Piloni: «Infrastrutture prima emergenza»

VERSO IL VOTO • Il segretario provinciale Pd si candida alle regionali in appoggio a Giorgio Gori. «Se eletto lascerò gli incarichi attuali»

di Vanni Raineri


Matteo Piloni, 37 anni di Crema, è stato consigliere comunale della sua città dal 2007 al 2012, poi confermato quale candidato più votato, ed ha assunto l’incarico di assessore. Da oltre quattro anni è il segretario provinciale del Pd cremonese. Alle elezioni del 4 marzo è candidato consigliere alla Regione Lombardia, raccogliendo il testimone da Agostino Alloni che ha deciso di non ricandidarsi. 

Innanzitutto, gli chiediamo, qual è la situazione nel Pd cremonese che la vede segretario dall’ottobre 2013? 
«Quando ho iniziato nel 2013 il centrodestra governava Comune e Provincia. E il clima nel partito era molto teso a causa di alcune fratture che si erano create a ridosso della campagna elettorale delle politiche e delle regionali nel 2013. Inoltre il bilancio economico della federazione era davvero critico. Cinque anni dopo, oggi, la città di Cremona è amministrata dal centrosinistra e stiamo affrontando la campagna elettorale delle politiche e delle regionali in un clima completamente rinnovato. Ho lavo- rato per ricomporre e tenere insieme, ovviamente non da solo. E rafforzare la presenza del Pd su tutto il territorio provinciale. E anche dal punto di vista economico abbiamo invertito la tendenza, prendendo anche decisioni difficili, ma necessarie per poter dare una prospettiva alla nostra organizzazione. A distanza di quattro anni abbiamo fatto passi avanti importanti, nonostante le tante difficoltà». 

Lo slogan che ha scelto per la candidatura è “diamoci da fare”. Quali saranno le prime istanze del territorio che porterà al Pirellone, qualora fosse eletto? 
«La nostra provincia ha un disperato bisogno di infrastrutture. Le linee ferroviarie che attraversano i nostri territori sono tra le peggiori della Lombardia. I pendolari sono costretti spesso a viaggiare su treni “mono vagone” e convogli a trazione diesel. Se la Regione avesse seguito quattro anni fa il suggerimento di indire una gara europea per il contratto ferroviario, come avvenuto in Emilia Romagna, si sarebbe potuta inserire nel piano industriale la possibilità di acquistare materiale rotabile nuovo a carico del vincitore. In questo modo avremmo avuto già da quest’anno nuovi convogli e un servizio efficiente. E lavorare sull’abbattimento dei passaggi a livello. E poi la necessità di collegare meglio Cremona con Mantova, attraverso la riqualificazione della strada esistente, piuttosto che presidiare i lavori della Paullese verso Milano. Opere strategiche per dare sviluppo al nostro territorio e renderlo competitivo, creando anche nuove occasioni di lavoro, puntando anche sulla formazione professionale e legandola ai bisogni del territorio».

Oltre ad Alloni, il Pd cremasco perde un’altra figura pesante quale Cinzia Fontana, che non si ripresenta per il Parlamento. Il territorio rischia di perdere peso specifico?
«Cinzia ha fatto un lavoro straordinario. La più presente in aula, e sempre disponibile sul territorio. La sua scelta di non proseguire in Par- lamento ha dimostrato ancora una volta che in Politica conta anche lo stile. Come Pd abbiamo comunque lavorato fin da subito per conferma- re i due parlamentari uscenti, Fon- tana e Pizzetti, sapendo che sarebbe stato difficile a causa di questa nuova legge elettorale. La conferma di Pizzetti consentirà al territorio di continuare ad avere un’interlocuzione con il Parlamento. Altri partiti non avranno rappresentanti, noi sì. Credo che il ruolo della Politica non sia quello di piantare bandierine ma di consentire di avere rappresentanti che lavorino nell’intere del territorio». 

Qualora risultasse eletto, lascerà la carica di segretario provinciale? 
«Penso di sì. E lascerò anche l’incarico di assessore al comune di Crema. Mi concentrerò sul ruolo di consigliere regionale, che mi auguro di svolgere tra i banchi della maggioranza. Continuando a lavorare per il territorio più di quanto fatto fino ad oggi». 

Lei è laureato in Musicologia e ha insegnato musica, ha scritto anche un libro sul Festival di Sanremo. Le è piaciuta l’ultima edizione? 
«L’ho vista davvero poco per via degli impegni elettorali, ma tra un mercato e l’altro ho avuto modo di ascoltare alcune canzoni e devo dire che alcune di queste mi sono piaciute, a partire dalle prime tre. Il Festival continua a rimanere una forma di rappresentazione di ciò che c’è nel Paese, e anche i testi di alcune canzoni lo hanno riportato. Per certi versi è come il Parlamento: rappresenta lo specchio del Paese». 


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