Vespa Piaggio, da 76 anni un mito del design italiano

23 Aprile 1946 • Enrico Piaggio deposita il brevetto di quella che diventerà un’icona di stile nel mondo. Oggi festa a Pontedera


Vanni Raineri
Enrico Piaggio voleva concepire un motociclo idoneo all’uso quotidiano, adatto a tutti e abbordabile per tutti, quindi economico, semplice e pratico, ma che desse sicurezza con un design innovativo.

A chi rivolgersi per un compito del genere? Serviva un progettista che non si fosse mai occupato prima di motociclette, anzi che le moto le odiava proprio, quindi si rivolse all’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, i cui progetti riguardavano più che altro elicotteri. L’intuito fu geniale e si rivelò un successo planetario: nasceva così la Vespa Piaggio, uno dei simboli del dopoguerra nonché emblema nel mondo del design italiano. La Vespa Piaggio è infatti stata esposta in musei di tutto il mondo e fa parte del Triennale Design Museum di Milano e del MoMa di New York.

Negli anni, attraverso i tanti modelli, ha poi ispirato artisti di vario genere. Si pensi che solo nella musica è protagonista in Quadrophenia degli Who, in Absolute beginners di David Bowie, e ha fatto ballare tutta Italia negli ultimi 20 e passa anni sulle note trascinanti del brano “50 Special” dei Lunapòp. Ultimo della lista, Justin Bieber scelto per firmare (pare l’abbia pensata e disegnata la popstar creata da Simon Cowell) il modello esclusivo della Vespa celebrativa del 76 anni. Già, perché proprio oggi la Vespa Piaggio celebra il suo compleanno: il brevetto infatti fu depositato il 23 aprile 1946.

Ma torniamo a Corradino D’Ascanio, la cui insofferenza alla necessità di scavalcare con la gamba la sella per salire sopra una moto lo portò a pensare ad una soluzione completamente rivoluzionaria: una moto a scocca portante senza lo scomodo cilindro in ferro centrale. Anche per le sospensioni si ispirò all’aeronautica (per la precisione ai carrelli degli aerei), e pure per il motore, che pensò di coprire col telaio anche per ovviare alle fastidiose macchie provocate dalle fuoriuscite dell’olio. Infine pensò di ricavare il cambio sul manubrio e aggiunse la ruota di scorta per evitare guai ai motociclisti, che data la presenza di strade spesso sterrate e dalle condizioni non ideali (ricordiamo che la guerra era appena terminata) erano spesso costretti a rattoppare le gomme alla bell’e meglio. Quanto al sedile, pensò alla soluzione più comoda possibile per affrontare lunghi viaggi. Lavorò sul progetto con l’ausilio del disegnatore Mario D’Este, e dal brevetto alla produzione passò pochissimo tempo, anche perché la Vespa era già stata esposta in diverse città italiane raccogliendo ampi consensi, che avevano portato anche ai primi contratti di acquisto. Complessivamente nel 1946 la Piaggio mise sul mercato poco meno di 2500 scooter, ma quelli del primo prototipo furono solo 60 esemplari. Qualcuno (pochi) esiste ancora, ed è ovviamente ricercatissimo, tanto che l’ultimo scooter di quella prima serie Piaggio è stato venduto alcuni anni fa al prezzo di 182.500 euro. Si trattava di una moto interamente fatta a mano: era la madre di tutti i modelli che la seguirono negli anni. Non aveva ancora il classico cavalletto, ma si appoggiava a terra su un lato, e aveva addirittura il telaio impresso sulla scocca.

A quel modello zero (98 cc di cilindrata, motore a due tempi, 3 marce) ne seguirono decine e decine. Nel ’54 iniziò la produzione della Vespa 150, nel 1963 della Vespa 50, con frequenti variazioni di modello. La mitica “50 Special” con cui era “bello andare in giro con le ali sotto i piedi” (sempre per dirla alla Cesare Cremonini) arrivò nel 1969. Un altro modello che riscosse grande successo fu quello della Vespa Px125 che vide la luce nel 1977: chi era ragazzino in quegli anni ricorda bene l’invidia verso chi possedeva quella moto. Anche la ET3 dell’anno precedente fu particolarmente riuscita. E via di questo passo sino alla prima Vespa 300 cc prodotta nel 2008. Sta di fatto che negli ultimi anni la Piaggio ha cercato di ricreare esteticamente le linee dei vecchi modelli pur in versione moderna.

Ma perché si chiama Vespa? La spiegazione che va per la maggiore afferma che fu lo stesso Enrico Piaggio che, al vederla la prima volta, esclamò “sembra proprio una vespa”, riferendosi all’insetto simile sia per forma che per rumore. Tale origine è tutt’altro che certa, ma mancandone di alternative, e risultando comunque assai gradevole, possiamo prenderla per buona.

Ritornando a quel 1946, qualche giorno prima del brevetto la Vespa fu esposta alla Fiera di Milano, dove si narra che tra i tanti curiosi attirati da quelle linee allora avveniristiche ci fu anche il cardinale Schuster. Enrico Piaggio comunque non si attendeva il successo esplosivo che raccolse in fretta: il suo era un tentativo di aprire a una produzione alternativa di largo consumo che preludesse poi al ritorno alla produzione con cui era conosciuto prima del conflitto mondiale, quella aeronautica. Lo dimostra il tentativo della casa di Pontedera di cedere, proprio in quel 1946, la distribuzione della Vespa alla Moto Guzzi, che con la sua efficiente rete di vendita avrebbe potuto garantire migliori risultati, ma l’azienda di Mandello del Lario declinò l’offerta. Quel primo lotto di 60 moto fu venduto al prezzo base di 55mila lire, ma il boom non fu istantaneo, tanto che gli ultimi modelli furono acquistati da dirigenti Piaggio. Per la produzione in serie, Piaggio si affidò alla distribuzione dei concessionari Lancia. In fretta le vendite volarono, e diedero il primo impulso alla motorizzazione di massa del nostro Paese, cui contribuì più tardi la Fiat 500. A dimostrare la rapida ascesa, la creazione già nel 1949 del primo Vespa Club a Viareggio, a pochi km dalla sede. All’inizio degli anni ’50 inizia la produzione in Germania, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna, in Belgio, e poi in India e in Brasile. Subito dopo vengono Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Iran e Cina, e nel ’57 anche l’Unione Sovietica cede all’attrazione della Vespa producendo in proprio la Vjatka, una vera e propria copia dell’originale. Anche in Italia non mancano tentativi di imitazione: il successo più grande è quello della Lambretta Innocenti (sul mercato dal 1947), almeno fino agli anni Sessanta.

Per celebrare i 76 anni dal brevetto, il Museo Piaggio ospita a partire da domani, 24 aprile (e fino ad ottobre) la mostra #VespaSoundsCool, in cui sarà possibile tra l’altro ammirare i tanti videoclip in cui la Vespa è protagonista (accanto ai nomi fatti sopra ci sono anche Jovanotti, Elisa, Depeche Mode e Black Eyed Peas). E poi tanti oggetti preziosi a tema musicale tra cui una collezione privata dedicata a Andy Warhol. La manifestazione però si aprirà oggi, giorno della ricorrenza, con l’arrivo in piazza Martiri della Libertà a Pontedera di vespisti da tutta Europa: sarà il via al raduno arricchito dall’esposizione di modelli storici della mitica Vespa.

Forza allora che arriva la bella stagione, “dammi una Special, l’estate che avanza. Dammi una Vespa e ti porto in vacanza”.

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