«I libri sono una medicina per sopravvivere»

CULTURA • Il critico letterario cremonese Claudio Ardigò conferma quanto sia importante la lettura


FEDERICO PANI
Festival letterari gremiti (l’ultimo quello tenutosi a Mantova) e lettori di almeno un libro l’anno in aumento (stando all’Istat, +3% dal 2019 al 2020). Proprio di libri parliamo col cremonese Claudio Ardigò (nella foto), animatore culturale e critico letterario per passione.

Con quale criterio un critico giudica un libro di qualità?

«Il giudizio è assolutamente personale, pertanto ha dei limiti. Preferisco romanzi dove la storia venga creata dai personaggi e sono pochi, troppo pochi a differenza di molti altri romanzi dove è la trama in funzione dei protagonisti. Amo le storie di letteratura fantastica o meglio nel giusto equilibrio tra la realtà e la fantasia dell’autore. Ma anche libri come veicoli di libertà. Libertà di inventare, di esprimersi, di disegnare la propria vita. Senza fantasia e senza speranza non si vive. I libri sono speranza, mi piace pensare che i libri siano tante speranze. Credo fortemente che ogni libro sia magico, perché ciascuno a suo modo ha un anima speciale, fatta di parole di pensiero di descrizioni di persone perciò poetico e vivo. In questo modo si esce per un po’ fuori da se stessi, dimenticando i problemi e gli assilli della vita quotidiana per calarsi in un “altrove” spesso straniero e sconosciuto, ma che ci costringe a mettersi in gioco completamente, a fare i conti con noi stessi mettendo così in discussione le nostre “verità”. Un buon libro è semplicemente un libro che coinvolge in tutto e per tutto il lettore e ne fa un complice di chi scrive, trasformandolo a sua volta dentro di sé in lettore. “Un libro non ti cambia la vita, come le stelle la illumina” (Borges)».

Se la letteratura non è un semplice intrattenimento, ma qualcosa di più, come si convincono le persone a leggere più libri?

«Mi piace pensare alla lettura come a un farmaco, come a una medicina da prendere ogni giorno per sopravvivere. Ma la medicina è ovvio deve essere buona. Un brano di un romanzo forte, intenso e profondo può renderti felice. Per coinvolgere in modo concreto più persone alla lettura, mi piace rimarcare il concetto che chi legge è in grado maggiormente di ascoltare, vedere e valutare, pilastri della più vera è autentica comunicazione. Leggere resta un’espressione fondamentale sia della formazione intellettuale personale, sia della cultura in generale. Sono convinto che il miglior sistema di comunicazione resti il libro. “I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico”, scriveva con forza suggestiva Umberto Eco. Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fanno parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la bicicletta…. Il libro che andremo a leggere è in questo modo dentro di noi, la voce di una persona speciale che ci invita a interagire con la nostra mente, con la nostra sensibilità. Leggere è un’attività tra le più nobili e formative, se avete ancora dei dubbi sul piacere della lettura vorrei ricordarvi il pensiero di Borges: un libro è un’ipotesi di felicità».

Quali appuntamenti ha da segnalare ai lettori cremonesi?

«Sto organizzando insieme al gruppo di lettura e la biblioteca di Castelverde una serie d’incontri con autori, mentre è in dirittura d’arrivo il programma della Fiera Autunnale del Libro dove ci saranno le presentazioni di diversi autori cremonesi. Appena avrò date e programma definitivo, sarà un piacere condividerlo attraverso questo giornale».

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