Guglielmo Belletti, Navarolo
«VA RISOLTO IL PROBLEMA DEI LAGHI CHE HAN- NO LIVELLI BASSISSIMI, MENTRE SAREBBE NECES- SARIO MANTENERE GLI INVASI BEN RIFORNITI»
VANNI RAINERI
Antichi manufatti e relitti di barche che riemergono dopo chissà quanto tempo, difficoltà di navigazione anche per piccole imbarcazioni, lanche, bodri e piccoli corsi d’acqua quasi in secca, con conseguente agonia dei pesci presenti. Tutto questo, e tanto altro, a causa di un 2022 sin qui praticamente senza piogge per la pianura padana. Solo qualche spruzzata innocente a gennaio e poi il nulla. Queste belle giornate di sole ci risollevano il morale tanto depresso da pandemia e guerra, ma nella nostra pianura sarà una bella primavera solo se finalmente l’acqua si deciderà a scendere dal cielo.
Del problema siccità parliamo con Guglielmo Belletti, presidente del Consorzio di Bonifica del Navarolo, un unicum nel territorio, e il perché è noto agli agricoltori della zona casalasca: «Siamo i soli costretti a pompare l’acqua nel reticolo idrico, oggi in grande sofferenza, dagli impianti di Calvatone, Isola Pescaroli e Casalmaggiore. Tra l’altro ciò comporta spese onerose per le spese energetiche necessarie che oggi hanno prezzi elevati. Il nostro bilancio di previsione è saltato, ma il servizio va garantito».
Non piove dal 2021. Qual è il termine oltre il quale crede che la situazione sarà compromessa?
«La situazione oggi è più che critica. Spero piova entro fine mese, almeno prima delle semine, quando l’acqua sarà necessaria per l’irrigazione, che già dovrà fare i conti con gli insostenibili prezzi del gasolio».
Tra l’altro gli agricoltori hanno chiesto di poter coltivare cereali anche nei terreni a riposo per ovviare allo stop delle importazioni da Ucraina e Russia, il che porterà a un conseguente maggior fabbisogno idrico.
«Il regolamento comunitario ha stabilito che si possa seminare ovunque proprio a causa dell’emergenza, e in effetti l’allarme acqua si alza. So che tanti agricoltori hanno deciso di convertire i terreni a soia, che ha un buon prezzo e necessità di meno acqua. Voglio ricordare però che anche nel 2017 avemmo lo stesso problema: il tavolo regionale fu convocato il 30 marzo e dopo due giorni piovve. Quest’anno è stato convocato il 31 marzo, speriamo vada come allora. C’è un fattore secondo me importante su cui agire: va risolto il problema dei laghi, in particolare Iseo e Idro, che hanno livelli bassissimi, mentre sarebbe necessario mantenere gli invasi sempre ben riforniti».
Una vecchia questione che si riapre ogni volta scatta l’emergenza idrica.
«Certo, e si ripeterà finché non sarà risolta. Pensiamo che la Lombardia è una tra le regioni più ricche di acqua nel mondo, ma non riusciamo a trattenerla creando invasi, lasciando che in gran parte se ne vada in mare».
A proposito di mare, per i territori a valle il problema del rientro in Po dell’acqua salata è un grande problema.
«Non riguarda noi, ma il cuneo salino lo è. D’altro canto se il Po diventa un ruscello è l’acqua di mare ad entrare».
A peggiorare la situazione, la poca neve a monte.
«Di neve a monte proprio non ce n’è, le montagne sono secche».
Ha parlato dei prezzi dell’energia. Anche voi sarete costretti ad aumentare la tariffe?
«Sì, i conti li faremo a fine anno, ma la previsione parla di costi energetici non preventivati in aumento del 40-50%».
Dallo Stato niente agevolazioni?
«No, i nostri consorzi sono riuniti in grandi società per risparmiare nell’acquisto congiunto di energia. Nell’incontro del 31 marzo chiederemo aiuto al governo».
Non resta che invocare Giove Pluvio.
«L’agricoltura ha bisogno di acqua, e il cibo ha bisogno dell’agricoltura. Il mondo agricolo, quindi noi tutti, ha bisogno dell’aiuto del buon Dio. Credo sia determinante se piovesse nelle prossime ore. In passato questo tipo di emergenza capitava ogni 40-50 anni, oggi molto più spesso, accompagnato da bombe d’acqua, tornado e altri fenomeni atmosferici».
L’ALLARME COLDIRETTI
Il fiume Po è in secca a un livello idrometrico addirittura più basso che ad agosto. In Lombardia sono caduti solo 65 millimetri di pioggia durante l’ultimo inverno appena concluso, l’82% in meno rispetto all’anno precedente. “Il fiume Po al Ponte della Becca - afferma Coldiretti - è sceso a -3,3 metri ed è ai minimi del periodo da almeno trent’anni, e anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 5% di quello di Como al 31% del Maggiore. Una situazione rappresentativa dello stato dell’intero bacino idrografico del Nord con corsi d’acqua in magra dal Piemonte al Veneto, dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna alla Toscana. La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana, con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno. La siccità nella pianura padana minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale”. Secondo Coldiretti, in questo scenario vanno rivisti i termini per l’applicazione del deflusso ecologico che si vuole introdurre in Lombardia: “Pensato per raggiungere obiettivi ambientali stabiliti nelle direttive europee, così come è stato definito non tiene in dovuta considerazione i cambiamenti climatici”. “Senza acqua – conclude Coldiretti Cremona – non solo non ci può essere produzione di cibo ma si andrebbe incontro all’abbandono delle campagne”.
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