali cremonesi rappresenta esattamente quello che dovrebbe essere il comportamento futuro delle associazioni di categoria: siamo tutti sulla stessa barca, ognuno ha le sue specificità ma se vogliamo raggiungere obiettivi dobbiamo trovare sintonia, portare avanti assieme la battaglia. Credo che Cremona possa trarre benefici. Inutile illudersi di portare a casa un assessorato regionale, ma se si trova un accordo sui punti essenziali a favore del territorio, i risultati politici si possono ottenere. La frase della Rodini sulla necessità di ragionare in due con una testa sola centra esattamente l’obiettivo che dobbiamo porci, e vale per la Camera di Commercio, per la Fiera, per il Masterplan 3C, per le autostrade, per la Paullese, per la ferrovia, la gestione del territorio e tutto ciò che Cremona vive da anni come Cenerentola e che nel contesto regionale potrà trovare nuova dignità».

Intanto però a rappresentare il sistema economico italiano ci sono tante organizzazioni. Troppe?

«Sì, questo è un problema e non un vantaggio. C’è stato un momento, con Rete Imprese Italia, in cui si è cercato di creare un contenitore associativo che potesse portare avanti problematiche comuni, ma si vive ancora l’essere sindacalizzati nelle associazioni di categoria. È stata una grande opportunità vanificata, ma devo dire che a Cremona le associazioni di categoria sono riuscite ad avere un collante comune e hanno agito assieme per discutere delle sorti del territorio, come dimostra la vicenda della Fiera».

Parliamo di un caso d’attualità, vale a dire i bonus edilizia.

«Abbiamo abbozzato un’ipotesi di testo da inviare ai parlamentari sul tema del rinnovo e della proroga degli incentivi fiscali al sistema casa e all’efficienza energetica dell’ambiente costruito. Non si tratta solo del più noto Superbonus, ma anche del Bonus Facciate e dell’Ecobonus. È interesse prioritario sia dello Stato nel medio periodo sia del sistema imprenditoriale coinvolto – tutto il segmento Casa, Costruzioni, Impianti, con le relative filiere dell’indotto sia produttivo sia di servizi – evitare la brusca interruzione o una troppo celere e drastica riduzione dell’intensità incentivante dei Bonus. Proprio l’esistenza di scadenze temporali troppo a breve termine rischia infatti di accentuare processi speculativi e distorsioni, quali: mancanza di manodopera qualificata; innalzamento dei prezzi della manodopera; mancanza di materiali e incremento del relativo costo. Un’incapacità strutturale di sostenere la domanda in tempi brevi ha determinato l’importazione di materiali dall’estero. Un’interruzione o un depotenziamento eccessivo dei benefici fiscali in oggetto rischierebbe di annullare le positive ricadute occupazionali dei bonus. I dati segnalano tuttavia come quasi la metà degli interventi riguardi gli edifici unifamiliari, su cui la versione attuale della Manovra ha introdotto un vincolo, realmente incomprensibile, di 25mila euro di reddito Isee per l’ammissibilità degli interventi. Questo vincolo va rimosso perché rischia di concentrare i benefici del Bonus quasi solo nei condomini e nelle città».

Il governo ha confermato il tetto dei 25mila euro di Isee per le villette unifamiliari e solo entro fine 2022. Le speculazioni in particolare rischiano di esplodere.

«Chi ha un reddito basso prima di tutto pensa a dar da mangiare alla propria famiglia. Va riconfermata la situazione precedente per rilanciare l’economia. C’è anche un problema di burocrazia che ha rallentato l’interesse. C’è una carenza di materie prime. Faccio l’esempio di “Uniti per Cremona”: abbiamo ordinato un’auto per la medicina territoriale e la aspettiamo da 7 mesi. Vorrei capire quanto costava una caldaia anni fa e quanto costa oggi. Chiaro che gli artigiani dovrebbero accettare contratti in base alla forza lavoro che hanno, ma chi rinuncia agli affari? Il costo dell’energia è esploso, il governo è intervenuto sulle famiglie ma non sulle imprese, e tutto ricade sul prodotto finale».

Cosa pensa della riforma del catasto?

«Mi preoccupa che l’abbiano rinviata al 2025 o al 2027. Due anni fa si discuteva dell’aumento dell’Iva, considerato inderogabile, oggi non se ne parla più e sono arrivati un sacco di soldi da spendere in 5 anni, ma prima o poi andranno restituiti. Quando i soldi serviranno, la riforma del catasto servirà ad incassare, e tra 5 anni daranno la colpa a chi ha governato prima, come sempre accade. Di fatto siamo commissariati da anni, la politica non ha una classe dirigente all’altezza. Anche Draghi deve fare i conti con chi ci finanzia, questo Paese è in amministrazione controllata da anni. Abbiamo cambiato il pastore ma le pecore sono quelle».

Ma le pecore siamo anche noi, o no?

«Noi la pecora non possiamo nemmeno sceglierla, ora che non c’è più neanche il voto di preferenza. I politici non dipendono da nessuno, c’è una gran migrazione tra gruppi e nessuna identità. Da chi siamo rappresentati oggi? Questa classe politica ci è stata affibbiata con una legge elettorale, il Rosatellum, che ha prodotto ingovernabilità. Una volta avevamo gli onorevoli, oggi rimpiango la Prima Repubblica».

Lei ha chiesto di valorizzare gli elementi di autonomia fiscale e amministrativa regionale, ma non sembra il momento più propizio per farlo.

«È stata una via in parte abbandonata per alcuni esempi negativi nella gestione delle regioni specie nella fase del Covid. L’iniziativa fiscale resta in capo al governo, che sul cuneo fiscale ha rimandato al Parlamento. Ma questo cuneo sarà a vantaggio delle imprese o dei lavoratori? Con quale equilibrio si intende ridurre il costo del lavoro? Aumenterà il potere d’acquisto per il lavoratore, ma il carico di imposte per le imprese calerà in modo significativo? Sul reddito di cittadinanza, sono stati inseriti elementi importanti, come le due proposte di lavoro: non si può pretendere di restare sempre a casa ad attendere l’assegno».

Recentemente si è svolta in Fiera a Milano Tuttofood, dove è stato sottolineato che le Pmi rappresentano la vera ricchezza italiana e a loro si deve l’appeal del Made in Italy. Questo vale per il cibo ma anche per gli altri settori. Ma queste imprese vanno accompagnate e sostenute nelle sfide sui mercati globali.

«I piccoli sono gli unici a non delocalizzare, e non creano problematiche sociali. Rappresentano il 93% dell’economia.

Si tratta di gente che sa tirarsi su le maniche; se capissero che per farsi valere devono essere rappresentati in modo forte, avrebbero una voce importante nei luoghi in cui si decidono i loro interessi. In quest’ottica Regione Lombardia sta mettendo in campo finanziamenti interessanti soprattutto sulle filiere: l’assessore regionale Guidesi dimostra disponibilità, ci confrontiamo con lui su questi nuovi finanziamenti, che in 5 anni vanno spesi. È necessario fare filiera e fare rete per procedere compatti: un artigiano di Confartigianato e uno di Cna sono uguali, hanno le stesse esigenze».

Chiudiamo col recente appello a Draghi di 4 presidenti di Provincia con la firma di 27 parlamentari per concludere la TiBre.

«Sulle infrastrutture continuiamo a dire le stesse cose. Le opere sono sempre quelle, ma non servono progetti, serve fare, e oggi non abbiamo più l’attenuante delle risorse che mancano. Dobbiamo dialogare in modo costruttivo con la politica, non siamo minoranza nel paese, tuteliamo il mondo produttivo che si deve interfacciare con la politica, chiunque la rappresenti, per condividere i progetti».

chi è Giovanni Bozzini

Già presidente Cna Cremona e sindaco di Scandolara

Giovanni Bozzini, casalasco di Scandolara Ravara, è dal 2008 presidente della Cooperativa Progetto Assistenza di Casalmaggiore nonché libero professionista consulente aziendale nell’ambito della gestione Residenze Sanitarie Assistenziali e Assistenza Domiciliare. È stato anche sindaco del suo Comune, Scandolara Ravara appunto, per due volte, eletto prima nel 1995 e poi nel 1999. Dopo aver svolto per 8 anni il ruolo di presidente di Cna Cremona, il 25 settembre scorso è stato nominato presidente regionale di Cna, in sostituzione di Daniele Parolo che ha guidato l’associazione a partire dal 2013.

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