Viola incompatibile: nuova bufera in Fiera


PRIMO PIANO • Da presidente della Provincia e fratello di un assessore comunale. Ventura convoca la commissione vigilanza


di Vanni Raineri 
Il caso Fiera si arricchisce di nuovi sviluppi polemici. La scorsa settimana abbiamo ricostruito come solo il 45% degli azionisti abbia partecipato alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione di CremonaFiere. Il 20% controllato da Paolo Voltini con Coldiretti, Apa e Consorzio Agrario non ha mai partecipato ai lavori, essendo contrario alle modifiche statutarie preliminari. Non trovando accolta la richiesta di rinvio sono usciti anche i rappresentanti di un ulteriore 35%: Confcommercio, Confimi Apindustria, Confartigianato, Cna, Credito Padano e Camera di Commercio.
Nel cda sono stati nominati il presidente Roberto Zanchi, quindi due consiglieri della Libera (Agosti- no Bolli e Giuseppe Quaini), Davide Viola in rappresentanza del Comune e della Provincia di Cremona (che assieme hanno il 25% delle quote), e inoltre Antonio Davò per il Credito Padano e Massimiliano Rivoltini per la Camera di Commercio. Un settimo componente, lasciato ai contestatori, dovrebbe essere scelto in futuro. Senonché Rivoltini ha deciso di non accettare l’incarico, mentre Davò, dopo un periodo di riflessione, ha infine accolto la nomina. Nella scelta non è parso ininfluente il fatto che Credito Padano è esposto economicamente nel finanziamento dell’ente Fiera. 
L’ultima polemica riguarda però la nomina di Davide Viola. Con l’abbassamento significativo dei membri della governance, a Comune e Provincia spetta un rappresentante congiunto, e la scelta è caduta su Viola, presidente della Provincia. Il problema è che, sulla base della legge Severino sull’in- compatibilità degli incarichi pubblici, e nello specifico negli atti di indirizzo sia del Comune che della Provincia, risulta chiaramente incompatibile la presenza di Viola nel cda.
La Provincia vieta che il presidente nomini addirittura un suo congiunto fino al terzo grado, mentre il Comune vieta che sia nominato il presidente di altro ente pubblico, e pure che si tratti di un parente del sindaco o di un assessore. E Davide Viola è fratello dell'assessore comunale Rosita Viola.
Il sindaco Gianluca Galimberti si è giustificato affermando che si tratta di una nomina congiunta, non relativa ad un unico ente. Una giustificazione che sembra alquanto forzata. «Importante - aggiunge il sindaco da noi interpellato - è che il presidente e il cda lavorino subito per il bene della Fiera. E questo sta avvenendo. E’ questa la  cosa più importante».
La situazione non poteva passare inosservata agli occhi di Marcello Ventura (Fratelli d’Italia), che oltre che consigliere comunale di opposizione presiede la commissione vigilanza. «Interverrò sicuramente - afferma Ventura - in quanto la mia è l’unica commissione presieduta dall’opposizione proprio per controllare l’operato della maggioranza. Convocherò la commissione entro una decina di giorni per capire per quale motivo il Comune abbia nominato il presidente Viola nel cda dell’ente Fiera quando è palese, lampante, la sua incompatibilità secondo la legge Severino e secondo gli atti di indirizzo. Alla luce di ciò voglio sapere anche quali saranno le ripercussioni e come si giustificherà il sindaco quando la nomina verrà annullata». 
«Da consigliere di opposizione - prosegue Ventura - valuteremo il ricorso agli organi competenti, tenuto conto anche che la situazione della Fiera è ingarbugliata, con un cda nominato dalla minoranza degli azionisti e parecchie associazioni che si sono alzate dal tavolo. C’è sotto il disegno di qualcuno che non sta bene a tutti. Come al solito, il sindaco ha dimostrato di fregarsene di leggi e regolamenti proseguendo per la sua strada con la sua maggioranza. Tanto domani non ci saranno loro a gestire i problemi creati». 
Ci si chiede quale comportamento assumerà il collegio sindacale, garante degli atti di legittimità. Intanto, per sostituire il nome di Rivoltini la Camera di Commercio potrebbe indicare il segretario generale Maria Grazia Cappelli.
In tutto ciò, a stonare è anche il silenzio assoluto di Paolo Voltini, non più solitario nella protesta ma che non ha ancora preso posizione ufficiale dopo il gran rifiuto del nuovo statuto.

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