La Bissolati ha detto basta all’inquinamento

AMBIENTE • Riparte la battaglia legale con Tamoil per la presenza di idrocarburi nel sottosuolo della Canottieri

FABIO VARESI
Inquinamento della Bissolati, una vicenda senza fine. Dopo 15 anni la Canottieri, presieduta da Maurilio Segalini, ha detto basta e ha deciso di far valere le proprie ragioni in Tribunale. A fare il punto sulla situazione attuale e sulle richieste della Bissolati, sono gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli. «A tutt’oggi non riusciamo a far passare il concetto che si deve verificare la provenienza del prodotto presente in Bissolati. Dalle indagini svolte per conto della Canottieri emerge, in maniera inoppugnabile, che la barriera idraulica costruita dalla Tamoil nell’anno 2007 non tiene; è necessario un altro tipo di intervento. Alla Tamoil abbiamo più volte chiesto di effettuare ulteriori analisi di controllo, ma la riposta è stata sempre stata negativa; tale risposta appare, con tutta evidenza, come un atto di ammissione del fatto che il prodotto idrocarburico continua a migrare verso l’area della Bissolati. Dal resto, anche dall’ ultima rilevazione eseguita dall’Arpa in data 13 giugno 2022, si è accertata la presenza del surnatante». La barriera idraulica risale al 2007 e secondo i legali, dopo tutte le verifiche tecniche eseguite in sede giudiziale, dovrebbe essere chiara a tutti l’inadeguatezza dell’intervento adottato dal Tamoil. «Di fronte a tali riscontri, gli Enti preposti dovrebbero imporre nuove verifiche e un cambio di strategia, ma visto che ciò non accade, alla Bissolati non resta altro che fare ricorso all’Autorità Giudiziaria. La Tamoil, del resto, continua a sostenere la tesi che l’inquinamento dell’area della Bissolati non sia la conseguenza di quello rilevato nell’area di sua proprietà. Tesi smentita dalle sentenze penali e dall’accertamento tecnico preventivo disposto dal Tribunale nel settembre 2020. Oltre ad un intervento di un efficace contenimento entro l’area Tamoil degli idrocarburi, la Canottieri chiede un congruo risarcimento del danno. Una volta interrotto il flusso degli idrocarburi, la Tamoil dovrà bonificare l’area della Bissolati. Purtroppo il Comune, la Provincia, l’Arpa e l’Ats continuano a sostenere che l’inquinamento presente nella Bissolati non proviene dall’area della Tamoil, perché ritengono corretto ed efficace il messa in sicurezza presentato dalla Tamoil nel 2011, piano che gli stessi Enti hanno approvato. In pratica, ci si trincera dietro un progetto amministrativo, basato su di un presupposto che dal 2013 si è rivelato sbagliato. Ripetiamo: il progetto va cambiato, come dimostrano le analisi più volte ripetute. Davanti a queste evidenze cosa propone la Tamoil? Non di procedere ad una seria bonifica dell’area della Canottieri, ma di aspirare gli idrocarburi dai piezometri tutt’ora effettuati (che non sono altro che buchi nel terreno): sarebbe come pretendere di svuotare le piscine della Canottieri con un cucchiaino da caffè. Del resto, durante il processo penale, Tamoil ha cambiato sei volte la propria tesi difensiva sull’origine dell’ inquinamento dell’area Bissolati …» In patica gli avvocati, in nome della storica Canottieri Bissolati, vogliono fondamentalmente che non passi più alcun surnatante dalla Tamoil all’area della società. Quale potrebbe essere la soluzione più efficace? «Una barriera fisica: un tipo di barrieramento che la società Urs, consulente della Tamoil, aveva proposto a quest’ultima già nel 2007; progetto scartato dal committente per gli alti costi realizzativi. A questo tipo d’intervento la Tamoil ha preferito realizzare la meno costosa barriera idraulica. Peccato che quest’ultima soluzione si sia rivelata inadeguata, con le conseguenze che tutti possono verificare». Ma in concreto, com’è la situazione per i soci, che da tempo seguono con trepidazione questa vicenda? «Sicuramente non è critica come quella del 2007. Possiamo affermare che è meno grave, anche se sotto l’area della Canottieri c’è uno strato di idrocarburi, che ha ricadute gravissime sulla società, da un punto di vista economico, visto che non si possono fare interventi strutturali, come la realizzazione di una nuova opera (ad esempio una piscina) e cosa ancora più grave, l’area non vale più nulla. Questo dimostra che la decisione di fare causa alla Tamoil è più che legittima, sia perché la situazione ha provocato danni ingenti alla Canottieri, sia perché gli Enti continuano a rimandare il problema da ben 15 anni. Abbiamo già notificato l’atto di citazione presso il Tribunale di Cremona e quindi la Tamoil è al corrente delle richieste della Bissolati». Detto tutto questo, va anche aggiunto che fino al 2007 le richieste per iscriversi alla Bissolati erano tantissime e che gli iscritti erano 4672. Dal 2008, dopo la scoperta dell’inquinamento delle falde acquifere, c’è stato un notevole aumento di dimissioni e il crollo delle richieste di iscrizione. Ora gli iscritti sono 4108, ben 564 in meno, più il crollo delle richieste per un totale di 900 potenziali soci in meno. Ma non è tutto. Gli avvocati Gennari e Tampelli aggiungono un ulteriore danno economico, importante da ricordare: «Doversi attaccare all’acquedotto e non più ai nostri pozzi inquinati, dal 2007 al dicembre 2021 ha portato a una spesa di oltre 800mila euro in più per la Bissolati, che oltretutto ha avuto un grave danno d’immagine». Insomma, dopo tante vittorie sportive, la Canottieri vuole vincere anche questa battaglia legale.

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