«L’ho picchiato, ma ho le mie ragioni»

LA TESTIMONIANZA • Ieri una troupe di “Pomeriggio Cinque” in città. Barbara D’Urso: «Non ti giustifico, ma ti capisco» 


di Enrico Galletti 
«Ho chiuso la pizzeria e senza nemmeno pensarci sono corso in stazione. Immediatamente ho cercato la polizia ferroviaria, ho spiegato che avevo sentito mia moglie in lacrime, che tutto questo era inaccettabile. Uno dei poliziotti mi ha riso in faccia». Una pausa di silenzio e i ricordi di quell’aggressione che si fanno più nitidi. «A quel punto non ci ho più visto, mi è scattato l'embolo e ho agito di impulso». Andrea Pistoia, 36 anni, originario di Palermo e titolare di una pizzeria in via Dante, ha raccontato ieri pomeriggio ai microfoni di Pomeriggio Cinque (contenitore di approfondimento condotto da Barbra D'Urso) la sua versione dei fatti dell'aggressione avvenuta l'8 maggio in stazione a Cremona. 
I FATTI 
La coppia residente a Cremona ha un figlio, Giovanni, disabile in carrozzina. Quel giorno, il giorno del pestaggio, la mamma e i figlioletti sono scesi dal treno proveniente da Roma e a Milano Centrale si sono portati verso il binario 23 per prendere la coincidenza per Cremona. Il convoglio era già in partenza, ma dopo alcuni cenni fatti con le braccia dalla moglie di Andrea le porte si sono aperte per dare la possibilità alla famiglia di salire. «Mia moglie - ha spiegato l'uomo in tv - ha chiesto al capotreno di aiutarla a far salire la carrozzina del figlio, ma lui ha detto che non era possibile». Così, stando alla versione del cremonese, i suoi figli e la moglie sarebbero rimasti per tutta la durata del viaggio all’ingresso del convoglio, tra le due porte e le scale. E nel pieno della loro indignazione avrebbero mandato una foto della situazione via smartphone al papà, che a casa si stava preparando ad aprire la pizzeria. Lui si è subito portato in stazione. 
LA TESTIMONIANZA 
«Per i miei figli farei qualsiasi cosa, - ha raccontato l’uomo -, non accetto che vengano trattati come sacchi di patate. Abbiamo fatto degli sforzi sovrumani per cercare di inserirlo nella società, ci siamo trasferiti a Cremona per poterlo curare. In quei momenti ho pensato morisse. L'indifferenza della polizia ferroviaria, poi, mi ha demoralizzato ancora di più. Un capostazione ha preso a cuore la mia situazione, che oscillava fra indifferenza e ipocrisia». A quel punto è successo l'impensabile. «Ho aspettato che il treno arrivasse a Cremona, poi ho rivisto la mia famiglia provata. Mi sono rivolto verso il capotreno e non c'ho più visto: gli ho dato solo un pugno e un calcio». A parlare c'è anche un video amatoriale che documenta l'aggressione, dove il capotreno è immobile a terra. Sono circa le 19:30 quando si scatena l'aggressine. E in stazione piomba il silenzio. Pistoia ai microfoni di Mediaset tira le somme del suo gesto. «Moralmente ho sbagliato, mi vergogno del mio gesto, ma non giustifico e non chiederò scusa per quello che è successo. Il capotreno avrebbe dovuto trattare la mia famiglia in modo diverso. Il mio è stato un grido di disperazione». Un discorso incalzante che a più riprese incontra gli applausi del pubblico in studio. «Non ti giustifico, ma ti capisco - ha detto la D'Urso -, la violenza non la voglio sentire, ma quando ti vengono i cinque minuti... ti posso capire». 
LA VERSIONE DI TRENORD 
Il capotreno vittima dell'aggressione non parla, se non attraverso un comunicato di Trenord che prova a ricostruire i fatti. «Una cliente con ragazzo disabile in carrozzina è arrivata di corsa al binario 23, quando le porte del treno stavano per chiudersi. La cliente ha impedito la chiusura delle porte, trattenendole. La porta si è riaperta ed è intervenuto il capotreno, che ha accolto a bordo entrambi i viaggiatori diretti a Cremona». Poi l’inizio del diverbio. «Dopo aver fatto presente alla signora l’irregolarità del suo comportamento ai fini della sicurezza, il capotreno l’ha informata che per i viaggiatori con disabilità è a disposizione il servizio della Sala Blu di RFI e l’ufficio di Trenord. Nel frattempo il capotreno si prodigava di ottenere dalla Sala Operativa il trasferimento da un binario non accessibile a Cremona a un binario accessibile, adeguato per la discesa di carrozzine. L'operazione è terminata con esito positivo nell’ora di viaggio tra Milano e Cremona. Poi il capotreno è stato improvvisamente e selvaggiamente aggredito da un uomo, che ha continuato a colpirlo anche dopo averlo fatto cadere a terra».

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