CRONACA • La protesta di un gruppo di pendolari: «Mercoledì sera “rinchiusi” in treno con porte chiuse e senza avvisi»
di Enrico Galletti
Mercoledì sera, estate. Il caldo fuori e dentro i convogli, una delle ultime linee del giorno, la Piadena-Cremona delle 18:51 (il 5192), in arrivo in città alle 19:20. Il treno è piccolo, una o due carrozze al massimo, per far fronte a un numero di passeggeri relativamente contenuto. E parte, puntuale, da Piadena, arrivando a Torre con un ritardo di un minuto. L’arrivo a Cremona segue una puntualità svizzera: sono le 19:17, il treno è di addirittura tre minuti in anticipo.
Ma c’è un piccolo dettaglio che non va trascurato: il convoglio non è arrivato esattamente dove previsto (in stazione a Cremona), ma si è fermato un po’ prima. «Ci siamo fermati circa cento metri prima delle banchine - racconta una testimone partita da Torre de’ Picenardi -. E’ successo altre volte, eravamo tranquilli: di solito quando il treno è in anticipo di qualche minuto si ferma prima della stazione per aspettare l’orario giusto per portarsi sul binario». Ma non questa volta. «I minuti passavano e il convoglio non accennava a ripartire. Dalle 19:17 siamo passati alle 19:30, poi sono arrivate le 19:40, le 19:50 e solo allora, dopo minuti e minuti di attesa, abbiamo percorso quei cento ridicoli metri per arrivare dove eravamo già da tempo».
Quasi quaranta minuti di attesa a bordo del convoglio, senza che nessuno desse informazioni su cosa stesse effettivamente accadendo. «Il controllore - continua la testimonianza - è stato molto ligio, appena siamo saliti, a chiederci il biglietto, ma quando si è trattato di darci informazioni si è fatto vedere dopo quasi mezz’ora dicendo: “Stiamo aspettando l’autorizzazione per entrare in stazione”. Poi il nulla, un grande spavento». E la amara constatazione. «Provate a pensare come può sentirsi una persona ad essere chiusa all’interno di un treno di sera, senza certezze e senza la possibilità di capire quanto tempo possa durare ancora quel viaggio infernale>>
le condizioni a bordo tra l'altro in quei minuti di lunga attesa, stando alla testimonianza dei passeggeri, non erano delle migliori. «Le porte erano bloccate, quella del controllore e del macchinista era chiusa. L’unica possibilità che avevamo era quella di guardare fuori dal finestrino, salvo accorgersi che dall’altro lato non sopraggiungeva nessun treno e avremmo dovuto rassegnarci, restare in balìa della sorte».
Di disagi a bordo dei treni, in questi anni, se n’erano visti tanti: ritardi, cancellazioni, fermate straordinarie e bonus di risarcimento mancati. Ma ciò che raccontano alcuni pendolari di certo non si era mai visto. E si cerca di capire le cause che hanno determinato «un episodio da dimenticare» per decine di pendolari a bordo del Piadena-Cremona mercoledì scorso. Trenord parla di un guasto al treno precedente fermo sui binari della stazione, che ha costretto quello successivo ad attendere che il convoglio venisse portato in deposito.
Intanto, però, fra i pendolari monta la rabbia per l’ennesimo episodio da dimenticare. «Ora la misura è colma. Mercoledì scorso abbiamo sfiorato un livello altissimo. Se il treno fosse rimasto fermo ancora un po’ avrei chiamato i carabinieri o la polizia. E’ una situazione insostenibile».
L’arrivo in stazione è stato intorno alle 19:50, «dopo circa quaranta minuti di estenuante attesa fermi nel nulla, al buio, a due passi dalla stazione». Senza certezze, anche questa volta.
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