CULTURA • Roberta Leporati e Silvia Giannì parlano del loro nuovo libro “Il pianeta arancione”
FEDERICO PANI
Dopo il successo di “Il tesoro di carta”, Roberta Leporati e Silvia Giannì hanno pubblicano un nuovo libro che, come il precedente, intreccia l’età della prima adolescenza, l’avventura, l’amicizia e alcune riflessioni sulle grandi questioni di oggi. La ragione del titolo, che è “Il pianeta arancione” (edizioni All Around), sta nel fatto che è proprio l’arancione il nuovo colore del pianeta Terra: il libro è ambientato in un futuro nel quale uno sconsiderato comportamento degli uomini ha portato a un inquinamento capace di cambiare i connotati cromatici del nostro pianeta. Riusciranno i ragazzi protagonisti della storia a trovare una soluzione per questa catastrofe ambientale?
Roberta Leporati è dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo statale “A.R. Chiarelli” di Martina Franca e Silvia Giannì è docente di Lettere presso l’Istituto Matteucci di Roma. Alle due autrici abbiamo rivolto alcune domande.
Questo libro è in assoluta continuità col precedente, di fatto ne è la prosecuzione: possiamo fare giusto un telegrafico riepilogo?
«“Il pianeta arancione” rappresenta il sequel del nostro romanzo di esordio “Il tesoro di carta”. I nostri magnifici otto, dopo una serie di rocambolesche avventure erano riusciti a partecipare al concorso letterario e a ottenere il tanto desiderato premio: un fantastico viaggio nello spazio. Ma come era stato complicato raggiungere quel traguardo. Sì, perché la Brave Band, BB per gli amici, composta da Antonio, Francesca, Viola, Simone e Martina era stata fortemente ostacolata dai tre bulli della scuola: i Vastasi Boys. Tommaso, Andrea e Lorenzo non davano tregua ai loro avversari. Soltanto dopo un grave episodio che li aveva messi tutti in pericolo, avevano compreso finalmente che uniti si vince e si superano gli ostacoli. Insieme erano diventati più forti, più sicuri, invincibili. Erano diventati i BB & Vas. Ed ora eccoli pronti per il viaggio dei viaggi».
La domanda sul perché abbiate scelto di parlare dell’ambiente è abbastanza scontata; forse chiedervi questo lo è un po’ meno: perché oltre all’ambiente (di cui comunque vi chiediamo) introdurre nel libro anche lo spazio?
«Abbiamo scelto la tematica dell’ambiente, poiché è un argomento attuale e sul quale a scuola si focalizzano percorsi, progetti, interventi, unità di apprendimento. L’Agenda 2030 del resto è un obiettivo al quale puntiamo con energia e convinzione. Lo spazio poi, come dice l’astronauta Roberto Vittori nella prefazione, è già parte integrante del vivere di ogni giorno. Forse dovremmo guardare ad una new era, quella dell’uomo che diventa una specie multiplanetaria. E con la stazione spaziale internazionale costantemente abitata ormai dall’inizio del nuovo secolo forse in parte lo siamo già».
A partire dal vostro osservatorio privilegiato, quali sono le urgenze educative del presente?
«Come dirigente scolastica e come docente riteniamo che le urgenze educative del nostro oggi siano legate alla formazione di cittadini del mondo, capaci di acquisire gli strumenti per operare cambiamenti, fare scelte consapevoli, costruire un pensiero divergente».
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