CULTURA - Il cremonese Stefano Scrima ci parla del suo libro scritto con stile ironico e riflessivo
FEDERICO PANI
Quali sono i luoghi della filosofia? Un tempo fu il Peripato, zona deputata per le lezioni da Aristotele nel suo Liceo di Atene. Poi, venne la cattedra e infine… il divano. Con il suo stile ironico e riflessivo, il cremonese Stefano Scrima, nel suo ultimo libro, parla proprio della “Filosofia da divano” (Il Melangolo). Ma come cambia la filosofia se si passa dai cortili dei luoghi del sapere al divano di casa?
«Ai filosofi antichi – afferma Scrima – piaceva discutere all’aria aperta, nell’agorà, come Socrate, o passeggiando, come Aristotele. D’altronde, le scuole filosofiche antiche promuovevano una “vita filosofica”, da vivere nella prassi quotidiana. Anche il discorso più astratto aveva una ricaduta pratica. Questa dimensione attiva della filosofia si è via via perduta per strada, fino all’accademia attuale, luogo dalle cui cattedre parlano i filosofi, ma che al di fuori di essa pare non abbiamo “imparato” nulla da quello che studiano. C'è un certo staccamento fra teoria e realtà. La filosofia si è fatta speculazione fine a sé stessa, se non semplicemente un mestiere come un altro, per campare».
Già, ma dal libro di Scrima emerge anche un’altra interessante considerazione: il divano sarebbe il mobile più sovversivo della casa, quello più antisitema e punk, che si rifiuta di ottemperare ai dettami della società turbocapitalista, imponendoci il riposo o, peggio, l’ozio, improduttivo, esecrabile spauracchio del tempo presente. Se pensavamo che la rivoluzione sarebbe arrivata dalle periferie, ci sbagliavamo: lo strumento per ribellarci, insomma, è nelle nostre case e ci osserva dal soggiorno.
«Perché non tornare allora a fare filosofia in strada? Sì, va benissimo, ma sul divano – prosegue Scrima – è ancora meglio: non rischio di passare per maniaco o invasato e posso protestare con tutta calma, opponendo resistenza a un sistema che vorrebbe da me il contrario: fare, produrre, consumare. Io penso che la filosofia, nella sua essenza, sia messa in discussione dello status quo. Il divano diventa così da simbolo del comfort occidentale a nemesi stessa dell'Occidente capitalistico, un luogo privilegiato dal quale osservare la folle e insensata corsa del mondo».
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