IL PARADOSSO: E SE LI FACESSIMO ENTRARE TUTTI?


Cosa succederebbe se abolissimo tutte le frontiere del mondo?



Il settimanale inglese The Economist ha provato a simulare uno scenario del mondo domandandosi: “cosa accadrebbe se i confini politici del mondo venissero del tutto aboliti”. 
Ecco che secondo l’Economist, il mondo diventerebbe sicuramente più ricco, immensamente più ricco: si produrrebbero ogni anno 70 mila miliardi in più di PIL, una ricchezza tale da sommergere di denaro qualsiasi problema o reticenza che dovesse sorgere a seguito dell’apertura delle frontiere. 
Il motivo di questo aumento di ricchezza, secondo il settimanale, è tutto sommato molto semplice: spostandosi da un paese in via di sviluppo a uno sviluppato, un lavoratore moltiplica notevolmente la sua produttività: chi prima arava il suolo con un aratro di legno, potrebbe farlo con un trattore. In altre parole: qualsiasi lavoro renderebbe molto di più se fatto in un paese avanzato, piuttosto che in uno con infrastrutture che non funzionano. 
Il settimanale stima anche quante persone si sposterebbero se le frontiere di tutto il mondo venissero aperte. Con le frontiere di tutto il mondo aperte potrebbero spostarsi circa il 10%, ossia 600 milioni di persone. 
L'idea di una moltitudine così elevata di persone in procinto di migrare verso altri paesi, genera il terrore negli abitanti del mondo sviluppato. Ma secondo l’Economist, queste paure sono in gran parte esagerate. 
Negli USA gli immigrati sono meno propensi al crimine rispetto alle persone che vivono da tempo nel paese. 
Un'altra grande paura è il rischio terrorismo. Ma secondo alcuni studi il rischio di terrorismo dovuto all’immigrazione non è concreto: anzi, la crescita economica che comporterebbe l’immigrazione potrebbe funzionare da argine a questo tipo di fenomeno. 
L’Economist ammette però che aprire le frontiere di tutto il mondo potrebbe anche avere altre conseguenze, questa volta negative. Ad esempio, diversi studi indicano che, almeno nel breve periodo, l’arrivo di migranti comprimerebbe i salari dei lavoratori dei paesi sviluppati che hanno competenze più basse. 
Alla fine la conclusione de l'Economist è che la domanda da porsi non è come evitare l’immigrazione, ma bensì: c’è una torta da 70mila miliardi di euro da spartirsi, come può fare il mio paese ad averne una fetta senza pagare un prezzo troppo caro?.

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