Lanciata la campagna a difesa del suolo

AMBIENTE • Salviamo il Paesaggio: «Risorsa minacciata da asfalto, cemento e altri usi impropri»


“Il suolo: se lo tuteli sarai più ricco, se lo consumi sarai più povero”. Al via una nuova campagna del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, che invita tutti i cittadini a richiedere a qualche consigliere del proprio Comune di presentare una specifica mozione per un “Corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”. Quanto costa a una comunità rinunciare a un ettaro – o anche solo a un metro quadrato – di suolo libero, impermeabilizzandolo? È una domanda che i ricercatori dell’Ispra si sono più volte posti, fino a calcolarlo e comunicarlo nell’annuale Rapporto sul consumo di suolo. Non soltanto il costo in termini ecosistemici causato dalla perdita di suolo libero, ma anche il costo medio subito sotto il profilo economico: 100.000 euro/anno per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, cioè una media di 10 €/anno per ogni metro quadrato. “Un costo rilevante - afferma la nota del Forum - che, se venisse calcolato nei bilanci di ogni Comune italiano, evidenzierebbe il danno patito dalle comunità. La Proposta di legge del Forum “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati” giace “congelata” da mesi in Commissione Ambiente/Agricoltura al Senato e neppure il nuovo Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’Ispra pare sbloccare la situazione. Si tratta di un’emergenza ecosistemica su cui tutta la comunità scientifica si è già espressa con estrema chiarezza e che si ripercuote anche sotto il profilo economico/finanziario”.

Sono passati oltre dieci anni dalla prima assemblea pubblica del Forum Nazionale “Salviamo il paesaggio-difendiamo i territori”, nato con l’obiettivo di giungere a una norma di legge nazionale per contrastare il consumo di suolo e, contemporaneamente, sensibilizzare gli amministratori pubblici e i cittadini sull’importanza della tutela del suolo libero. Da allora il Forum ha avviato campagne, non soltanto di denuncia e informazione presso la collettività e le amministrazioni, ma anche di raccolta dati reali, presso gli oltre 8.000 Comuni italiani, circa la quantità di suolo libero ancora disponibile, del numero di alloggi, capannoni e altri fabbricati inutilizzati, del trend demografico, “allo scopo di dimostrare inconfutabilmente come fosse ormai giunto il momento di azzerare il consumo di suolo (non solo di “rallentarlo”) nell’ottica di non costruire più nulla, se non sull’esistente, quindi non consumare più alcun terreno libero e utilizzare soltanto quelli già impermeabilizzati, insieme al recupero e riuso dell’esistente”. La campagna “Censimento del Cemento” ha evidenziato la scarsa conoscenza, da parte di molti amministratori, della quota già “sfruttata” del proprio territorio e delle previsioni edificatorie conseguenti a Pgt ormai obsoleti (poiché fondate su dati demografici e conseguenti previsioni di necessità insediative ormai mutate negli anni), assai bisognosi di profonda revisione.

“La copertura artificiale del suolo - si legge nel rapporto Ispra - è ormai arrivata a estendersi per il 7,11% del territorio nazionale, rispetto alla media Ue del 4,2%. Le conseguenze sono anche economiche e i costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire, sono stimati in oltre 3 miliardi di euro l’anno (che si aggiungono ai costi fissi accumulati negli anni precedenti). Valori che sono attesi in aumento nell’immediato futuro e che potrebbero erodere significativamente, per esempio, le risorse disponibili grazie al Nex Generation Eu”. Si può stimare, infatti, che se fosse confermata la tendenza in crescita del valore economico dei servizi ecosistemici persi, il costo cumulato totale, tra il 2012 e il 2030, arriverebbe quasi ai 100 miliardi di euro, praticamente la metà dell’intero Pnrr. “E, allora - commenta Salviamo il Paesaggio -, dato che chi ci amministra pare voler sentire solo da questo orecchio “economico”, illustriamogli, con pochissime cifre estratte dal citato rapporto, quanto costa sacrificare un ettaro di suolo libero, impermeabilizzandolo: Ispra stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici compreso tra: a) 66.000 e 81.000€ a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare; b) 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta; c) complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato. Facciamo allora presentare al nostro Comune (da un consigliere amico ad esempio) una mozione volta a deliberare l’arresto totale e immediato del consumo di suolo libero in quel Comune, inserendo in bilancio il costo finanziario causato dal consumo di suolo: 100.000 euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci/bilanci sociali/bilanci di sostenibilità/bilanci ambientali comunali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo sia stato accertato. Ricordiamo che i principali servizi ecosistemici che il suolo naturale garantisce riguardano: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua”.

Poi, “Salviamo il Paesaggio” elenca tre motivi per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa nella salvaguardia del suolo: “Ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio; ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua; ogni ettaro di terreno fertile, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno: tre dati più che sufficienti per affermare che il suolo è uno dei principali fornitori di servizi ecosistemici sul quale possiamo contare, per di più a costo zero”. Infine, l’appello: “Cari amministratori pubblici, dato che il suolo è così prezioso e utile, sarebbe non solo criminale ma anche antieconomico impermeabilizzarlo. E anziché affannarsi a cercare risorse finanziarie per nuovi investimenti, vi suggeriamo di considerare prioritariamente la limitazione dei danni futuri all’ambiente e al bilancio comunale, imparando a difendere e trattare con la massima cura il più fantastico fornitore di servizi gratis che esista al mondo”.


focus locale
in provincia di Cremona dati peggiori rispetto alla media nazionale

Il corposo Rapporto sul “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, relativo all’anno 2020, è realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), che costituisce un vero e proprio Sistema a rete che fonde in una nuova identità quelle che erano le singole componenti del preesistente Sistema delle Agenzie Ambientali, che coinvolgeva le 21 Agenzie Regionali (Arpa) e Provinciali (Appa), oltre a Ispra.

La legge attribuisce al nuovo soggetto compiti fondamentali quali attività ispettive nell’ambito delle funzioni di controllo ambientale, monitoraggio dello stato dell’ambiente, controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie funzioni, supporto tecnico-scientifico e via dicendo. Attraverso il Consiglio del Snpa, il Sistema esprime il proprio parere vincolante sui provvedimenti del Governo di natura tecnica in materia ambientale e segnala al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano l’opportunità di interventi, anche legislativi, ai fini del perseguimento degli obiettivi istituzionali.

Il Rapporto fornisce un quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, e nelle sue circa 300 pagine è possibile evidenziare anche le peculiarità della provincia di Cremona.

Viene valutato il suolo consumato (2019) e il consumo netto di suolo annuale (2018-2019) a livello provinciale. Per Cremona il suolo consumato è di 18.450 ettari, per una percentuale del 10,41%, mentre il suolo consumato pro capite è di 514 metri quadrati per abitante. Dati più elevati rispetto alla media italiana, che è del 7,10% e di 355 metri quadrati per abitante. Il consumo di suolo nel 2018-2019 a Cremona è di 66 ettari, lo 0,36%, cioè 1,83 metri quadrati per abitante all’anno. In questi casi si tratta di cifre più che doppie rispetto alla media nazionale, così come per la densità di consumo di suolo: 3,71 rispetto all’1,72 nazionale. Solo 16 altre province hanno dati peggiori del nostro. Se andiamo al suolo consumato in ettari a livello comunale, il Comune di Cremona è dietro solo a Milano e a Brescia, in uno scomodo terzo posto regionale. In particolare, Cremona è fra le 4 città italiane (con Acireale, Cagliari e Foggia) che hanno più dell’80% di cambiamenti avvenuti all’interno delle superfici agricole.

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