Pronto alle “missioni impossibili”, ma costretto all’inerzia. Carlo Cottarelli, l’uomo “preso per il Colle” il nuovo accordo. Carletti lo definì “el bàc del pulèer”

PRIMO PIANO • L’economista cremonese ieri sera ha rimesso il mandato dopo che Di Maio e Salvini hanno chiuso 


di Vanni Raineri 
Cottarelli? Gli fanno fare “el bàc del pulèer”». Probabilmente l’aveva vista lunga un vecchio marpione della politica e della vita, il cremonese Giuseppe Carletti. Quattro anni fa, in occasione del benservito dato da Renzi al commissario cremonese per la spending review, intervistammo Carletti, che partecipò col padre Celeste Cottarelli alla giunta Zaffanella: “Celo” Cottarelli era assessore (ovviamente) al bilancio, Beppe Carletti ai Lavori Pubblici. Chiamato a commentare la decisione di Renzi sul figlio del vecchio amico, Carletti commentò proprio così: «Carlo Cottarelli è una persona molto valida, ma gli fanno fare el bàc del pulèer», il bastone cioé su cui vanno a dormire le galline. L’impressione è che Carletti avesse visto giusto: Cottarelli è una persone molto valida, e come ha scritto qualcuno, è decisamente sprecato per un “governo balneare”. Colui che per anni ha ricoperto un ruolo oscuro quanto autorevole presso il Fondo Monetario Internazionale si è scoperto dotato della capacità di “bucare il video”. Sempre più spesso richiesto in talk show televisivi, per il suo sorriso stampato sul volto di un antico eroe western hollywoodiano, l’equilibrio, la voglia di argomentare prima che di attaccare, il rispetto per la politica anche quando il politico di turno avrebbe meritato altro trattamento.
Cottarelli non ha saputo dire no alla chiamata del suo Paese, il che ne stava rapidamente pregiudicando la popolarità prima della rinuncia di ieri sera. La bufera era iniziata dalle urne, proseguita con l’accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle, alimentata dallo stop imposto dal presidente Mattarella e spostatasi poi negli ultimi giorni sui mercati, che han- no visto la nostra economia fortemente penalizzata dai timori di una tenuta sempre più barcollante. Tutto nasce da una norma che, nel pieno della tra- dizione italiana, è controversa, in modo da essere intesa in più modi. L’articolo 92 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica nomini i ministri su proposta del Presidente del Consiglio. Nessuno li sceglie: uno li propone, l’altro li nomina. Essendo il ruolo del primo di garanzia, mentre il secondo è espresso dalla maggioranza in Parlamento, è spontaneo pensare che i rilievi possano essere di natura tecnica e non politica. Ma gli stessi costituzionalisti non sono allineati, e il popolo, come è solito fare, si divide per posizioni di campo, argomentando al contrario di come farebbe se si trovasse nel campo opposto. Il punto è: “salvaguardare i risparmi degli italiani” è un motivo sufficiente per bocciare un ministro? O si entra nelle scelte politiche discrezionali che un capo dello Stato non dovrebbe fare? 
Partiamo dal fatto che il debito pubblico è colpa nostra. Negli anni Ottanta ci avvertivano che avvicinare il rapporto debito/pil all’80% ci avrebbe esposto ai ricatti della finanza internazionale, ma noi niente: ai politici serviva per gestire e comprare il consenso, a noi bastava la mancetta. A saldare ci avrebbe pensato un giorno qualcuno. E il giorno è arrivato. Da qui a spiegare agli italiani che la loro scelta è stata sbagliata, ed è meglio per i loro interessi un governo di minoranza, ce ne passa. Diciamo che si tratta di una scelta quanto meno pericolosa. Chi può stabilire quali siano gli interessi degli italiani, oltre le indicazioni degli italiani stessi? O abbiamo perso per strada il nostro diritto alla sovranità? 
In questo marasma, dopo che il nuovo accordo Di Maio-Salvini ha portato Cottarelli al passo indietro, si è mosso il nostro economista, l’uomo “preso per il Colle”. 








Commenti