Strade come gruviera “Vi spiego il perché»

LAVORI PUBBLICI • Parla un imprenditore: «Non si interviene sul sottofondo, e ribassi d’asta eccessivi» 


di Vanni Raineri


Le proteste dei cittadini ormai non si contano più, spesso affidate ai social. La situazione è sotto gli occhi di tutti: lo stato delle nostre strade è sempre peggiore, spesso pietoso. Se si fa il parallelo con quanto avveniva 15 anni fa, prima della crisi che ha travolto tutti ma in particolar modo i bilanci degli enti locali, il quadro è molto triste.
Se affrontiamo il discorso con i nostri politici, ci si limita spesso ad un allargar di braccia, a un “vorrei ma non posso”.
Ma per sapere cosa è cambiato negli ultimi anni e se davvero si sia costretti a sopportare strade quasi impercorribili, abbiamo deciso di incontrare un importante imprenditore che si occupa principalmente proprio di realizzare strade. Lo abbiamo intervistato garantendogli l’anonimato, proprio perché l’obiettivo è di avere la massima chiarezza sull’argomento.

Allora, l’impressione è che, senza soldi, si inseguano le emergenze. E così? 
«E’ così perché la manutenzione non si fa più come avveniva in passato. Bisogna anche considerare che rispetto a 20 anni fa i carichi pesanti sono aumenta- ti. Le buche ci sono perché il sottofondo non è adeguato ai carichi che ci sono oggi, di conseguenza si rompe la massicciata. Dobbiamo immaginare l’asfalto come il parmigiano sui marubini: quel che conta è ciò che c’è sotto». 

Dunque si preferisce migliorare l’aspetto di una strada destinata a deperire rapidamente. «Questo a partire dalle strade bianche, dove i comuni non mettono più ghiaia. Sarà per ragioni economiche, ma di fatto non lo fanno più. Fino a 10 anni fa la nostra azienda aveva parecchi appalti per la fornitura di ghiaia: oggi non più. Sulle altre strade il problema più grande è proprio la massicciata, che non c’è. I fossi che affiancano le strade si allargano con l’acqua che vi scorre all’interno e i comuni, proprio per accontentare noi cittadini o per ignoranza, purtroppo fanno il classico tappetino di asfalto di 3 centimetri che non conta niente. Ripeto, il vero problema è che non esiste la massicciata. Continuiamo a posare il tappeto senza una base sotto. Posso fare due esempi che mi riguardano direttamente: in un caso sono stato costretto ad asfaltare in quella maniera, e va avanti così da tanti anni con i problemi che stanno già emergendo, in un altro abbiamo realizzato una nuova strada da poco che non si romperà più. In passato si rispettavano i tempi per la manutenzione, oggi si procede solo quando monta la protesta dei cittadini». 

Con l’imprenditore facciamo l’esempio di una strada particolarmente malmessa. 
«In quel caso –afferma l’imprenditore – in sede di appalto c’è stato uno sconto di quasi il 50%. Quella strada era già ammalata ed è stato fatto il classico rattoppo, non risolvendo il problema. Oltre a ciò, ci sono aziende che offrono ribassi con cui non acquisti nemmeno il materiale». 

Ma le nuove regole sugli appalti non costringono le amministrazioni a scartare le offerte più basse? 
«Accade ancora oggi, regolarmente. Quando le imprese invitate sono meno di 10, come accade per i piccoli comuni, vale ancora la regola del massimo ribasso. Solo se si supera tale cifra si applica il regolamento con l’esclusione delle offerte più alta e più bassa e un calcolo per la scelta della vincitrice». 

Qualcuno ha scritto che oggi si usa la metà del materiale rispetto a 10 anni fa. Le risulta? 
«Non penso. Ci sono meno appalti, meno lavori, questo sì, ma anche sulla qualità della materia prima oggi gli impianti sono tutti certificati». 

E’ corretto sostenere che se si ammalorano gli strati inferiori, poi intervenire costa di più, e quindi non conviene nemmeno economicamente procedere a rattoppi? 

«Quando si verifica il degrado è certamente così, è peggio intervenire quando è tardi. A conti fatti, non costerebbe di più fare le cose per bene. A tutto ciò si aggiunga che una volta c’erano i cantonieri, che tra le altre cose facevano defluire l’acqua che ora resta sulle strade a peggiorare la situazione». 

Quando non arriva la neve.
«In questo caso è il gelo che fa scoppiare le strade, c’è poco da fare se non togliere la neve in fretta». 

E’ vero che esiste un nuovo bitume capace di penetrare al meglio nelle crepe? 
«Certo, ma non per le nostre strade. Ci sono macchine che lo fanno, ma servono per le autostrade, da noi sarebbero soldi buttati». 

Si parla anche di materiale plastico, poi c’è la Germania con alcune autostrade dure e rumorose. 
«E’ il cosiddetto drenante, rumoroso e con materiale gommoso, ma serve solo sulle autostrade, dove si procede dritto, senza sterzare, cosa che lo rovinerebbe con l’attrito delle gomme sulle strade normali. All’estero ci sono anche strade fatte in cemento, come era una volta la Cremona-Brescia: meglio lasciar perdere». 

Facciamo per ipotesi che la eleggano sindaco... 
«Per carità: è impossibile». 

Prendiamo lo stesso l’ipotesi. Cosa farebbe come prima cosa per le strade, tenendo conto delle risorse limitate? 
«Coi soldi che ho a disposizione, piano piano cerco di risanare le strade una ad una partendo dalla massicciata. Insisto: si deve partire dal sottofondo che oggi non c’è». 

Ho capito perché non può fare il politico: chi amministra mica investe a favore di chi verrà dopo di lui... 
«Spesso è possibile intervenire sulla massicciata con stabilizzazione calce e cemento, spendendo non tanto. Nelle autostrade è la norma: è un sistema inventato dagli americani per necessità di guerra». 

Un’ultima cosa: se le nostre strade sono in pessime condizioni, oltre Po, nel Parmense e nel Pia- centino, la situazione sembra essere ancora peggiore. 
«Oltre il fiume, in Emilia le strade tendono a muoversi alla base perché il terreno è argilloso». 

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