BOZZINI ATTACCA GALIMBERTI E I "MOTIVI DI BOTTEGA" DI NOLLI (LIBERA)

CASO FIERA DI CREMONA



di Vanni Raineri
Giovanni Bozzini, presidente Cna Cremona ha sempre mantenuto una posizione di equilibrio. Nel recente passato ha anche criticato Voltini per non aver voluto partecipare ad un passo necessario (lo statuto) per garantire il futuro dell’ente Fiera. Oggi si trova non tanto al suo fianco, ma anche lui sulle barricate, a protestare per l’arroganza con cui i poteri dominanti hanno tagliato fuori la sua e altre associazioni dalle decisioni importanti. 

Alcune settimane fa, gli chiediamo, Zanchi sembrava tagliato fuori. Che è accaduto? 
«Dopo un tentativo del sindaco di far dialogare Libera e Coldiretti, Galimberti in Comune ci ha annunciato l’impossibilità del dialogo e la candidatura a presidente di Agostino Bolli (Libera, ndr). Non ho condiviso la candidatura in quanto frutto di una sola espressione del mondo agricolo. Successivamente è riemersa la figura di Zanchi come soggetto super partes, ma sino a quel punto non si era mai discusso di governance: non ci hanno consentito di trattare». 
Zanchi è stato scelto dagli industriali, dopo un lungo dominio Libera, che saluta oltre al presidente Piva il direttore Massimo Bianchedi. Per il colpo di coda della Libera Bozzini accusa soprattutto il sindaco Galimberti: «Lui disse che Zanchi era il candidato ideale e che non avrebbe fatto un passo indietro sul suo nome, per poi cambiare idea su Bolli e poi cambiare ancora quando noi abbiamo chiesto la proroga. Il nome di Quaini (nel cda) è stato tirato fuori all’ultimo momento da Renzo Nolli (presidente Libera, ndr), che vuole illudere la gente grazie alla presenza di tre suoi uomini in Fiera».
In effetti, tenuto conto dei gravi problemi che si ritrova in Libera, ha fatto un capolavoro. 
«Certo, ma con il 45% del consenso».

Ad uscire per protesta dalla sala eravate in 5, a parte la Camera di Commercio. Come mai alla conferenza stampa non partecipa il Credito Padano? 
«Perché è stata indetta a seguito di un incontro delle categorie economiche (di cui non fa parte Credito Padano) con Gian Domenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio di Cremona ed espressione delle categorie economiche: la sua indicazione era per il non voto in assenza di concessione della proroga, e infatti la rappresentante di CamCom si è astenuta». 

Fuori dalla stanza dei bottoni per protesta c’è il 55% delle azioni. Ritiene che questa maggioranza assoluta si possa coalizzare? 
«Tutto è possibile, noi stiamo nelle coalizioni nell’interesse della Fiera, non per motivi di bottega come quelli che invece hanno fatto agire Nolli. Non dobbiamo salvare poltrone, serve progettualità perché la Fiera offra prodotti di qualità». 

Giriamo la frittata. Non crede che la vostra contrarietà possa allontanare possibili partner che farebbero accordi con una minoranza, e quindi nuocere alla Fiera nel momento di affrontare sfide importanti? 
«No, perché qualora ci fossero accordi in vista ci schiereremmo a favore di quegli accordi. Ma oggi teniamo molto alla gestione ordinaria e al rilancio della Fiera del Bovino, e questa governance non ci dà sicurezza». 

Rivaluta la posizione di chiusura sempre espressa da Voltini, che l’ha vista in passato critico? 
«Voltini ha sempre mantenuto la sua linea di principio, non ha accettato il cambio di statuto e quindi la governance, e non ha condiviso il bilancio della Fiera, quindi non poteva che astenersi. Ha mantenuto coerentemente la sua posizione». 

C’è lo spazio per una collaborazione?
«Bisogna chiederlo a lui. Di certo ora c’è un presidente che col lavoro che fa difficilmente troverà il tempo che serve per assolvere agli impegni, e non può avere deleghe. Da parte nostra siamo pronti ad essere sia critici che costruttivi»

Lei ha affermato ancora recentemente che la Fiera rischia di chiudere i battenti.
«E’ sufficiente che la Fiera del Bovino diventi biennale che il rischio serio esiste. C’è però la possibilità di rilanciare la Fiera, ma in questo cda c’è qualcuno in grado di farlo? Ad oggi non c’è nemmeno un direttore».

Colpisce la figura di Auricchio, che presiede la Fiera di Parma, tra i possibili partner. Difficile immaginare che si sieda al tavolo per dialogare con un cda che non riconosce per stabilire un’alleanza. 
«In effetti è uno scenario complesso che non abbiamo voluto noi. E’ evidente che chi ha portato a termine questo scenario ha pensato ad un altro tipo di equilibri».

Oltre al partner privato è necessario accordarsi con enti fieristici di livello per non rimanere marginali. A parte Parma, già alleata con la potente Verona, in passato si è parlato della possibile alleanza con Rimini-Vicenza, che tra l’altro ha da poco nominato un cremonese amministratore delegato.
«Questa nomina è casuale, però qualche bozza di trattativa c’è già stata, ma si tratta solo di uno scambio di opinioni».

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