Sinistra, dopo il ko da dove ripartire?

POLITICA • Franco Bordo e Marco Pezzoni indicano la strada per ricostruire il rapporto coi cittadini 


di Vanni Raineri 
La sinistra, non solo in Italia ma in tutta Europa, sta attraversando una profonda crisi che da noi si è manifestata in tutta la sua gravità alle recenti elezioni politiche. Le solite divisioni non hanno fatto altro che allontanare ancor di più gli elettori, che comprendono meno rispetto al passato i distinguo arzigogolati, gli scontri personali, e guardano con maggiore interesse i messaggi semplici, concreti e pragmatici che hanno fatto trionfare Lega e 5 Stelle. Da dove ripartire? Non basta riunire le varie anime, che continuano ad aggiungersi a sinistra (dal Pd Liberi e Uguali, e poi Potere al Popolo), serve una riflessione seria, come si dice in politichese, ma fatta davvero su come riavvicinare i cittadini. 
Ne parliamo con due esponenti di grande esperienza, recentemente confluiti in LeU: gli ex parlamentari Franco Bordo e Marco Pezzoni. 
Bordo si è fatto apprezzare per una recente riflessione con cui si è congedato da tutti coloro che lo hanno sostenuto. “Il 4 marzo non ero candidato – ha scritto -; cionondimeno, sento anche sulle mie spalle il peso di una sonora sconfitta... Il disorientamento è notevole, direi trasversale... Se non stiamo attenti, questa volta la botta si può trasformare in un colpo letale. Per la sinistra ma anche per la democrazia del nostro Paese. Non vedere le nostre patologie di fondo, stavolta, sarebbe suicida. Quante cose o proposte abbiamo bollato, con un eccesso di presunzione, come “populismo”? Quante volte, anche con disprezzo, abbiamo parlato di “antipolitica” di fronte a quelle richieste di sobrietà, trasparenza, correttezza nel gestire la cosa pubblica? In quante occasioni, e perché, non abbiamo più saputo ascoltare la sofferenza, sempre più diffusa nel nostro Paese, e la richiesta di maggiore uguaglianza? Da quanto tempo, a sinistra, manca un pensiero profondo, una visione che parli di alternativa, di modifica dello stato delle cose?”. 
Un pensiero apprezzabile anche perché parte da una profonda autocritica.
A questo punto, chiediamo a Franco Bordo, da dove ripartire? Ed è necessario farlo dall’opposizione o si può valutare, a certe condizioni, un appoggio al M5S da parte del Pd e di LeU? 
«In questi giorni, Di Maio, il capo del maggior partito, si deve far aiutare da una “commissione di esperti” per valutare le proposte degli altri partiti. Andiamo bene! Comunque, a me pare che sulle alleanze utili a comporre il nuovo governo si stia assistendo ad un bel teatrino. Penso che il M5S abbia già deciso con chi stare, con la Lega, e sta lavorando perchè il rospo da ingoiare, Berlusconi, possa essere presentato come un girino. Per cui immagino che la sinistra starà all’opposizione. 
Più che “ripartire”, la sinistra, nel suo insieme, dovrebbe “partire” con nuovo progetto, un nuovo profilo, nuove proposte. Lo schema delle due sinistre, che poi diventano 3 o 4, è stato bocciato dagli elettori, così come son state bocciate buona parte delle azioni di governo portate avanti dal Pd, soprattutto quelle in campo sociale e del lavoro. Se il Pd nelle prossime settimane farà la scelta giusta, quella di aprire una fase congressuale non burocratica o basata solo sulla leadership, ma bensì di aprirsi ad un confronto vero con il Paese, con le classi sociali che hanno indirizzato il loro voto da altre parti, forse sarà possibile riportare un popolo a credere di nuovo ad un progetto progressista. Un progetto che parli di diritti (diritto ad un lavoro vero ed un reddito giusto, diritto a curarsi senza svenarsi, ad esempio) ma anche di doveri, soprattutto verso chi evade, corrompe, delinque ma anche chi considera il lavoro degli altri soltanto come strumento del proprio arricchimento». 
Anche a Marco Pezzoni, dall’alto della sua esperienza politica, chiediamo come si ricostruisce una sinistra in Italia. 
«Non ci sono ricette, né dall’alto né dal basso. Non so nemmeno se basti il buon consiglio “medico, cura te stesso!” visto che la rinascita della sinistra deve comunque partire dagli attuali soggetti in campo e dal loro spazio e ruolo “sociale” più che da quello istituzionale. E’ nella società in continua trasformazione che si costruisce il futuro; è nella messa in discussione del modello tecnocratico nichilista del capitalismo globalizzato che si possono aprire prospettive. Le forze politiche di sinistra e di centrosinistra devono rendersi conto che hanno perso il campionato e non una partita : sono retrocessi! Altrimenti cosa significa crisi e sconfitta storica, come la definisce Gianni Cuperlo? Invece Matteo Renzi dichiara che il risultato elettorale del 4 marzo è solo una battuta d’arresto e che la “rivincita” è più vicina di quanto si pensi. Rivincita contro chi? Contro gli elettori che il Pd ha perso, dimezzando il proprio consenso? Mi riferisco al Pd, come a Liberi e Uguali, come a Potere al popolo, perché anche chi si ritiene di sinistra o più di sinistra è dentro la stessa crisi delle forze progressiste e di centrosinistra in Italia e in Europa, è dentro gli stessi processi che gonfiano le vele alle Destre che sono contemporaneamente neoliberiste e protezioniste, illiberali e individualiste, accomunate da un nazionalismo aggressivo: Trump e Putin, Orban ed Erdogan, in contesti geopolitici diversi, sono le Destre di oggi!». 
Venendo all’attualità, il M5S ha detto chiaramente di preferire l’accordo con la sinistra rispetto al centro-destra, e in fondo parecchi suoi elettori si ritroverebbero “a casa”. Non sarebbe il modo migliore per tornare a dialogare con loro? 
«Le attuali schermaglie per fare o non fare il nuovo Governo sono inevitabili. Sono la conseguenza di un risultato elettorale ampiamente annunciato, anche grazie alla legge elettorale Rosatellum: nessuno dei tre poli ha i numeri per governare da solo. Però in un suo editoriale, Eugenio Scalfari scrive che adesso siamo di fronte ad un nuovo bipolarismo: Movimento 5 Stelle da un lato, Centrodestra egemonizzato da Salvini dall’altro. Se fosse così, vorrebbe dire che il Movimento 5 Stelle ha preso il posto del Pd nel sistema politico italiano. In una democrazia sana, dove funziona la democrazia dell’alternanza, questa è una novità di grande rilievo. Il Pd, anche se ferito e gravemente malato, dovrebbe favorire questa nuova dialettica bipolare impedendo la saldatura tra i 5 stelle e la Lega e smettendola di fiancheggiare Berlusconi. So bene che Di Maio persegue la logica dei “due forni” e quel che è peggio giudica superata la distinzione tra Destra e Sinistra. Ma proprio per questo sarebbe utile e urgente favorire la maturazione dei 5 Stelle in senso progressista, aiutandoli ad assumere la responsabilità di governo in alternativa al centrodestra. Temo che prevalga invece la logica della ritorsione e l’illusione che si recupereranno voti dal fallimento degli altri e da un elettorato che, attenzione, non ha più da tempo una “casa” di riferimento e non è detto che voglia tornare a casa. Temo infine che, con la gravissima tensione internazionale sulla Siria, si prepari “l’ingabbiatura” delle spinte più innovative, riportandole dentro una responsabilità di tipo conformistico». 

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