Pensione anticipata, italiani poco convinti

PREVIDENZA • Sono solo 17mila le domande definitive dell’Ape arrivate all’Inps. Banca SanPaolo apre la strada 


di Vanni Raineri 
Finalmente è possibile inoltrare le domande definitive all’Inps per l’Ape volontaria, ma non sembra che gli italiani stiano facendo la coda per avvalersi dell’opportunità. L’Ape (anticipo finanziario a garanzia pensionistica) è una sorta di pensione anticipata, che pre- suppone però una somma inferiore a seconda dei mesi di anticipo richiesti. La può richiedere il lavoratore che ha compiuto 63 anni e con un minimo di 20 anni di contributi. Sul sito Inps è possibile utilizzare il simulatore Ape, che consente il calcolo della prestazione cui si ha diritto. Al 17 aprile le simulazioni effettuate sul sito dell’Inps (che ha spedito oltre 11mila certificazioni del diritto) risultano essere 216mila, mentre le domande definitive arrivate all’Inps solo solo 17mila. Il 18 aprile sono anche scaduti i termini per le richieste retroattive (riservata a chi ha maturato i requisiti fra il 1° maggio e il 17 ottobre 2017), che oggi non sono più possibili: per chi fa domanda, l’Ape avrà decorrenza dal primo mese successivo alla richiesta. La piattaforma per l’inoltro delle domande definitive è stata aperta il 12 aprile. Va ricordato che chi richiede l’Ape non sarà costretto a smettere di lavorare, ma potrà proseguire aumentando il montante contributivo, e riducendo così il peso delle rate di restituzione. Già, perché incassare subito la pensione significa restituire poi, nel momento in cui la pensione sarà effettiva, iniziare a restituire quanto ricevuto alla banca con cui si è stipulato il contratto. E le banche, si sa (e ci mancherebbe), non regalano nulla. Al momento della domanda si comunica la scelta della banca che finanzierà l’operazione e della compagnia assicuratrice che coprirà il rischio di morte del lavoratore prima di aver saldato le rate di rimborso. Già, perché se dopo aver incassato la prepensione la persona dovesse avere la malasorte di morire, la banca non potrà più trattenere la somma dalla sua pensione. Ci penserà quindi la compagnia assicurativa, il che però rappresenta ovviamente un costo ulteriore per chi si avvale dell’Ape. 
Insomma, non siamo così certi che ci sia grande convenienza ad andare in prepensione volontaria, e meno certi ancora sembrano essere gli italiani. 
Intanto Intersa SanPaolo ha comunicato, alcuni giorni fa, di essere la prima banca a finanziare l’anticipo pensionistico volontario. Il tutto sulla base dell’accordo quadro sottoscritto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Abi, Ania e Inps che ha stabilito le norme attuative. Uno strumento di flessibilità introdotto in via sperimentale dalla Legge di Bilancio 2017 e prorogato fino al 2019. 
Stefano Barrese, responsabile della Banca dei Territori, spiega: «Intesa Sanpaolo è riuscita a far fronte in tempi molto stretti ad una urgente esigenza sociale ovvero la disponibilità del finanzia- mento, mezzo indispensabile per accedere all’Ape. Tutto ciò in coerenza con il nostro più ampio impegno a mettere a disposizione strumenti in grado di dare maggior sicurezza alla terza fase del- la vita tramite un ventaglio di soluzioni, dalle forme di previdenza complementare alla tutela della propria salute e dei propri cari con soluzioni assicurative mirate». In pratica, l’Ape si configura come un finanziamento, un reddito ponte della durata massima di 43 mesi. Intesa SanPaolo verserà la somma stabilita (calcolata sull’importo della futura pensione) sino a quando il richiedente non inizierà a percepire la vera pensione di vecchiaia. A questo punto si inizierà a restituire il prestito, per la durata di 20 anni (è possibile estinguere prima l’intero debito), a un tasso fisso uguale per tutto il sistema bancario. Il vantaggio sta nella detrazione fiscale fino al 50% della quota interessi e della copertura assicurativa, che è prestata da una compagnia terza e tutela gli eredi in caso di premorienza. Un vantaggio che sinora non sembra avere convinto molti. 





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