«Vado in vacanza... con permesso» L’esercito dei “furbetti della 104”

Il Caso • Nuovi illeciti nel permesso per l’assistenza ai familiari: conto da 800 milioni di euro all’anno 


di Enrico Galletti 
Con la legge 104 andavano dappertutto. C’è l’impiegato comunale beccato a giocare una partita di calcetto in orario di lavoro invece di accompagnare il fratello “paralitico” in ospedale, il “portatore di handicap” colto di sorpresa fra le poltroncine del cinema porno di Miami, il figlio che con l’alibi della “madre gravemente malata” approfittava del suo permesso retribuito per fare un tour nelle capitali europee e postava fior fior di foto su Facebook, all’ombra della Tour Eiffel e ai piedi del Westminster Bridge. Insomma, i permessi della legge 104 per molti sono l’occasione di espletare gli impegni più disparati. Perché, come dice il regolamento, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati che si trovano a dover prestare assistenza a familiari con handicap in situazione di gravità possono godere di speciali permessi retribuiti. In soldoni, si tratta di un “budget” di tre giorni liberi al mese regolarmente retribuiti. Fatto sta però che negli ultimi mesi è stata pioggia di utilizzi illeciti del permesso retribuito della legge 104. I cosiddetti “furbetti del permesso” hanno utilizzato i benefici previsti dalla legge senza averne realmente il diritto. 
È successo dalla Sicilia alla Campania, fino alla Calabria, passando per l’Umbria e il Lazio. Un po’ meno al nord. I furbetti sono soprattutto nel pubblico impiego, nella scuola, negli uffici Inps e nei ministeri. Ma che strategia hanno usato per approfittare di giorni di permesso senza averne realmente il diritto? Semplice. In molti hanno fatto in modo di ottenere l’affido (solo sulla carta) di una persona diversamente abile, magari conoscendola a malapena, senza esserne necessariamente parenti. In questo modo, burocraticamente, tutto tornava. Ma con questo tranello la spesa aumenta e a pagare il conto dell’abuso di quello che dovrebbe essere un diritto per il lavoratore sono le casse dello stato. Il prezzo dei permessi e dei congedi, infatti, costa alle casse pubbliche più di 3,3 miliardi di euro. Gli abusi, invece, si aggirano intorno ai 700-800 milioni di euro l’anno. La considerazione, a questo punto, è quasi spontanea. 
Molti disabili rilevano la mancanza di risorse per far fronte alle difficoltà quotidiane. Se la spesa dei permessi illeciti cessasse di finire a beneficio dei “furbetti del permesso”, di quanto potrebbe migliorare la situazione dei cittadini disabili e degli anziani che necessitano di aiuti e sussidi? Di molto. 
I beneficiari di permessi retribuiti nel settore privato, nel 2015, erano meno di 450mila, con una spesa per l’Inps di 1,3 miliardi. Nel 2016, invece, hanno superato quota 460mila, con una spesa che supera 1,5 miliardi. Una vita florida per chi, con il permesso retribuito per assistere un familiare malato, va candidamente a giocare a calcetto o fa il tour dell’Europa. Ma c’è una mancanza, grave, che denota un atteggiamento pressoché da principianti nei “furbetti del permesso”. Nelle foto pubblicate su Facebook, a corredo di un selfie di fronte al Partenone e del reportage completo da bordo vasca, manca l’hashtag: #legge104. Con tanto di faccine sorridenti, ovviamente.



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