Toninelli: «Il M5S è pronto a governare»


VERSO IL VOTO • «Puntiamo a una maggioranza autonoma, se non sarà assoluta troveremo la convergenza su un programma concreto»
 




di Vanni Raineri

L’appuntamento preelettorale di questa settimana è col Movimento 5 Stelle, e in particolare col deputato cremonese Danilo Toninelli, sempre più presente nei talk televisivi e quindi sempre più volto rappresentativo del movimento creato da Beppe Grillo a livello nazionale. 

Il 4 marzo si avvicina e l’ipotesi che il Movimento 5 Stelle risulti il partito più votato è secondo molti osservatori realistica. Considerato probabile che nessuna coalizione avrà la maggioranza assoluta, potrebbe spettare a voi chiedere la fiducia in Parlamento, ma per ottener- la servirebbe accantonare una parte del vostro programma. Ritiene sia uno scenario plausibile? 
«Noi puntiamo ad avere una maggioranza autonoma e siamo fiduciosi di poterla ottenere. Se tuttavia avremo l’onore e l’onere di chiedere al Parlamento la fiducia senza una nostra maggioranza assoluta, contiamo di trovare la convergenza su un programma fatto di proposte concrete in quanto frutto delle istanze dei cittadini, dei bisogni delle imprese e delle famiglie al di là di steccati partici e ideologici».

Il recente incontro richiesto dagli investitori a Di Maio che si è tenuto a Londra sembra un ulteriore riconoscimento del ruolo che il M5S si appresta ad occupare. Ritiene che siano superati i timori di una vostra eventuale vittoria nei mercati internazionali? 
«In realtà i presunti timori nei mercati internazionali sono più il frutto di una opinione che un fatto. Autorevolissimi centri studi e grandi quotidiani avevano annunciato l’apocalisse economica in caso di vittoria del “No” al referendum costituzionale poco più di un anno fa e sono stati ampia-mente smentiti. Premesso questo, i timori dei mercati internazionali non sono tra le nostre preoccupazioni perché sappiamo che le nostre proposte per migliorare la vita degli italiani servono anche allo sviluppo dell’economia del Paese nel suo complesso. Il nostro candidato premier è andato a illustrare queste proposte così come sta facendo in giro per l’Italia». 

Recentemente un rapporto del Censis ha mostrato l’esistenza di 3,3 milioni di italiani che lavorano in nero. Il reddito di cittadinanza che proponete non rischia di incentivarlo ulteriormente? Inoltre, questo tema probabilmente sentito soprattutto in Meridione, legato ai recenti sondaggi che vi danno vincitori in alcuni collegi del Sud (nord al centrodestra, parte del centro al Pd) non rischiano di “meridionalizzare” l’immagine del movimento? 
«Solo una forza politica che pone il rispetto delle regole prima di tutto e che le applica in modo severo prima di tutto a se stessa ha la credibilità per imporle, al contrario di quello che fanno i vecchi partiti, e ciò naturalmente varrà anche per i controlli che necessariamente affiancheranno la misura del reddito di cittadinanza per evitare i possibili abusi. Per questo non ha senso criticare la nostra proposta sotto questo punto di vista: intanto perché altrimenti dovrebbe affermarsi che ogni prestazione del welfare è una potenziale fonte di incentivo ad abusarne ma anche perché la nostra proposta contiene l’espressa previsione di una revoca totale e definitiva della misura per coloro che dovessero tentare di abusarne». 
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda non c’è mai stata connessione tra le nostre proposte e finalità elettoralistiche. La crisi ha colpito durissimamente anche il Nord e credo che l’assenza di una misura che tutelasse dalla povertà senza essere assistenzialistica ma anzi con il fine di un reinserimento lavorativo potrebbe aver pesato addirittura in misura maggiore in una realtà meno “preparata” a vivere le drammatiche conseguenze economiche e sociali di una crisi che è lungi dall’essere finita». 

Il vostro rapporto coi giornalisti negli ultimi tempi è migliorato, tanto che hanno fatto scalpore alcuni endorsement, quando non appoggi diretti come quello del giornalista cremasco Emilio Carelli, ex direttore di Sky Tg24 che si candida con voi in Parlamento. E’ l’informazione che vi ha compreso o voi che vi siete ammorbiditi? 

«Noi abbiamo sempre rispettato l’essenziale funzione del giornalismo e anzi l’abbiamo anche utilizzata come base per le nostre battaglie politiche. Il fatto che ci siano alcuni giornalisti che cercano sistematicamente di screditarci perché sono emanazione diretta o indiretta dei nostri avversari politici non ha a che vedere con il nostro rapporto con la stampa libera e indipendente: si tratta semmai di un conflitto puramente politico, descritto come “conflitto con i giornalisti”». 

Anche in questa tornata i cremonesi voteranno per una serie di politici “paracadutati”. Vi va dato atto che voi vi muovete in modo diverso privilegiando gli esponenti locali, ma il sistema di nomina sul web ha creato polemiche, sia sul basso numero di preferenze a volte necessarie sia per un’informazione poco tempestiva. 
«Al di là dell’indecenza dei “paracadutati” per cui i cremonesi così come i messinesi si troveranno come capolista un personaggio come Maria Elena Boschi, candidata anche nell’uninominale a Bolzano e che non ha avuto il coraggio di presentarsi agli elettori nella sua terra, quello che il Movimento 5 Stelle ha realizzato è qualcosa di unico. Gli eletti M5S saranno gli unici a entrare in Parlamento o perché votati dai cittadini nelle liste nelle parlamentarie online o perché eletti direttamente negli uninominali. Rispetto a questo le polemiche lasciano il tempo che trovano, sia per il numero dei partecipanti, perché per votare era sufficiente iscriversi gratuitamente, sia per quanto riguarda l’informazione che, se è stata poco tempestiva, lo è stata solo perché ha rispettato scrupolosamente una serie di prescrizioni di legge sulla privacy dei partecipanti». 

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