L’allarme di Bodini: privatizzano la sanità



IL COMMENTO • Dietro al modello lombardo, vede l’ingerenza dei “grandi gestori”


di vanni raineri 

Nella pagina precedente presentiamo il nuovo percorso della Regione Lombardia per i malati cronici. Qui ne parliamo con un noto medico cremonese, ex sindaco e oggi candidato al Senato con Liberi e Uguali, Paolo Bodini.
Quanto è importante il tema della salute nel programma di Liberi e Uguali? 
«Direi che la salute ed il suo rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale è un tema fondamentale nel nostro programma. Nel nostro territorio promuoviamo addirittura Tre incontri su “ Sanità e disuguaglianze”: il 26 febbraio a Cremona, il 27 a Crema, il 28 a Piadena, sempre alle ore 21».

Qual è il suo giudizio sul Sistema Sanitario nazionale visto che come primario ospedaliero lo ha potuto vivere direttamente? 
«Il Servizio Sanitario nazionale ha avuto una costante e significativa riduzione degli stanziamenti nell’ultimo decennio. Si è passati dal 7,5% del Pil nel 2010 al 6,7 nel 2017 e probabilmente si arriverà al 6,5 quest’anno. Saremo sotto la soglia considerata la minima accettabile dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e troppo al di sotto dei più avanzati Paesi europei che sono oltre l’8%. I tagli lineari hanno portato alla riduzione e spesso al blocco del turnover con insufficienza di medici, infermieri e altri operatori sanitari, con allungamento inaccettabile delle liste d’attesa per esami, ricoveri ed interventi. Sono aumentati i ticket e nel 2011 si è introdotto il Superticket. La situazione dei Pronto Soccorso in Italia è emblematica di come non si sia capito come cambiavano i bisogni della popolazione e rende evidente la sotto dotazione degli organici. A fronte di questo è aumentata sensibilmente la quota di risorse che vanno verso il privato convenzionato ed è aumentata la spesa individuale privata. Le assicurazioni si sono buttate a capofitto in questo “mercato” offrendo polizze integrative di ogni tipo e questo problema del welfare aggiuntivo o sostitutivo è purtroppo entrato anche nei contratti collettivi.
Poichè queste assicurazioni divengono poi deducibili dalle tasse, si ottengono in un solo colpo due effetti: diversione di flussi finanziari dal pubblico al privato e riduzione di introito fiscale che ricade poi come un boomerang sulla sanità pubblica».

E sul Modello Lombardo di sanità quale è la sua valutazione? 
«In Lombardia questo processo di privatizzazione della sanità è stato anticipato e potenziato già dalla impostazione voluta da Formigoni ed ora fa un ulteriore salto con i provvedimenti sulla cronicità voluti da Maroni. Le chiamano riforme, ma sono l'esatto contrario! 
Se a questo aggiungiamo gli scandali e le ruberie che hanno costellato la gestione della sanità in Lombardia che hanno portato alla incriminazione di Formigoni e all’arresto del vice- presidente (per citare i casi più eclatanti) ci si rende conto che molto bisognerebbe cambiare in Lombardia».

Può essere più preciso sulle legge che Regione Lombardia ha assunto sulla cronicità? 
«Con questa legge i pazienti più impegnativi (proprio perchè cronici e quindi “consumatori” di maggiori servizi, dagli esami, ai farmaci, ai ricoveri e varie forme di assistenza territoriale) verranno affidati a dei “gestori” e sottratti quindi al rapporto diretto con il loro medico curante, che diventerà una sorta di spettatore. 
Per correttezza si deve dire che questa scelta non è obbligatoria da parte del paziente, ma certo la spinta propagandistica della Regione va in questo senso. Inoltre molti di questi pazienti sono già seguiti egregiamente da centri pubblici (un esempio per tutti il Centro Antidiabetico del nostro Ospedale) che da anni fanno ciò che i “gestori” sono chiamati a fare. Basterebbe ampliare e potenziare questi servizi anzichè penalizzarli con tagli di organico e sottofinanziamento. 
Per dare un’idea della portata di questa riforma, stiamo parlando di quasi 3 milioni e mezzo di persone, un terzo della popolazione lombarda. Ogni gestore ne potrà assistere fino a 200.000 (tre volte l’intera popolazione di Cremona!) e riceverà un compenso forfettario tarato sulla categoria (in tutto 65) in cui ogni paziente verrà inquadrato. 
E’ ovvio che numeri così elevati di pazienti attirano grandi gestori come i fondi di investimento che prevedono significativi guadagni: se no perchè lo farebbero? Questi guadagni deriveranno dai risparmi che i gestori potranno fare sul budget assegnato, che tradotto vuol dire o avere rimborsi generosi, o sottopagare gli operatori o infine “limare” sui bisogno dei pazienti».
Che cosa proponete come Liberi e Uguali? 
«Proponiamo il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale secondo il vero spirito della legge 833 che nel 1978, con grande lungimiranza, lo istituì. Il privato sociale può svolgere un utilissimo ruolo integrativo, ma non sostitutivo e men che meno programmatorio del servizio pubblico. 
Vogliamo che si vada nella direzione del superamento delle diseguaglianze in salute: diritto alla salute per tutti, non per pochi». 











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