“Il presidente Donald Trump sarà lieto di parlare con il leader del Venezuela quando la democrazia sarà ripristinata nel Paese”. Questa la risposta del portavoce della Casa Bianca, alla richiesta del leader venezuelano Maduro di avere un colloquio telefonico con il presidente Usa.
Con in più un avvertimento: “Gli Stati Uniti non escludono, se necessario, l’opzione militare per affrontare la delicata situazione nel paese dopo il voto sull’Assemblea costituente.”
”Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, e non escludo l’opzione militare. Il Venezuela non è così lontano dai, e la gente nel paese sta soffrendo e morendo”, ha affermato Trump al termine di un incontro con il segretario di Stato americano Rex Tillerson e l’ambasciatrice americana all’Onu NIkki Haley, convocato per fare il punto sulla Corea del Nord.
Un messaggio chiaro quindi a Maduro, accusato di commettere crimini di “lesa umanità in Venezuela”.
Il governo di Caracas, però, respinge queste accuse mosse anche dall'Onu, accusando l’organismo di “ingannare platealmente la comunità internazionale sugli atti di violenza perpetrati dall’opposizione venezuelana dallo scorso aprile”.
In un lungo ed applauditissimo discorso davanti all’Assemblea costituente, il presidente venezuelano ha denunciato di essere vittima di attacchi da ogni direzione: l’opposizione che promuove “violenza fascista”, i paesi della regione, che “vogliono imporci un blocco”, gli Usa, che finanziano “terroristi paramilitari” e la “borghesia parassitaria”, vera responsabile a suo avviso della acuta crisi economica del paese. Contro tutti questi avversari, Maduro ha lanciato il guanto della sfida. Ai presidenti sudamericani che lo criticano ha detto che vuole “vederli faccia a faccia” in un vertice continentale, e a Donald Trump, che spera fargli cambiare idea sul suo paese, se accetta di incontrarsi con lui a New York, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu.
Ad ogni buon conto, gli osservatori internazionali sono preoccupati, e non poco, di questo clima di guerra.
Con in più un avvertimento: “Gli Stati Uniti non escludono, se necessario, l’opzione militare per affrontare la delicata situazione nel paese dopo il voto sull’Assemblea costituente.”
”Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, e non escludo l’opzione militare. Il Venezuela non è così lontano dai, e la gente nel paese sta soffrendo e morendo”, ha affermato Trump al termine di un incontro con il segretario di Stato americano Rex Tillerson e l’ambasciatrice americana all’Onu NIkki Haley, convocato per fare il punto sulla Corea del Nord.
Un messaggio chiaro quindi a Maduro, accusato di commettere crimini di “lesa umanità in Venezuela”.
Il governo di Caracas, però, respinge queste accuse mosse anche dall'Onu, accusando l’organismo di “ingannare platealmente la comunità internazionale sugli atti di violenza perpetrati dall’opposizione venezuelana dallo scorso aprile”.
In un lungo ed applauditissimo discorso davanti all’Assemblea costituente, il presidente venezuelano ha denunciato di essere vittima di attacchi da ogni direzione: l’opposizione che promuove “violenza fascista”, i paesi della regione, che “vogliono imporci un blocco”, gli Usa, che finanziano “terroristi paramilitari” e la “borghesia parassitaria”, vera responsabile a suo avviso della acuta crisi economica del paese. Contro tutti questi avversari, Maduro ha lanciato il guanto della sfida. Ai presidenti sudamericani che lo criticano ha detto che vuole “vederli faccia a faccia” in un vertice continentale, e a Donald Trump, che spera fargli cambiare idea sul suo paese, se accetta di incontrarsi con lui a New York, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu.
Ad ogni buon conto, gli osservatori internazionali sono preoccupati, e non poco, di questo clima di guerra.
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