Il caso fiera in consiglio «alleati ai poteri forti»

L’Amministrazione comunale ripristina alcuni veti nello statuto, ma non basta per le opposizioni
Carpani (Lega): «Perche cambiare ora in fretta?» 


di Vanni Raineri 
La polemica di CremonaFiere, con Coldiretti che grida allo scandalo nel tentativo del cda di cambiare le carte in tavola prima che l’assemblea del 27 aprile registri i cambiamenti avvenuti al vertice di alcune associazioni, sbarca in Consiglio comunale. Nella seduta di giovedì pomeriggio infatti si è discusso dell’interrogazione presentata dalla Lega Nord, la più critica nei confronti della decisione dell’Amministrazione comunale di sottoscrivere la variazione allo statuto. 
La Lega ha in pratica chiesto al sindaco Galimberti i motivi di una serie di variazioni statutarie che limitano, quando non azzerano, il potere di controllo e di veto da parte del Comune su CremonaFiere, tenuto conto dell’ingente importo versato di diversi milioni di euro. 
Il veto si riferisce ai piani di investimento a lungo termine, ad operazioni di acquisto e vendita grande rilevanza, mentre altre variazioni riguardano la diminuzione drastica del numero dei componenti il cda, eliminando il diritto di nomina da parte del Comune, quindi l’eliminazione del limite di due mandati per il presidente e del limite massimo per la proprietà di azioni del 25%. In particolare però, si chiedeva al sindaco se non ritenesse più opportuno e prudente attendere la definizione delle condizioni di partecipazione a CremonaFiere di un nuovo partner prima di ridurre diritti e poteri in capo al Comune. L’Amministrazione comunale ha proceduto ad alcune modifiche rispetto al disegno originario, mantenendo al Comune alcuni diritti che nella prima stesura erano stati eliminati. Si tratta di modifiche che non hanno convinto le opposizioni, che si sono espresse con voto negativo quando non hanno abbandonato l’aula. Questo il punto di vista dell’Amministrazione dopo il Consiglio: “Nel Cda della Fiera del 29 marzo con il solo voto contrario di Coldiretti e il voto favorevole dell’Assessore leghista Fava abbiamo scelto di intraprendere un percorso di cambiamento dello statuto della Fiera. La ragione fondamentale è quella di immettere nuovo capitale e costruire alleanze affinché la nostra Fiera (che è una S.p.A. e risponde a stringenti logiche di concorrenza) continui ad essere patrimonio di tutto il territorio e non muoia, anzi cresca ulteriormente. Come Amministrazione a partire dalla bozza del 29 abbiamo fatto un serio lavoro di approfondimento e ora siamo nelle condizioni di proporre al Consiglio comunale un documento di indirizzo che tiene insieme lo sviluppo della Fiera e la tutela degli investimenti che in questi anni il Comune e i cittadini cremonesi hanno fatto proprio sulla Fiera. A partire da una consapevolezza: che la Fiera è un patrimonio di tutti e che per essere salvaguardato innanzitutto non deve morire, ma deve essere rilanciato con forza”. 
Sempre il giorno dopo, il capogruppo leghista Alessandro Carpani non si ritiene soddisfatto: «Sono cambiati solo i veti eliminati, che da 5 sono diventati 3. Ci sono due aspetti: da un lato condividiamo la necessità di fare investimenti per migliorare la gestione della Fiera, e se oggi è fondamentale allearsi con partner che portino soldi freschi significa che in passato qualcosa non ha funzionato; dall’altro perché modificare il vecchio statuto consentendo di andare oltre il doppio mandato? Vedo sotto una strana alleanza tra l’amministrazione e i poteri forti della città. Questo non è il momento giusto: prima si dovrebbe cercare il partner poi mettere mano allo statuto, che comunque potrebbe essere modificato dal partner. Perché perdere potere già adesso, che si va al rinnovo del cda di CremonaFiere e sappiamo che ci sono equilibri che stanno cambiando?». 
Gli esempi non mancano. Proprio il leghista Fava ha votato nel cda in rappresentanza della Regione quando oggi non ha più incarichi. «E’ così, anche se nella prossima seduta dovrebbe esserci il nuovo assessore. Pensiamo solo che per l’Apa vota Piva!». Che notoria-mente fa parte della Libera mentre l’Apa è ormai in controllo di Coldiretti. «E Apa ha il 10% della Fiera. L’impressione è che ci sia la volontà di cambiare ora prima che arrivi qualcun altro ad amministrare». 
Su una lunghezza d’onda simile è Federico Fasani, che è ancora capogruppo del Ncd, in attesa che il centrodestra riesca a proporre un partito unitario: «Per certi versi alcune variazioni sono condivisibili, ma si depotenzia il ruolo del pubblico nella governance della Fiera, e se pensiamo ai milioni di euro investiti qualche riflessione in più andava fatta. Invece l’amministrazione ancora una volta ha cercato di tenere tutto nascosto, e senza l’interrogazione della Lega non se ne sarebbe parlato in Consiglio. E’ la storia di A2A-Lgh che si ripete: nei casi di scelte importanti tengono nascoste le cose, il che dà molto fastidio». Coldiretti però è stata l’unica ad opporsi alla variazione. «Ci sono modifiche che non toccano il Comune ma che mi lasciamo comunque perplesso, come la cancellazione del numero massimo di mandati per il presidente. Io non sono addentro i gravi attriti tra le associazioni agricole, ma oggi Coldiretti è un’entità che va assumendo sempre più credibilità, sono presenti sul mercato quindi se esprimono criticità vanno ascoltati. Ma mi chiedo perché i vari dissidi che ci sono stati tra gli agricoltori non facciano parte del dibattito pubblico». 
Intanto si procede a tappe forzate: per il 26 aprile è stato convocato un Consiglio comunale straordinario per approvare le modifiche allo statuto, che saranno recepite il giorno dopo (il 27) dalla giunta, a poche ore dall’assemblea di CremonaFiere. 

Commenti