La protesta dei medici di base: «Ritmi folli»

SANITA' • I camici bianchi: «Con il Covid siamo diventati passacarte. E la riforma rischia di demotivare la categoria»


Enrico Galletti
Medici in prima linea mentre si brancolava nel buio, durante le prime fasi dell’emergenza sanitaria, professionisti che vedono invece il loro lavoro completamente stravolto, ora che della pandemia si comincia a intravedere la fine. Sono tante le ragioni che hanno spinto i medici di famiglia ad aderire a uno sciopero generale, l’1 e il 2 marzo, a livello nazionale. E proprio in quei giorni, hanno scelto di spiegare i motivi della mobilitazione ai loro pazienti. In primis, c’è l’«eccessiva burocratizzazione del ruolo», che toglie sempre più tempo all’attività clinica per far fronte a decine di formalità da ottemperare. «Invece di curare le persone - raccontano - siamo sommersi di carte e di codici da inserire. Il minimo errore comporta un prolungamento di cure e danni che vanno a ricadere sul paziente. Ormai rischiamo di diventare segretari». Durante la pandemia, poi, molti medici di base non conoscevano orari. Sono stati alle prese con telefonate e messaggi WhatsApp che arrivavano di continuo, con diagnosi complicate dall’isolamento e stati d’animo diversi cui far fronte con le loro rassicurazioni. «Nel primo periodo abbiamo lavorato a mani nude - dicono -, anche senza poterci proteggere adeguatamente. Purtroppo tanti di noi hanno pagato con la vita l’assistenza ai propri pazienti, ed è ingiusto che ogni giorno si leggano notizie di attacchi ai medici di famiglia». Il loro grido è unanime: «I ritmi di lavoro ai quali siamo sottoposti per via delle recenti attività aggiuntive, ci impediscono di dedicare il tempo clinicamente e umanamente adeguato ai nostri assistiti». Poi c’è il tema della nuova riforma della sanità lombarda, approvata a fine novembre dal Consiglio, che punta a istituire distretti, case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali. «Questa riforma - commentano i medici condotti - creerà nuove barriere tra medico e paziente. Inoltre avrà come effetto quello di demotivare giovani laureati e a togliere la passione ai medici esperti: è purtroppo in atto un pesante fenomeno di abbandono della professione per prepensionamenti - continuano -. E si è ridotto drasticamente l’ingresso dei nuovi medici». Per questo si sono mobilitati con uno sciopero che punta a far tornare i camici bianchi, dopo la pandemia, davvero al fianco dei cittadini. Come sta scritto nel loro ruolo, ma anche nel riassunto della loro missione.

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