Scoprire la genialità di Carmelo Bene

CULTURA - Paolo Bonini della libreria “Il Convegno” ci consiglia le letture sul grande attore


FEDERICO PANI
Paolo Bonini è il gestore della libreria “Il Convegno” di Cremona e chi lo conosce, sa che in città è anche il massimo esperto di Carmelo Bene, polimorfo uomo d’arte, soprattutto teatrale, del nostro secondo Novecento. Gli abbiamo rivolto qualche domanda su Bene, in un anno che sul tema, ci dice subito, è “particolarmente ricco di pubblicazioni”.

Perché quest’anno è stato pubblicato tanto su Carmelo Bene?

«La ragione è che il 16 marzo scorso si è celebrato il ventennale della morte. Segnalo le pubblicazioni che, a mio parere, sono le più interessanti. Il libro di Jean Paul Manganaro, “Oratorio Carmelo Bene” (Il Saggiatore), è una delle pubblicazioni più folgoranti e coinvolgenti degli ultimi anni: restituisce un bel ritratto di Carmelo Bene ma è anche un’opera di prosa poetica. Della casa editrice di Otranto Kurumuny scelgo il libro di Alessio Paiano, “Dentro ‘l mal de’ fiori. Il poema dell’impossibile”, un lavoro inedito sull’omonimo poema, pubblicato poco prima della sua scomparsa nel 2002 e scritto durante la malattia. Il libro di Paiano – nel quale l’autore opera un mastodontico, certosino e quasi maniacale lavoro di perifrasi e analisi mai visto prima – è un distillato di riferimenti e citazioni contenute proprio nel poema. Poi, “Carmelo Bene in Majakovskij”, un prezioso libro d’arte pubblicato da De Piante Edizioni contenente immagini inedite delle letture majakovskikane di Bene, a cui è aggiunto un saggio (un’intervista di Vittorio Sermonti), che è una vera chicca, e fa del libro un raffinato gioiellino. Infine, “Cominciò che era finita”, di Luisa Viglietti, uscito a fine 2020 per L’Asino d’oro Edizioni: è un libro scritto con il cuore e con l’anima nel quale si racconta Bene, coi suoi pregi e difetti, restituendocene la quotidianità, nonché la disarmante schiettezza e sincerità del carattere».

Carmelo Bene passa per essere un artista geniale e al contempo per iniziati: la sua recitazione e le sue scritture sono spesso criptici e ostici: da che cosa si potrebbe cominciare?

«È arduo rendere divulgabile l’opera e la poetica di Carmelo Bene ai, diciamo così, neofiti; nell’impresa si è avventurato Armando Petrini nel suo libro, “Carmelo Bene” (Carocci, 2021). Il professore di Storia del Teatro all’Università di Torino nel ripercorre la parabola teatrale in modo lineare, senza rinunciare però a densi riferimenti filosofici, letterari e teatrali. È questa amalgama che fa di Bene uno dei primi personaggi del Novecento italiano ad aver fatto “controcultura”, termine peraltro inconsciamente coniato da lui stesso durante l’atto pragmatico del fare teatro; come scrive Deleuze, del resto, fare teatro è un atto “che si compie nel su svolgersi”, un narcisistico annullamento di sé stesso e dell’io. La pièce con cui consiglierei di iniziare è “Amleto da Shakespeare a Laforgue” del 1978 girato interamente negli studi Rai, e anche titolo di un libro del già citato Armando Petrini, riguardante proprio gli “Amleti” di Carmelo Bene. Per questo spettacolo, Bene utilizzò il mezzo televisivo in teatro in modo innovativo (si veda uno dei saggi dello splendido volume “Il Sommo Bene”); lo stesso dicasi per un’altra produzione Rai, cioè il suo ultimo Pinocchio tv, “Pinocchio o lo spettacolo della Provvidenza” (1999)».

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