Rose per le compagne, botte per i prof

IL CASO • A San Valentino i fioristi hanno portato le rose nelle scuole. Un bel segnale contro le molestie



di Enrico Galletti 

Una contraddizione che corre su due binari paralleli. I professori e gli studenti, la scuola a fare da sfondo. Un titolo volutamente provocatorio, come provocatoria è stata la contraddizione del giorno di San Valentino. Un periodo, quello di inizio febbraio, minato da una violenza che ha varcato le porte della scuola, delle classi, che si è insidiata a più riprese tra i banchi di scuola. A parlare, più di mille altre parole, ci sono i casi emblematici più recenti: quello del piacenti- no, dove un ragazzo di prima media ha mandato al pronto soccorso la professoressa a suon di botte, quello di Foggia, dove i genitori di uno studente hanno rotto il naso al vicepreside dopo che quest'ultimo aveva rimproverato il loro figlio. E ancora nel Comasco, con l'episodio delle bestemmie contro il docente racchiuso anche in un videoclip di qualche minuto che ha fatto il giro del web.
Episodi di violenza che mettono sempre più a rischio la figura dei docenti, le "colonne portanti" della scuola che si fanno un po' più piccole per far fronte all'ondata di violenza e di scarso rispetto nei confronti delle figure degli educatori.
Per qualcuno, la colpa è delle nuove generazioni: sempre meno "ortodosse" e più che mai diversificate. Per altri la colpa è da imputare ai tempi che sono cambiati: non ci sono più gli orizzonti paralleli di una scuola che ti mandava dritto dritto in presidenza e che puniva - all'occorrenza e forse con metodi anche eccessivamente duri - chi sbagliava.
Insomma, chi sbaglia paga, verrebbe da dire. Ma spesso non è così. E in questo clima, a tratti desolante, resta un parallelo un po' più gratificante: quello che si è delineato nel giorno di San Valentino nelle scuole.
Il 14 febbraio scorso, alcuni istituti superiori (a Cremona ma ci sono alcune segnalazioni che parlano anche del territorio cremasco) sono stati "invasi" dai fioristi che hanno consegnato i mazzi di rose alle ragazze direttamente in classe. Un gesto scontato, penseranno in molti. Non del tutto. Far recapitare i fiori, in un'occasione diventata più commerciale che altro, può essere anche un'abitudine consolidata e scandita dagli anni che passano. Ma farli mandare a scuola - con il fiorista che bussa alla porta della classe e lascia professori e studenti a bocca aperta - è tutt'altra cosa. E' un gesto particolare, fuori dagli schemi, sopra le righe. Il gesto che tutti vorrebbero e, perché no, che qualcuno considererà pur imbarazzante. Metti anche che qualche volto, sulle prime, si dipinga di rosso. Ma come si dice, ciò che conta è il pensiero, e in questo caso anche la forma è sostanza. Un gesto d'amore giovanile che entra in classe proprio nei giorni in cui si parla di violenza, di molestie, di mal- trattamenti. Gli stessi giovani che, - vuoi per colpa dei crescenti episodi di violenza nei confronti dei professori, vuoi perché i tempi sono davvero cambiati - vengono etichettati nelle maniere più negative, si rendono partecipi di un gesto che dovrebbe ripetersi ogni anno. Un gesto di speranza ancor prima che d'amore, che rivaluta i giovani e continua a dar fiducia nel loro mondo. Forse la lotta alla violenza dovrebbe partire proprio da qui: dalla considerazione forse banale che come in tutti i mondi paralleli, anche nella scuola non tutte le mele sono davvero marce.

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