Fattura mensile, e la beffa è servita


TELECOMUNICAZIONI • Agcom vieta i 28 giorni, le aziende alzano il prezzo abbassando l’offerta 




di Vanni raineri

E la beffa è servita. Ci siamo occupati nei numeri scorsi prima della discutibile decisione da parte di parecchi fornitori di servizi, di telefonia in primis, di fatturare non mensilmente ma ogni 28 giorni, il che innalzava la spesa annuale ricavando di fatto un tredicesimo mese, e poi abbiamo riportato la decisione di Agcom, l’Authority delle Comunicazioni, di vietare tale pratica (legge 172) riproponendo la fatturazione mensile. Non solo, ma anche con la possibilità per l’utente di chiedere il rimborso delle somme illecitamente incassate.
Le aziende gestrici di telefonia hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo, peggiorando anzi la situazione per il contribuente. All’indomani della decisione dell’autorità hanno annunciato che avrebbero rispettato la legge senza indugi, ed ecco come: già tanti cittadini hanno ricevuto l’annuncio di operatori che comunicano il ritorno alla fatturazione mensile secondo quanto disposto dalla legge 172, aggiungendo che la spesa giornaliera resta invariata. Già, ma invariata rispetto alla fatturazione ogni 28 giorni.
Facciamo un esempio. Se un servizio mi costa 30 euro al mese, in un anno pago 360 euro. Se passo a 30 euro ogni 28 giorni, la cifra annuale sale a 391 euro. Se torno, partendo da questa cifra, alla fatturazione mensile, applico l’importo di 32,6 euro. Ecco quindi che la cifra mensile aumenta rispetto a quanto avveniva prima della decisione bocciata.
Infatti il testo inviato da una di queste compagnie recita: “I servizi e le eventuali promozioni attive sul tuo numero subiranno una modifica delle condizioni contrattuali e si rinnoveranno mensilmente anziché ogni 4 settimane. La tua spesa complessiva annuale non cambia. Il numero dei rinnovi mensili della tua offerta si riduce da 13 a 12 e di conseguenza l'importo di ciascun rinnovo aumenterà dell'8,6%”. Eccola la gabola: per rendere vana la decisione dell’Authority, aumentando l’importo dell’8,6% si torna ai vantaggi dichiarati illegittimi.
E non finisce qui, perché come detto il quadro per il cittadino addirittura peggiora rispetto alla situazione fuori legge. Questo perché il numero di minuti, sms e gigabyte di navigazione rispetto al contratto sottoscritto resteranno invariati rispetto alla fatturazione mensile. Semplificando: se il vecchio contratto mensile prevedeva 20 giga di navigazione a fattura, col passaggio a 28 giorni si avevano a disposizione circa 20 giga in più in un anno (il tredicesimo mese, appunto), mentre oggi si torna ai 12 mesi da 20 giga l’uno. Totale: il cittadino paga esattamente come nella criticata fatturazione a 28 giorni e il tutto per un’offerta ridotta. Una beffa nella beffa appunto.
Il fatto è che il governo può intervenire sulle regole (il periodo di fatturazione ad esempio), ma non sulle tariffe, per le quali decide il mercato. Ma il problema è che basta che i diversi operatori si accordino che il ruolo del mercato quale calmieratore si rende inutile. Il problema è che finché gli operatori possono modificare unilateralmente il contratto in corso di vigenza non c’è scampo per l’utente. E’ vero che questo può cambiare operatore, ma se si crea un cartello e tutti adottano lo stesso sistema, ognuno è condannato a rispettare la volontà dei big del mercato.
Quasi quasi, vien da pensare, meglio accettare senza protestare le loro decisioni, per evitare che la situazione diventi ancora peggiore.
Com’è che faceva il testo di quella vecchia canzone di Jannacci? “E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re...”.

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