«Una vita senza social network? Impossibile»

IL CONVEGNO • Sabato scorso a Crema conferenza sulle dipendenze da smartphone. Protagonista una ricerca di Angela Biscaldi 


Un dibattito acceso sul ruolo dei social network. L’occasione, sabato scorso, negli spazi della Fondazione San Domenico di Crema, è stata quella di illustrare alla cittadinanza i risultati di una singolare ricerca etnografica. Una settimana senza social network per quarantasei giovani del liceo artistico Munari di Crema. Ce la fanno solo tre ragazzi, gli altri mollano, qualcuno subito, altri durante la settimana. La ricerca, chiamata “(Non) posso fare a meno di voi”, ha voluto capire se davvero quello della dipendenza dai social network, soprattutto in ambito giovanile, stia diventando un rischio. Ad illustrare i risultati e a discuterli, una tavola rotonda che ha visto la presenza di Angela Biscaldi, antropologa e docente dell’Università degli Studi di Milano, Alba Caridi ed Elisa Tagliati, insegnanti del liceo artistico in cui si è svolta la ricerca, Roberto Poli, direttore dell’unità operativa di psichiatria dell’Asst Cremona, ed Enrico Galletti, 18enne, collaboratore del Corriere della Sera (oltre che del nostro settimanale). Biscaldi ha tracciato una panoramica della ricerca, illustrando obiettivi e risultati raggiunti. «Non abbiamo imposto alcun divieto ai ragazzi – ha precisato –. Abbiamo solo chiesto loro di mettersi alla prova, innanzitutto con se stessi, per capire se i giovani, oggi, possono fare a meno del cellulare». Alcune curiosità sulla ricerca. Qualcuno, a settimana inoltrata, ha detto che non avrebbe potuto festeggiare il compleanno di sua madre senza scattarsi un selfie con il cellulare, altri hanno detto di trovare ambiguo il camminare, di mattina, verso il pullman, senza lo smart-phone tra le mani. «Mi sembra di camminare in modo diverso», ha detto una ragazza. La tavola rotonda è stata moderata dalla giornalista Bibiana Sudati. In platea, oltre a un gruppo nutrito di adulti e docenti, anche alcuni studenti. Poli ha analizzato il fenomeno della dipendenza dei social da un punto di vista medico, spiegando come «l’ossessione da social media possa essere racchiusa in un’espressione chiave: “digito ergo sum”, che riassume il desiderio di restare al passo con i tempi, aumentando la propria presenza sui social e non facendosi mai trovare impreparati». Interessante anche la prospettiva delle docenti, che durante la settimana di “astinenza” hanno seguito passo dopo passo i ragazzi, aiutandoli nella stesura del loro “diario di bordo”. «Qualcuno – hanno raccontato le insegnanti – ha detto di aver letto una quantità infinita di libri, senza smartphone a disposizione». Galletti, invece, ha portato la prospettiva dei giovani, spiegando come «la consapevolezza che i social stiano mettendo a rischio la nostra vita deve coinvolgere anche la sfera degli adulti, spesso inconsapevoli che un utilizzo sbagliato dei social possa portare a conseguenze serie». Significativi anche gli interventi del pubblico. Un giovane ha portato la sua prospettiva, insolita, ma accattivante: «Una ricerca come questa non ha senso. Se la tecnologia ha migliorato la nostra vita, perché sforzarsi di farne a meno?». Questione di punti di vista. 

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