IL CASO • Ancora una volta prima delle ferie c’è la batosta. Parla Uniti della Figisc
di Benedetta Fornasari
Nei giorni scorsi il prezzo della benzina e del gasolio ha segnato un record negativo che non si registrava addirittura dal 2012. Nella stazione di servizio Nogarole Rocca, in provincia di Verona, la verde ha toccato quota 2,08 euro/litro per il “servito”, mentre più conveniente, per così dire, il diesel che ha raggiunto 1,96 euro litro.
Certo, il costo del carburante è soggetto ad oscillazioni quotidiane dipendenti da diversi fattori: il prezzo della materia prima, le quotazioni dei prodotti finiti, il cambio Euro/ Dollaro, ma l’aumento vertiginoso dei prezzi alla pompa, verificatosi all’Autostrada del Brennero, preoccupa tutti gli automobilisti.
Per avere un quadro completo della situazione in provincia di Cremona ci siamo rivolti a Paolo Uniti, Segretario Generale Nazionale Figisc Confcommercio (Federazione italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti).
Quanti sono i distributori nella provincia di Cremona e qual è il prezzo medio di benzina e gasolio?
«In provincia di Cremona sono attivi circa 150 distributori. Sembra incredibile ma in Italia non conosciamo esattamente il numero degli impianti; nel prossimo futuro questo dato dovrebbe essere disponibile grazie all’introduzione dell’anagrafe delle stazioni di carburante. Lo scorso 13 giugno, nella nostra provincia, secondo dati ufficiali comunicati per legge dai gestori all’Osservatorio Prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico, il costo medio del rifornimento di benzina in modalità self-service ammontava 1,642 euro/litro e di 1,744 per il servito. Per quanto riguarda il gasolio, invece, è stato rispettivamente di 1,532 euro/litro e di 1,637. Un prezzo nella media: né troppo alto, né troppo basso».
Come mai le compagnie petrolifere applicano un prezzo differente nei distributori dello stesso marchio?
«Nel 2007 l’Antitrust avviò un’indagine per supposto “cartello” dei prezzi tra le compagnie petrolifere, le quali dichiararono che avrebbero applicato prezzi diversi, e non più relativamente omogenei, nella rete di marchio di loro proprietà. A parte questa motivazione, la politica dei prezzi differenziati serve alle aziende per tararsi rispetto ai micromercati locali e alla concorrenza delle altre compagnie e degli impianti no-logo. Vi sono aree in cui i prezzi riescono ad essere abbastanza concorrenziali e altre in cui non lo sono, esponendo il gestore, nella migliore delle ipotesi, a una diminuzione del margine di guadagno e, nel caso peggiore, ad uno sviamento delle vendite verso altri marchi o pompe bianche. La compagnia impone al gestore della stazione sia il prezzo di cessione del prodotto (ovvero il prezzo di acquisto in esclusiva dalla compagnia stessa), peraltro molto più basso quando la materia prima è venduta direttamente alle pompe bianche o alla grande distribuzione commerciale, sia il prezzo “consigliato” alla vendita. Il margine lordo del gestore è di circa 0,030 euro/litro per le vendite in modalità self-service e di circa 0,050 per il “servito”».
Quanto incidono le tasse sul prezzo del carburante?
«L’incidenza delle tasse sul prezzo finale, in questa prima parte dell’anno, è stata del 64,9% per la benzina e del 60,6% per il gasolio. Basti pensare che l’accisa per la benzina, a cui sommare anche le eventuali addizionali regionali che gravano mediamente per altri 0,010 euro/litro, è pari a 0,7284 euro/litro e quella per il gasolio si attesta mediamente a 0,6174. A queste cifre occorre poi aggiungere l’Iva al 22% sull’intero prezzo di vendita. Da sottolineare che, per via del carico fiscale, sempre sulla media del 2018, in Italia la benzina si paga 0,236 euro/litro in più della media dell’Unione Europea, mentre il gasolio costa 0,199 in più rispetto alla media comunitaria».
Su scala nazionale, dall’inizio del 2018 ad oggi, si è registrato un rincaro del 1,94% per la benzina e del 3,87% per il gasolio, rispetto allo stesso periodo del 2017. Per la seconda metà dell’anno, non resta quindi che augurarsi una diminuzione dei prezzi del carburante».
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