Il disfacimento dell’euro? Per Bagnai era «una cosa certa»

POLITICA • L’economista della Lega lo dichiarò al “Piccolo” 4 anni fa. Tre cremonesi nel possibile governo 


di Vanni Raineri 
C’è ovviamente grande interesse per la formulazione del nuovo governo gialloverde, se almeno come
sembra la trattativa tra M5S e Lega sfocerà in un accordo. Noi cremonesi, che abbiamo appena lamentato l’assenza nelle cariche regionali, potremmo rifarci alla grande con Carlo Cottarelli o Emilio Carelli premier e Danilo Toninelli ministro.
Nell’attesa, abbiamo rispolverato un’intervista che il Piccolo fece poco meno di di 4 anni fa (era il 18 ottobre 2014 ad Alberto Bagnai, da poco senatore della Lega e, assieme a Claudio Borghi, punto di riferimento principale del Carroccio sui temi di economia, che sono quelli più sensibili, come mostra il nervosismo dei mercati di questi giorni. 
Bagnai è docente di Politica Economica presso la Facoltà di Economia dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, oltre ad essere ricercatore associato presso l?università di Rouen e membro del direttivo dell'International Network for Economic Research. Nelle vesti di esperto di economia della possibile maggioranza è stato scelto come relatore del Def 2018, scritto da Gentiloni ma che sarà discusso in un Parlamento con una maggioranza profondamente rinnovata. «La mia sarà una relazione oggettiva – ha detto Bagnai solo due giorni fa a Radio Radicale – anche se sembra una situazione paradossale, non essendoci oggi una maggioranza e un’opposizione; poi in aula ci sarà la discussione politica». Che è prevista fra un paio di settimane, quando magari il governo sarà già in attività. 
Bagnai è tra i papabili ministri del futuro governo, o all’Economia o, data la sua fama di euroscettico, all’Istruzione. Nei giorni scorsi ha affermato che l’uscita dall’Euro non è una priorità della Lega, ma quando non sedeva in Parlamento ed aveva una libertà di azione maggiore, quale era il suo pensiero? Ecco dunque che rispolveriamo alcuni spunti di quell’intervista rilasciata al nostro direttore Daniele Tamburini all’indomani della manifestazione con cui il Movimento 5 Stelle chiedeva l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. 
«Gli italiani attribuiscono all’Europa, a ragione, la causa della recessione più grave nella storia dell’Italia unita, dopo quella causata dalla Seconda guerra mondiale... È la conseguenza dell’aver adottato un sistema di regole monetarie e fiscali troppo rigide, inadatte a cogliere le sfide della globalizzazione... Un riallineamento del cambio dell’entità che si ritiene plausibile per l’Italia (circa il 20% rispetto ai paesi del Nord Europa, circa il 10% rispetto al dollaro) permetterebbe di rilanciare l’economia, riportando la disoccupazione sotto al 7% in cinque anni. L’inflazione arriverebbe a un massimo del 4% nel secondo anno, poi tornerebbe rapidamente verso il 2% previsto dalle regole europee, che oggi non vengono rispettate condannandoci alla deflazione. La maggiore crescita avrebbe un impatto positivo sui conti pubblici, riportando il bilancio in pareggio dopo due anni e il debito sotto al 120% del Pil in 5 anni... Il problema è di ordine politico... L’intransigenza tedesca è quella dell’usuraio che strozza il debitore». 

Quali conseguenze subi-rebbero coloro che hanno contratto un mutuo, un finanziamento, che ovvia-mente è stato negoziato in euro? 
«I mutui denominati in euro e disciplinati dal diritto italiano verrebbero convertiti in nuove lire ai sensi dell’art. 1281 del Codice Civile, quello che venne applicato quando uscimmo dalla lira. A una rata di 500 euro corrisponderebbe una rata di 500 nuove lire... Il valore interno della nuova valuta (e quindi il potere d’acquisto) non verrebbe particolarmente alterato».
Quanto si svaluterebbe la nuova moneta? 
«L’entità degli squilibri accumulati lascia prevedere una svalutazione fra il 20% e il 30%». 
E il debito pubblico?
«Il rimborso ci costerebbe il 20% in più, ma col rilancio dell’economia è un costo che potremmo per- metterci». 
La Banca d’Italia tornerebbe a battere moneta? 
«Certo, lo scopo è questo, riappropriarsi di sovranità monetaria». 
E ancora: « L’Unione Europea è un mostro di burocrazia, un bancarottiere seriale... Questo organismo necessita di una profonda riforma, e il primo passo di questa riforma è lo smantellamento dell’euro, che sta portando al collasso l’economia e la civiltà di quello che una volta era un faro di cultura e progresso, l’Europa... In conclusione, il disfacimento dell’euro non è un evento probabile: è un evento certo». 
Così parlò il professor Bagnai, papabile prossimo ministro.

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