Baby gang: una preoccupante escalation


Vanni Raineri
Cosa sta accadendo ai nostri adolescenti? I fatti di cronaca che si ripetono da qualche tempo nella nostra provincia, e non solo ovviamente, non possono più essere considerati frutto del caso o una coincidenza, anche per la tipologia e perché protagonisti sono sempre più giovanissimi, anche sotto i 14 anni.

Gli ultimi due episodi si sono verificati lo scorso fine settimana. A Crema domenica sera i Carabinieri hanno arrestato un ragazzo di 16 anni, con precedenti, per rapina, e denunciato per lesioni, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. Il ragazzo, assieme ad alcuni amici, aveva accerchiato un coetaneo picchiandolo e rubandogli un cappellino. Questi riusciva a fuggire ma veniva raggiunto di nuovo dai 4 violenti che lo inchiodavano contro un cancello, poi lo gettavano a terra percuotendolo di nuovo. I Carabinieri hanno fermato il 16enne, a loro noto, il quale aveva ancora i pantaloni sporchi del sangue della vittima, e non contento ha inveito verso i militari con insulti, sputi e minacce di morte. Mentre si sta cercando di identificare i complici, il 16enne è stato posto agli arresti domiciliari in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria.

Sotto accusa una banda di ragazzini che, secondo gli abitanti del posto, da tempo agisce come una vera banda di malviventi.

Il giorno prima a Cremona il giudice aveva disposto il collocamento in comunità per un minorenne residente in città protagonista in tre diversi episodi nell’ultimo anno: prima il furto di una collanina d’oro ai danni di un coetaneo, poi un tentato furto con minacce, infine l’aggressione a coetanei. Gli ultimi due reati erano stati compiuti in gruppo, in quelle che si suole definire baby gang.

Il fine settimana precedente presso i Giardini di piazza Roma, che da decenni la città non riesce a strappare completamente al degrado, un 17enne era stato aggredito addirittura con un machete da due ragazzi all’apparenza coetanei, e ha dovuto essere operato all’ospedale.

Ci sono giovanissimi che addirittura si uniscono per organizzare un vero e proprio racket. Il caso segnalato dai Carabinieri 15 giorni fa è illuminante: un gruppo di cinque 13enni è stato denunciato per avere aggredito con violenza un 12enne pretendendo il pagamento di 15 euro che doveva ad un altro ragazzino che si era rivolto ai baby criminali per riscuotere il credito. Al malcapitato sono stati chiesti 25 euro: 15 per il debito e 10 per aver scomodato i “riscossori”. Un comportamento mafioso fatto e finito a soli 13 anni. Tra l’altro è risultato che gli stessi si erano resi già protagonisti in febbraio di una violenta aggressione ai danni di coetanei tra via Dante e via Porta del Tempio. Data la giovanissima età, non essendo perseguibili sotto i 14 anni, non è rimasto che comunicare l’accaduto ai genitori.

Se i precedenti di aggressioni e furti iniziano ad essere tanti, il capitolo vandalismi non allarma di meno. Solo a metà di questa settimana l’ultimo caso con il raid compiuto da ignoti presso il Festival Bar di via Mantova: gli autori sono ignoti, ma date le modalità non è difficile pensare a ragazzini. Ma anche in provincia ci sono stati casi eclatanti. Pensiamo all’Oglio Po, dove negli ultimi mesi sono state prese di mira in modo pesante associazioni sportive, quali l’Interflumina di Casalmaggiore e il Viadana Calcio, con danni per decine di migliaia di euro. Sempre nell’Oglio Po a Bozzolo il sindaco Giuseppe Torchio (ex presidente della Provincia di Cremona) ha lanciato l’allarme sulla necessità di procedere a ingenti spese (per telecamere, psicologi e altro) per fronteggiare i continui episodi vandalici compiuti da ragazzini del paese, in realtà ben noti, e addirittura il parroco don Luigi Pisani ha proposto ronde notturne di cittadini per sorvegliare le zone più calde.

Non è che in altre province le cose vadano meglio, si pensi che nei giorni scorsi alle scuole medie di Felino, presso Parma, una ragazzina dopo aver visto un video su TikTok ha incendiato un banco di scuola con una bomboletta spray e un accendino per postare a sua volta il video sul social più usato dai ragazzini. L’allarme TokTok risuona da tempo. Sempre in Emilia Romagna, nel Cesenate, un’altra delle cosiddette challenge (sfide) aveva portato bambini di 10-11 anni ad incendiare cassonetti riprendendo coi telefonini la bella impresa.

Sul fenomeno cercano di muoversi le istituzioni. Le commissioni Welfare e Politiche Educative del Comune di Cremona saranno convocate in una seduta congiunta proprio per discutere sulle attività di prevenzione che è possibile attuare. La Divisione Anticrimine della Questura di Cremona dal canto suo ha emesso una decina di avvisi orali a carico di soggetti da poco maggiorenni, per avvisarli che data la loro età è consigliabile modificare certe abitudini.

Anche la scuola si domanda cosa fare per sopperire alle mancanze evidenti delle famiglie. Una sentenza emessa lunedì dal Tribunale di Parma ha lasciato però sgomenti tanti: dopo che i bagni di una scuola primaria erano stati imbrattati con delle feci, la maestra, informata dalla bidella giustamente infuriata, aveva richiamato gli alunni, i quali invece di sdegnarsi si sono tutti diretti nei bagni per ammirare l’opera degli anonimi compagni di classe. La maestra a quel punto ha dato in escandescenze, e secondo i bambini ne avrebbe insultato alcuni, addirittura afferrandone uno per il colletto. I genitori hanno denunciato l’insegnante, il pm ha chiesto l’assoluzione ma a sorpresa il giudice ha condannato la maestra, che oltre ai propri avvocati dovrà anche pagare le spese processuali. Con bimbi e genitori evidentemente soddisfatti dell’epilogo.

L'avvocato Nadine Generali  Sotto i 14 anni presunzione di incapacità
Attenzione alle “challenge” su TikTok

Quali sono i reati sanzionabili penalmente compiuti da ragazzi tra i 14 e 17 anni?

«I reati commessi dai minori comprendono alcune tipologie di delitti contro il patrimonio, quali il danneggiamento o l’estorsione, ma anche delitti contro la persona, quali violenza sessuale di gruppo, minaccia, percosse, lesioni. Nel nostro ordinamento, a differenza di quanto avviene per i maggiorenni, il minore che abbia compiuto i 14 anni ma non ancora i 18 è imputabile, cioè chiamato a rispondere penalmente, solo se viene accertata la sua capacità di intendere e volere nel momento in cui ha commesso il fatto. Il procedimento penale si tiene dinanzi al Tribunale per i Minorenni».

Possono essere applicate sanzioni amministrative a carico dei minorenni autori di atti criminali?

«La legge 689/1981 prevede che non possa essere assoggettato a sanzione amministrativa chi, al momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto la maggiore età. Risponde, pertanto, della violazione chi era tenuto alla sorveglianza dell’incapace (solitamente i genitori), salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto. Tra le violazioni più diffuse tra i minori vi sono quelle che attengono la violazione del Codice della strada ma anche quelle legate al deturpamento e imbrattamento di edifici, manufatti o di mezzi di trasporto».

Tanti dei nuovi reati sono commessi da ragazzi tra i 10 e 13 anni. C'è un regime ancora meno punitivo nei confronti di chi ha meno di 14 anni?

«Per i minori che non abbiano ancora compiuto 14 anni vige una presunzione assoluta di incapacità, pertanto non sono imputabili. Il Giudice, tuttavia, qualora accerti la loro pericolosità sociale, potrà applicare una misura di sicurezza, ovvero la libertà vigilata o il ricovero in riformatorio nella forma del collocamento in comunità».

E poi tanti di loro partecipano alle cosiddette challenge (sfide) su TikTok, non è possibile punire chi le incita?

«In merito alle challenge su TikTok, anche alla luce dei recenti avvenimenti che hanno visto come vittime anche i bambini, si sta sempre più intensificando il lavoro delle autorità volto a scovare i potenziali profili e contenuti a rischio. Solo pochi giorni fa è stata portata all’attenzione della cronaca l’apertura delle indagini per istigazione al suicidio a carico di una influencer che si registrava in una sfida con un uomo in cui entrambi si avvolgevano totalmente il volto, comprese narici e bocca, con il nastro trasparente in modo da non respirare. Sicuramente è importante non lasciare impuniti alcuni comportamenti talvolta irrimediabilmente dannosi, ma è altrettanto urgente un lavoro preventivo di informazione e di ammonimento circa i rischi della rete in cui i minori incappano spesso anche involontariamente».

La psicologa Anna Bandera Il fenomeno nasce da un contesto in cui controllo e sicurezza vengono meno

Benedetta Fornasari
I recenti fatti di cronaca inducono a pensare che il fenomeno già grave del bullismo sia per così dire evoluto in una escalation incontrollata di violenza che ha per protagonisti i minori.

«Il bullismo è ancora evidente e la ripresa delle lezioni in presenza ha evidenziato problemi relazionali nelle classi che avevano appena iniziato un nuovo ciclo di studi. Clinicamente ho riscontrato questa difficoltà associata a un panorama sociale di crisi. Gli adolescenti esternalizzati, coloro che vanno alla ricerca di esperienze al limite sfidando le regole e la legge, reagiscono con moti di ribellione e di rabbia che sfociano anche in atti gravi, mentre i cosiddetti internalizzati vivono al limite sociale, sempre chiusi nelle loro abitazioni, e in alcuni casi arrivano ad abbandonare la scuola».

Le baby gang sembrano diffondersi maggiormente e agire quasi indisturbate. Quali sono le cause?

«Purtroppo il fenomeno delle gang, libere aggregazioni di preadolescenti e adolescenti che esercitano comportamenti aggressivi tra loro e verso l’esterno, si è ormai stabilizzato anche nel territorio cremonese e questi gruppi si stanno radicando anche nel centro di Cremona. Le ragioni della diffusione sono in buona misura connesse all’età e in parte a un contesto sociale in cui controllo e sicurezza vengono meno. Gli adolescenti sono individualisti, narcisisti e mancano di comportamenti empatici, vale a dire la capacità di mettersi nei panni altrui. Caratteristiche che favoriscono una maggiore disinvoltura nel compiere atti violenti, proprio perché agiscono in modo istintivo e non vedono le conseguenze delle loro azioni».

Quali azioni di prevenzione, accompagnamento e riabilitazione sociale dovrebbero essere messe in atto?

«I contesti in cui gli adolescenti si identificavano e che li appassionavano, oggi vengono meno (mi riferisco per esempio agli oratori e alle realtà sportive). Bisogna proporre loro esperienze nuove e non rilanciare le proposte prepandemiche, perché negli ultimi due anni è cambiato tutto. Gli adulti devono riacquistare autorevolezza agli occhi dei giovani, essere delle guide capaci di agganciarli con proposte concrete. Resta determinante il ruolo dei genitori, i primi che dovrebbero essere in grado di accorgersi di eventuali disagi».

In quale misura i reati minorili sono ascrivibili al dissesto della rete educativa?

«È una causa, non l’unica. Mancano la comunicazione e la collaborazione tra le diverse, ma complementari, agenzie educative: famiglia, scuola e istituzioni. Le famiglie sono spesso esterne al mondo scolastico e intervengono solo nelle situazioni di emergenza, passando da un ipercontrollo negli anni della scuola elementare a un regime di totale autonomia dalle medie in poi. Tutto ciò non favorisce la crescita equilibrata del minore».

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