Nasceva 50 anni fa a Cremona “Non Tacere”

SOCIETÀ • La rivista fondata da un gruppo di giovani cattolici contro i poteri consolidati. I riferimenti da don Mazzolari a don Milani


Cinquant’anni fa un gruppo di giovani cattolici dai 17 ai 22 anni dava inizio a Cremona ad una esperienza di aggregazione sociale e di elaborazione culturale indipendente e completamente autofinanziata, pubblicando un ciclostilato, “Non Tacere” (a fianco le copertine dei primi 4 numeri), diffuso gratuitamente in centinaia di copie, e contemporaneamente aprendo una scuola popolare in via Villa Glori 30 frequentata ogni pomeriggio dagli studenti delle scuole medie del quartiere che sentivano il bisogno di un qualche aiuto.
L’affitto era condiviso a metà con l’associazione Kodokan di Giorgio Sozzi che ne utilizzava una parte come palestra. I mobili erano stati recuperati grazie al sostegno di alcuni parrocchiani di Sant’ Ilario, Piero Nespoli e Fiorenzo Cauzzi, e del vicario don Eugenio Piazzi in partenza per assistere i minatori italiani in Belgio.

Pietro Nespoli, per tutti Piero, era il direttore della Schola Cantorum di S. Ilario, seriamente impegnato nell’attività dell’oratorio, e contemporaneamente una sorta di fratello maggiore nei confronti dei giovani di “Non Tacere” che non si era sentito di abbandonare quando avevano deciso di uscire da S. Ilario per iniziare un nuovo cammino. Anzi era lui che batteva a macchina i testi e che aggiornava l’indirizzario utilizzando anche quello diocesano. Con chi aveva dieci, quindici anni di meno, Piero condivideva l’apertura post-conciliare al mondo, la predisposizione al dialogo senza pregiudizi con i lontani, il pacifismo di don Primo Mazzolari, conosciuto allora grazie alla promozione instancabile che ne faceva don Giuseppe Giussani.

Erano gli anni della contestazione studentesca, del dissenso cattolico e dei preti operai, della ricerca di nuove vie di pensiero e nuovi maestri come alternativa al conformismo e alle chiusure conservatrici esistenti.

Tra questi riferimenti, su tutti, don Lorenzo Milani, morto a 44 anni nel 1967.

Nel 1968 in una borgata romana, don Roberto Sardelli fonda tra i baraccati dell’Acquedotto Felice la Scuola 725 dal numero civico della baracca trasformata in scuola per i figli degli immigrati dal Sud Italia, ragazzi spesso relegati in classi differenziali. Don Sardelli e i ragazzi si ispirano alla esperienza di don Milani a Barbiana e producono un quindicinale, “Scuola 725”, battuto a macchina e ciclostilato. Di fronte all’estraneità dei testi della scuola pubblica per le loro vite, arrivano a scrivere insieme e pubblicare un libro di testo alternativo: “Non Tacere”.

Impiegano due anni. Viene pubblicato nel 1971 dall’Editrice Fiorentina con disegni, poesie, dialoghi tra ragazzi, vita della borgata, lavoro precario e malpagato, finestra sul mondo, sul Vietnam, guerre e ingiustizie, letture bibliche, attualità di una Costituzione non realizzata. Un libro che ha un forte impatto e porterà nel 1974 ad un Convegno importante sui “mali di Roma”.

Sempre nel 1971 viene pubblicato in spagnolo dal teologo peruviano Gustavo Gutierrez “Teologia de la liberaciòn. Perspectivas” che Luisito Bianchi si affretta a tradurre in italiano. Farà molto discutere il paragrafo “Fraternità cristiana e lotta di classe”.

Il gruppo di giovani cremonesi – tra cui Marco Pezzoni, Bruna Petrini, Danilo Solsi, Guido Desidera, Massimo Confortini, Giulia Zecchi, Vanore Orlandotti, Corrado Petrini, Massimo Tisi - decide di adottare “Non tacere” come titolo e logo del proprio ciclostilato e di mantenerlo per diversi numeri sia come attività di denuncia sia come impegno di liberazione umana da ogni struttura di potere. Così, senza la pretesa di imitare la Scuola 725 di don Sardelli, si impegna ad aprire un doposcuola come Scuola popolare gratuita.

Nei primi tre anni di vita prevale l’interesse ecclesiale e teologico-culturale che si accompagna all’impegno civile e pacifista: alcuni giovani di “Non Tacere” sono anche tra i fondatori a Cremona della Loc, Lega Obiettori di Coscienza. Partecipano alle attività ecumeniche a Camaldoli del Sae. Simpatizzano con la svolta socialista delle Acli nazionali preparata da Livio Labor e ufficializzata da Emilio Gabaglio e soprattutto condividono la fine del collateralismo con la Dc. Ma la politica attiva e militante è ancora sullo sfondo.

Per questo la copertina dei primi numeri di “Non Tacere” riporta le parole: “Non un partito di innovatori, ma una chiesa povera, fuori dalle mura, in esodo, crocifissa sul legno della maledizione, dello sfruttamento”.

I primi due numeri di “Non Tacere” escono a Cremona nel novembre e nel dicembre 1971 per continuare per tre anni e poi trasformarsi in “Bollettino di collegamento” fino al 1977 rispondendo all’esigenza di collegare sul territorio la rete di gruppi nascenti e di Comunità di base: a Caravaggio, San Latino, Castelleone, Soresina, Casalmaggiore, Bozzolo, Ostiano.

Decine le iniziative culturali e gli incontri pubblici organizzati al Cittanova o nel salone teatro di S. Luca con Ernesto Balducci, Giovanni Franzoni, Umberto Vivarelli, Gerardo Lutte, il gesuita padre Brugnoli, padre Aldo Bergamaschi, il pastore valdese Giorgio Bouchard, Giulio Vaggi (nipote di Primo Mazzolari), Adriana Zarri, Raniero La Valle, il prete operaio don Sirio Politi.

Tra il 1973 e il 1974 la politicizzazione del gruppo si fa più intensa con la nascita a Bologna nel settembre del 1973 dei “Cristiani per Il Socialismo” (Giulio Girardi e Lidia Menapace tra i promotori) e la partecipazione attiva nel maggio 1974 alla campagna referendaria per difendere la Legge sul Divorzio.

Commenti