LA POLEMICA • Se l’ecologia costa piace di meno. Un responsabile: «A noi costano di più»
di Federico Pani
Sottili, utili per imbustare frutta e verdura e, soprattutto, gratuiti: mancheranno a molti i sacchetti di plastica in rotoli, nei supermercati, nel reparto ortofrutta; meno, mancheranno ai mari e all’ambiente o alle tartarughe che, scambiandole per meduse, restano uccise ingoiandoli. Certo: magari non sarà proprio il nostro sacchetto a rendersi responsabile di tanto, ma è con precisa volontà ecologica che, recependo una direttiva europea del 2015, l’Italia ha addirittura fatto, della sostituzione dei sacchetti leggeri e ultraleggeri di plastica del reparto ortofrutticolo (ma vale anche per articoli di gastronomia e panetteria) con sacchetti biodegradabili, l’oggetto di una nuova legge, entrata in vigore con il nuovo anno. Tutto si potrebbe tranquillamente chiudere così, come una storia ecologica a lieto fine. Senonché: i sacchetti costano. Poco: da 1 a 3 centesimi. Eppure, tanto è bastato per scatenare la polemica.
C’è chi la percepisce come un balzello in più; chi, come un vero e proprio favoritismo politico verso i produttori di eco- sacchetti (facendo nomi e cognomi: da una parte, Matteo Renzi; dall’altra Catia Bastioli, ad di Novamont, leader di settore nella produzione biodegradabile, ma comunque non monopolista di mercato).
L’osservatorio AssoBioplastiche ritiene che la spesa per le famiglie potrebbe essere di 5-15 euro in più all’anno, tenuto conto del possibile riutilizzo; per Codacons la stima arriva perfino a 30-50 euro all’anno. Piccoli inconvenienti pratici, inoltre, si affacciano sul dibattito: è vero che si potrà portare un sacchetto da casa; ma dovrà essere utilizzato una volta sol- tanto (per evitare proliferazioni batteriche); dovrà essere biologico; e il gestore del supermercato potrà riservarsi il diritto di controllare che non sia stato utilizzato prima. Inoltre: il sacchetto è biodegradabile, e quindi riutilizza- bile per i rifiuti organici; a patto però che sia tolta l’etichetta del prezzo che si appone pesandola:quella non si può riciclare. Un responsabile del reparto ortofrutticolo di un supermercato cremonese ricorda che «sì, d’ora in avanti bisognerà pagare per acquistare un sacchetto biodegradabile, tuttavia al supermercato quel sacchetto, da acquistare, costa fino a 10 centesimi l’uno; in buona sostanza, è il supermercato a perderci». «In futuro, tra l’altro, – dice – saranno previsti degli sconti ogni tot acquisti di sacchetti bio». Sulla questione dei controlli, aggiunge: «Sarà difficile che si controlli ogni volta che il sacchetto sia allo stesso tempo biodegradabile, così come che venga utilizzato una volta soltanto».
Una cliente dello stesso supermercato, incontrata a pochi passi dal famigerato reparto ortofrutta, è più che favorevole all’introduzione di misure ecologiche; pensa che, come ogni volta che si introduce una novità, è normale che ci sia un «momento di confusione fisiologico». «Bisogna lavorare – dice – sulle abitudini, farle diventare routine, un po’ come quando venne introdotto l’obbligo di mettere la cintura in macchina». «Il punto – continua – è che non dobbiamo dimenticare che si deve lavorare sulla cultura del riutilizzo e del riciclo (a ciò, in fondo, è finalizzata la legge) e quindi incentivare i comportamenti virtuosi; con ciò voglio dire: ammettere anche l’utilizzo di reti per la frutta o propri sacchetti; insomma: tutti gli aggiustamenti del caso. Senza dimenticare l’enorme quantità di rifiuti che si producono acquistando tutti i prodotti già impacchettati e imbustati; anche nei loro confronti dovrebbero concentrarsi delle politiche di dissuasione».
Sottili, utili per imbustare frutta e verdura e, soprattutto, gratuiti: mancheranno a molti i sacchetti di plastica in rotoli, nei supermercati, nel reparto ortofrutta; meno, mancheranno ai mari e all’ambiente o alle tartarughe che, scambiandole per meduse, restano uccise ingoiandoli. Certo: magari non sarà proprio il nostro sacchetto a rendersi responsabile di tanto, ma è con precisa volontà ecologica che, recependo una direttiva europea del 2015, l’Italia ha addirittura fatto, della sostituzione dei sacchetti leggeri e ultraleggeri di plastica del reparto ortofrutticolo (ma vale anche per articoli di gastronomia e panetteria) con sacchetti biodegradabili, l’oggetto di una nuova legge, entrata in vigore con il nuovo anno. Tutto si potrebbe tranquillamente chiudere così, come una storia ecologica a lieto fine. Senonché: i sacchetti costano. Poco: da 1 a 3 centesimi. Eppure, tanto è bastato per scatenare la polemica.
C’è chi la percepisce come un balzello in più; chi, come un vero e proprio favoritismo politico verso i produttori di eco- sacchetti (facendo nomi e cognomi: da una parte, Matteo Renzi; dall’altra Catia Bastioli, ad di Novamont, leader di settore nella produzione biodegradabile, ma comunque non monopolista di mercato).
L’osservatorio AssoBioplastiche ritiene che la spesa per le famiglie potrebbe essere di 5-15 euro in più all’anno, tenuto conto del possibile riutilizzo; per Codacons la stima arriva perfino a 30-50 euro all’anno. Piccoli inconvenienti pratici, inoltre, si affacciano sul dibattito: è vero che si potrà portare un sacchetto da casa; ma dovrà essere utilizzato una volta sol- tanto (per evitare proliferazioni batteriche); dovrà essere biologico; e il gestore del supermercato potrà riservarsi il diritto di controllare che non sia stato utilizzato prima. Inoltre: il sacchetto è biodegradabile, e quindi riutilizza- bile per i rifiuti organici; a patto però che sia tolta l’etichetta del prezzo che si appone pesandola:quella non si può riciclare. Un responsabile del reparto ortofrutticolo di un supermercato cremonese ricorda che «sì, d’ora in avanti bisognerà pagare per acquistare un sacchetto biodegradabile, tuttavia al supermercato quel sacchetto, da acquistare, costa fino a 10 centesimi l’uno; in buona sostanza, è il supermercato a perderci». «In futuro, tra l’altro, – dice – saranno previsti degli sconti ogni tot acquisti di sacchetti bio». Sulla questione dei controlli, aggiunge: «Sarà difficile che si controlli ogni volta che il sacchetto sia allo stesso tempo biodegradabile, così come che venga utilizzato una volta soltanto».
Una cliente dello stesso supermercato, incontrata a pochi passi dal famigerato reparto ortofrutta, è più che favorevole all’introduzione di misure ecologiche; pensa che, come ogni volta che si introduce una novità, è normale che ci sia un «momento di confusione fisiologico». «Bisogna lavorare – dice – sulle abitudini, farle diventare routine, un po’ come quando venne introdotto l’obbligo di mettere la cintura in macchina». «Il punto – continua – è che non dobbiamo dimenticare che si deve lavorare sulla cultura del riutilizzo e del riciclo (a ciò, in fondo, è finalizzata la legge) e quindi incentivare i comportamenti virtuosi; con ciò voglio dire: ammettere anche l’utilizzo di reti per la frutta o propri sacchetti; insomma: tutti gli aggiustamenti del caso. Senza dimenticare l’enorme quantità di rifiuti che si producono acquistando tutti i prodotti già impacchettati e imbustati; anche nei loro confronti dovrebbero concentrarsi delle politiche di dissuasione».
Commenti
Posta un commento