Continuano la tensione e le reciproche minacce tra la Corea del Nord e gli USA, o per meglio dire tra il dittatore di Pyongyang e il presidente Donald Trump. La Corea del Nord, almeno a parole, si fa sempre più provocatoria e minacciosa: “Le minacce di Trump sono un mucchio di sciocchezze, e solo la forza assoluta può funzionare con qualcuno privo di ragione come il presidente Usa.” Queste le parole pronunciate dal presidente Kim Jong in risposta all'intervento del capo del Pentagono James Mattis che aveva invitato la Corea a smetterla con "azioni che potrebbero portare a una fine del suo regime e alla distruzione della sua gente". Ma soprattutto a seguito del furioso avvertimento di Trump che aveva minacciato un intervento militare senza precedenti. Ma chi è Kim Jong e soprattutto a cosa mira?
Come scrive Andrei Lankov, professore all’università di Seul, i Kim non sono degli eccentrici folli imprevedibili. Sono una dinastia di leader abili e spregiudicati, che per più di 70 anni sono riusciti a rimanere alla testa di uno stato totalitario, sopravvivendo a prove che avrebbero spazzato via qualsiasi altro regime. Anche dietro i comportamenti apparentemente più bizzarri si può trovare una ragione perfettamente razionale. I Kim, e in particolare l’attuale dittatore Kin Jong-un, conoscono bene le minacce al loro potere e adottano soluzioni, spesso apparentemente inspiegabili, per farvi fronte. Secondo Lankov, le minacce al regime sono principalmente tre. Il primo timore è quello di un intervento militare straniero sul territorio coreano. E' noto che Saddam Hussein e Muammar Gheddafi sono stati rimossi dal potere con la forza, dopo che attacchi aerei o accordi diplomatici ne avevano eliminato il programma nucleare. I Kim, scrive Lankov, hanno imparato questa lezione e per loro l’arma nucleare è la migliore assicurazione contro un tentativo di aggressione. Quindi sempre secondo Lankov, le minacce nucleari di Kim sono un bluff: per quanti danni possa causare l’esercito nordcoreano, una guerra contro gli USA porterebbe alla fine del regime che è l’unica cosa a cui i Kim tengono veramente. Tuttavia la propaganda del regime coreano ha l'obiettivo di far capire che, se messo all'angolo, non esiterà a ricorrere a tutta la sua forza bellica pur di difendere il regime.
Il secondo rischio più grande per il regime è un colpo di stato interno da parte dei militari. Con questo si capiscono meglio certe scelte apparentemente irrazionali di Kim, come l’uccisione di numerosi generali e di altre figure vicine ai vertici del regime, come lo zio di Kim Jong-un e il suo fratellastro Kim Jong-nam. E' risaputo che il presidente coreano teme i suoi esperti e anziani generali. Anche l’uccisione del fratellastro Kim Jong-nam, secondo Lankov, rispecchia questo timore. Intorno alla figura del fratellastro si sarebbe potuta costituire, infatti, una cospirazione delle élite nordcoreane e nella logica di Kim, è meglio prevenire e intervenire in netto anticipo.
Il terzo pericolo per il regime è una rivolta popolare e questo, secondo Lankov, spiega l’ultima apparente irrazionalità del regime: il fatto che mantenga il paese in una sorta di medioevo economico. Secondo Lankov, però, anche dietro questa scelta si cela un disegno preciso.
Kim sa bene che aprire l’economia significherebbe accettare maggiori scambi e rapporti con la Corea del Sud paese molto più evoluto economicamente, e questo significherebbe che molti sudcoreani viaggerebbero in Corea del Nord e molti nordcoreani viaggerebbero in Corea del Sud. In breve, l’enorme differenza economica tra i due paesi diventerebbe chiara per tutti i nordcoreani.
Secondo Lankov, il risultato potrebbe portare a rivendicazioni dal parte del popolo nordcoreano, che potrebbero premere per una riunificazione tra le due Coree. Un po' quello che accadde in Germania dopo la caduta del muro di Berlino.
Questo non significa che il regime sia completamente sordo alle richieste della popolazione di migliorare la propria condizione di vita. Il risultato, secondo alcuni studi, è che la Corea del Nord ha un’economia che cresce di circa il 3 per cento annuo. Un livello inferiore a quelli dei suoi vicini, ma che al momento sembra sufficiente a garantire una vita migliore alla popolazione, senza al contempo rischiare di destabilizzare il regime.
Il consiglio e l'avvertimento di Lankov all'Occidente, è che il mondo deve prendere coscienza che ha a che fare con un dittatore spregiudicato ma abilissimo a sopravvivere: non con un folle imprevedibile da non prendere sul serio e spingere la Corea del Nord a rinunciare alle armi nucleari è inutile perché queste costituiscono la sua principale assicurazione sulla sopravvivenza del regime. Piuttosto il resto del mondo dovrebbe incoraggiare la crescita economica della Corea del Nord e la sua graduale apertura. I nordcoreani dovrebbero ricevere il massimo possibile delle informazioni su quel che accade nel resto del pianeta, in modo che abbiano tutti gli elementi per comprendere cosa è più conveniente per loro e pretendere che il regime inizi a perseguire una strada di riforme.
Come scrive Andrei Lankov, professore all’università di Seul, i Kim non sono degli eccentrici folli imprevedibili. Sono una dinastia di leader abili e spregiudicati, che per più di 70 anni sono riusciti a rimanere alla testa di uno stato totalitario, sopravvivendo a prove che avrebbero spazzato via qualsiasi altro regime. Anche dietro i comportamenti apparentemente più bizzarri si può trovare una ragione perfettamente razionale. I Kim, e in particolare l’attuale dittatore Kin Jong-un, conoscono bene le minacce al loro potere e adottano soluzioni, spesso apparentemente inspiegabili, per farvi fronte. Secondo Lankov, le minacce al regime sono principalmente tre. Il primo timore è quello di un intervento militare straniero sul territorio coreano. E' noto che Saddam Hussein e Muammar Gheddafi sono stati rimossi dal potere con la forza, dopo che attacchi aerei o accordi diplomatici ne avevano eliminato il programma nucleare. I Kim, scrive Lankov, hanno imparato questa lezione e per loro l’arma nucleare è la migliore assicurazione contro un tentativo di aggressione. Quindi sempre secondo Lankov, le minacce nucleari di Kim sono un bluff: per quanti danni possa causare l’esercito nordcoreano, una guerra contro gli USA porterebbe alla fine del regime che è l’unica cosa a cui i Kim tengono veramente. Tuttavia la propaganda del regime coreano ha l'obiettivo di far capire che, se messo all'angolo, non esiterà a ricorrere a tutta la sua forza bellica pur di difendere il regime.
Il secondo rischio più grande per il regime è un colpo di stato interno da parte dei militari. Con questo si capiscono meglio certe scelte apparentemente irrazionali di Kim, come l’uccisione di numerosi generali e di altre figure vicine ai vertici del regime, come lo zio di Kim Jong-un e il suo fratellastro Kim Jong-nam. E' risaputo che il presidente coreano teme i suoi esperti e anziani generali. Anche l’uccisione del fratellastro Kim Jong-nam, secondo Lankov, rispecchia questo timore. Intorno alla figura del fratellastro si sarebbe potuta costituire, infatti, una cospirazione delle élite nordcoreane e nella logica di Kim, è meglio prevenire e intervenire in netto anticipo.
Il terzo pericolo per il regime è una rivolta popolare e questo, secondo Lankov, spiega l’ultima apparente irrazionalità del regime: il fatto che mantenga il paese in una sorta di medioevo economico. Secondo Lankov, però, anche dietro questa scelta si cela un disegno preciso.
Kim sa bene che aprire l’economia significherebbe accettare maggiori scambi e rapporti con la Corea del Sud paese molto più evoluto economicamente, e questo significherebbe che molti sudcoreani viaggerebbero in Corea del Nord e molti nordcoreani viaggerebbero in Corea del Sud. In breve, l’enorme differenza economica tra i due paesi diventerebbe chiara per tutti i nordcoreani.
Secondo Lankov, il risultato potrebbe portare a rivendicazioni dal parte del popolo nordcoreano, che potrebbero premere per una riunificazione tra le due Coree. Un po' quello che accadde in Germania dopo la caduta del muro di Berlino.
Questo non significa che il regime sia completamente sordo alle richieste della popolazione di migliorare la propria condizione di vita. Il risultato, secondo alcuni studi, è che la Corea del Nord ha un’economia che cresce di circa il 3 per cento annuo. Un livello inferiore a quelli dei suoi vicini, ma che al momento sembra sufficiente a garantire una vita migliore alla popolazione, senza al contempo rischiare di destabilizzare il regime.
Il consiglio e l'avvertimento di Lankov all'Occidente, è che il mondo deve prendere coscienza che ha a che fare con un dittatore spregiudicato ma abilissimo a sopravvivere: non con un folle imprevedibile da non prendere sul serio e spingere la Corea del Nord a rinunciare alle armi nucleari è inutile perché queste costituiscono la sua principale assicurazione sulla sopravvivenza del regime. Piuttosto il resto del mondo dovrebbe incoraggiare la crescita economica della Corea del Nord e la sua graduale apertura. I nordcoreani dovrebbero ricevere il massimo possibile delle informazioni su quel che accade nel resto del pianeta, in modo che abbiano tutti gli elementi per comprendere cosa è più conveniente per loro e pretendere che il regime inizi a perseguire una strada di riforme.
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