“Aiutiamoli a casa loro”, Si sente ripetere, sempre più spesso, e da più parti. E', infatti, l'ultimo refrain che uomini politici e semplici cittadini ripetono costantemente. Qualche volta è lo slogan ripetuto anche dagli “haters”, gli odiatori dei social, coloro che durante quei rari casi in cui appaiono un po' più umani, utilizzano questa espressione al posto di quel compendio di esclamazioni caritatevoli come: “speriamo affoghino tutti, spariamoli con la mitragliatrice, usiamo il lanciafiamme... “.
Chi sono questi haters? La premessa che fanno di solito è:”Io non sono razzista ma...”. E' questa una sorta di introduzione che serve a dare il via all'odio: "Ribelliamoci!", "buttiamoli fuori a pedate", "andrebbero tutti sterminati", "la pena di morte ci vuole!". Poi però la domenica vanno in Chiesa a recitare l'"Atto di Dolore". E' inutile negare il fatto che internet, offrendo a tutti la possibilità di esprimersi, abbia dato maggiore visibilità al fenomeno dell'hate speech verso migranti, rifugiati e minoranze.
Colpa anche di alcuni politici che campano sulla xenofobia e anche dei media e di giornalisti che vedono così aumentare l'audience.
Torniamo al punto: “Aiutiamoli a casa loro”, bene, allora cominciamo a farlo. Anche nel nostro piccolo. Tutti possono cominciare a farlo, compresi gli haters.
Esiste una organizzazione, tra le tante, molto seria che dal 1919 si occupa dei diritti dei bambini tentando di salvarli, se sono in pericolo, e di aiutarli a migliorare le loro condizioni di vita in tutto il mondo, soprattutto in Africa. L'organizzazione si chiama SAVE THE CHILDREN e in Italia opera dal 1999. Attraverso questa organizzazione è possibile, con il sostegno a distanza, aiutare un bambino africano nella comunità in cui vive, assicurandogli cibo, acqua potabile, cure mediche e istruzione.
Chi sono questi haters? La premessa che fanno di solito è:”Io non sono razzista ma...”. E' questa una sorta di introduzione che serve a dare il via all'odio: "Ribelliamoci!", "buttiamoli fuori a pedate", "andrebbero tutti sterminati", "la pena di morte ci vuole!". Poi però la domenica vanno in Chiesa a recitare l'"Atto di Dolore". E' inutile negare il fatto che internet, offrendo a tutti la possibilità di esprimersi, abbia dato maggiore visibilità al fenomeno dell'hate speech verso migranti, rifugiati e minoranze.
Colpa anche di alcuni politici che campano sulla xenofobia e anche dei media e di giornalisti che vedono così aumentare l'audience.
Torniamo al punto: “Aiutiamoli a casa loro”, bene, allora cominciamo a farlo. Anche nel nostro piccolo. Tutti possono cominciare a farlo, compresi gli haters.
Esiste una organizzazione, tra le tante, molto seria che dal 1919 si occupa dei diritti dei bambini tentando di salvarli, se sono in pericolo, e di aiutarli a migliorare le loro condizioni di vita in tutto il mondo, soprattutto in Africa. L'organizzazione si chiama SAVE THE CHILDREN e in Italia opera dal 1999. Attraverso questa organizzazione è possibile, con il sostegno a distanza, aiutare un bambino africano nella comunità in cui vive, assicurandogli cibo, acqua potabile, cure mediche e istruzione.
Con il sostegno a distanza i bambini ricevono gli aiuti direttamente nel contesto in cui vivono, e si possono, con il tempo, creare quelle condizioni per ridurre la povertà anche per le generazioni future. Sembrerebbe una piccola cosa in confronto all'esodo a cui stiamo assistendo, ma non lo è perché con il sostegno a distanza è possibile cambiare il futuro di migliaia d bambini. Save The Children sommando tutte le donazioni ricevute riesce oggi a sostenere 21 bambini per ogni singolo sostenitore. Bastano 80 centesimi al giorno, meno di un caffè. E' sufficiente chiamare il numero verde 800 98 88 16 (tutti i giorni dalle 9 alle 21)
Non avete più scuse: aiutiamoli a casa loro.
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