«Noi, pendolari nei viaggi del terrore»


Quando la sicurezza a bordo diventa un miraggio
Sui treni sempre meno al sicuro. La protesta: «Siamo costantemente in pericolo». La cronaca documenta 


di Enrico Galletti 
Luisa si guarda intorno. Le otto di sera sono trascorse da pochi minuti, di lì a poco un treno partirà dalla stazione di Cremona alla volta del Casalasco. E lì, a lato dei binari, mentre il convoglio tarda ad arrivare, scorrono i ricordi: aggressioni, minacce, l’escalation di violenza che innalza il livello di allerta e che nei giorni scorsi ha reso protagonista anche Cremona. Il passeggero che aggredisce il capotreno e lo butta a terra dopo una serie di pugni: la prepotenza che raggiunge il culmine nei vagoni più appartati dei convogli, fra lattine di birra vuote abbandonate per terra al proprio destino. E fuori dai treni la situazione non cambia: bivacchi nei pressi delle panchine del piazzale esterno della stazione. Poco più in là, nel piazzale delle autolinee, la situazione non è migliore. E i treni diventano isole sempre meno felici, con la cronaca di questi giorni che lo conferma. Oltre a Cremona si sono registrate aggressioni anche a Pavia, a Sesto e in altre stazioni della Lombardia. Un copione spesso scontato: il controllore che chiede il biglietto a chi non ce l’ha. Questi ultimi che rispondono a tono, poi la situazione che degenera e il personale di bordo che incassa tutta la violenza senza avere, in molti casi, margine di difesa. Così passeggeri e personale delle ferrovie sono sempre meno al sicuro. Ne abbiamo avuto prova mettendoci a più riprese a sedere nei posti di convogli che, specialmente durante le ore serali, diventano luoghi abbandonati a se stessi. 
«SALIAMO SUL TRENO, DA SOLI» 
Il convoglio su cui saliamo è previsto in partenza qualche minuto prima delle 20:30. Lascia la stazione di Cremona con qualche minuto di ritardo. Ci sediamo in una carrozza intermedia e, una volta partito il convoglio, ci troviamo completamente soli. Il silenzio di quegli attimi fa da corredo ai nostri pensieri. Cominciano le fermate intermedie: le porte si aprono e non sale nessuno. E’ tardi, ormai. Restiamo soli almeno per due fermate, prima che salga un altro passeggero e si guardi intorno con i nostri stessi dubbi. «Siamo su un treno regionale - butta lì una donna di mezza età - che diversi mesi fa è stata spettatrice di un accoltellamento». 
La dinamica: un passeggero insospettabile sale sul treno e se la prende con una donna seduta nei primi posti del convoglio: la accoltella. Viene da chiedersi, dunque, che cosa sia cambiato da quell’episodio. Di solito la storia insegna, aiuta a mettere una pezza su ciò che non va, a migliorare il migliorabile, a far sì che certi episodi siano destinati a rimanere isolati. 
«E invece - continua rassegnata la nostra interlocutrice - nulla è cambiato. Potenzialmente, i prossimi bersagli potremmo essere proprio noi, qui ed ora». Una pausa di silenzio e il tono che torna preoccupato. «Del resto, se anche salisse qualche malintenzionato chi se ne accorgerebbe?». 
I PASSEGGERI 
Il timore che a bordo dei treni regionali possa accadere qualcosa di “grosso” è condiviso. Ce lo confermano altri pendolari: «La verità è che noi, sui treni, siamo in balìa della sorte. Non ci sentiamo al sicuro, nonostante il caro prezzo dell’abbonamento che paghiamo ogni mese», spiega Francesco. E al suo sentimento si unisce quello di Giorgia, che racconta come funzionano davvero le cose. «In treno c’è il solito gruppo di ragazzi che gioca a fare i prepotenti. Sono inconfondibili: girano in ‘branco’ e stanno negli ultimi posti del convoglio, perché sono sempre sprovvisti del biglietto. Si divertono a spaventarci, a fare i ‘grossi’ con i più deboli. Non hanno paura, loro sono ‘intoccabili’, a volte non osano chieder loro il biglietto, per il timore che questi possano reagire male e alzare le mani. L’ultimo vagone solitamente è casa loro: mangiano, lasciano cartacce e avanzi di cibo sui sedili, bivaccano in completa libertà. Un giorno hanno rotto una porta e spaccato la macchina obliteratrice della stazione». 
IL PERSONALE DI BORDO 
E in effetti anche i controllori sono quotidianamente esposti a rischi legati alla sicurezza. Sono soli di fronte a un destino limite. Ce lo ha confermato qualche mese fa una di loro. «Viaggio spesso a bordo dei treni nelle ore serali, mi ritrovo sempre da sola. È il mio lavoro, certo, ma se dovesse succedere di nuovo qualcosa di serio, non so come farei a difendere i passeggeri contro questi prepotenti». 
E I VIGILANTES? 
«Spesso - racconta un’altra passeggera - arrivano i vigilantes armati a bordo dei treni. Questo succede quando capita qualcosa di grosso. Poi tutto torna alla normalità, fino al prossimo fatto di cronaca che farà gridare allo scandalo».. Ancora.

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