Il Sistema Cremona si sgretola

CASO FIERA • La Libera mantiene il controllo, ma la maggioranza degli azionisti non ha partecipato al voto 


di Vanni Raineri 

Il Sistema Cremona si sgretola. Attaccato da Coldiretti, difeso da Libera, consiste in un equilibrio di poteri che ha tenuto per decenni ma che oggi presenta crepe evidenti. Non è stato difficile prevedere che il rinnovo di CremonaFiere si sarebbe rivelato il campo di battaglia ideale per far esplodere le divergenze, ed è quel che è avvenuto. “Una spaccatura che non ha eguali nella storia della Fiera” hanno affermato in conferenza stampa 4 categorie economiche salite sull’Aventino. Ma riavvolgiamo il nastro. Nel tardo pomeriggio di venerdì scorso si è svolta l’assemblea chiamata a nominare il nuovo cda. In Fiera convergono gli interessi dei principali soggetti economici cittadini, le cui azioni sono divise in quote che vanno dal 5% al 15%. Paolo Voltini, che con Coldoretti (5%) ha compiuto la scalata a Consorzio Agrario (5%) e Apa (10%) strappandole alla Libera (5%), controlla il 20% della Fiera ma si è messo in disparte contestando apertamente il cambio dello statuto. Non ha quindi mai partecipato al rinnovo della governance ritenendo i lavori strumentali al mantenimento del potere dei suoi avversari. Gli Industriali (5%) hanno proposto quale nuovo presidente, in grado di succedere ad Antonio Piva (Libera), l’avvocato Roberto Zanchi, ex presidente della Banca Popolare di Cremona. La proposta del nuovo cda, che coagulava il 45% delle azioni (la Libera, Industriali, Banco Popolare e Confcooperative, tutte in possesso del 5%, si aggiungono il Comune di Cremona col 15% e la Provincia di Cremona col 10%), metteva di fatto in minoranza il restante 35% presente in assemblea, che si è sentito tagliato fuori dalla decisione. Cinque azionisti, ciascuno col 5% (Confcommercio, Credito Padano, Confimi Apindustria, Confartigianato e Cna), hanno allora chiesto un rinvio, e ricevuto il niet hanno deciso di abbandonare la sala prima del voto in segno di protesta, seguiti dall’ultimo attore, la Camera di Commercio (10%), il cui rappresentante aveva ricevuto chiare indicazioni a proposito. Sperando che la ricostruzione risulti chiara ai non addetti, emerge che il nuovo vertice della Fiera è stato eletto dal 45% degli azionisti, con la maggioranza fuori a protestare. Una situazione potenzialmente esplosiva, come ben si comprende. 
Mentre Paolo Voltini se ne sta in disparte col quel sorriso sornione a dire “io vi avevo avvisato”, 4 delle associazioni che venerdì si sono astenute, mercoledì hanno indetto una conferenza stampa per esprimere la propria posizione. E non sono stati certo teneri i toni usati da Vittorio Principe (Confcommercio), Alberto Griffini (Confimi Apindustria), Massimo Rivoltini (Confartigianato) e Giovanni Bozzini (Cna), che parlano di «un gravissimo atto di violenza democratica e prevaricazione». 
Quindi la ricostruzione: sul candidato alla presidenza Zanchi si era ormai raggiunto un accordo, e tutti l’avrebbero votato. Senonché... «Con un colpo di mano, che ha visto artefici i rappresentanti della Pubblica Amministrazione capeggiati dal sindaco con la complicità del rappresentante dell’Associazione industriali, non solo non hanno concesso alcuna proroga, pur in presenza di una garanzia di voto nei confronti del candidato proposto dagli industriali, ma dopo aver votato una riduzione dei componenti del cda da 7 a 6 hanno sottoposto all’Assemblea la composizione della compagine di governo senza alcuna condivisione. Tutto era già stato concordato!». Poi c’è stata la disponibilità ad aggiungere un settimo componente della governance scelto dai contestatori, i quali hanno rispedito al mittente l’invito. 
A questo punto: «Il risultato è sotto gli occhi di tutti: con il 45% del capitale sociale si è nominato un presidente, che avrebbe potuto beneficiare dell’80% del consenso dei soci ed un cda composta da ben 2 membri della Libera Agricoltori, nonostante contino il 5% del capitale sociale. Con un atto di forza sono state estromettesse la stragrande maggioranza delle categorie economiche... Definire tutto ciò vergognoso ed inaudito è dir poco. L’estromissione della maggioranza del sistema economico cremonese, l’astensione della Camera di Commercio Cremonese e la riflessione del rappresentante del Sistema Bancario che finanzia la Fiera (Credito Padano, ndr), dovrebbero far pensare l’Amministrazione Comunale e la Provincia di Cremona che forse hanno condotto in modo arrogante e poco prudenziale le trattativa... Come mai il sindaco e il presidente della Provincia si sono prestati a questo colpo di mano?». 
E in conclusione: «Questa grave azione complicherà indubbiamente lo scenario Associativo cremonese, con ricadute che, certamente, comprometteranno i rapporti futuri non solo in Fiera di Cremona ma in altri tavoli di confronto».

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