AGRICOLTURA • 800 giovani lombardi hanno fatto domanda al Psr. Sindacati mobilitati contro i voucher
di Benedetta Fornasari
Dirigente d’azienda? Impiegato di banca? No, i giovani preferiscono il mestiere della terra. Secondo l’indagine di Coldiretti Lombardia, sono oltre 800 i giovani lombardi che, negli ultimi due anni e mezzo, hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura del Programma di sviluppo rurale (PSR). Alla fine del 2017, le imprese agricole lombarde guidate dagli under 35 erano 3.498, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Lavorare nel settore agricolo non è un ripiego, né l’unica possibilità per chi fatica a trovare un altro impiego, anche in relazione a uno specifico titolo di studio. Le giovani generazioni, in base a un recente sondaggio Coldietti/Ixè, considerano l’agricoltura una opportunità: il 57% degli intervistati ha dichiarato che preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18%) o in banca (18%).
Mentre Coldiretti Lombardia festeggia il ritorno dei giovani in agricoltura, le sigle sindacali dell’agroindustria Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil protestano contro la reintroduzione dei voucher. Dal 24 al 26 luglio (ma la mobilitazione si protrarrà fino al 2 agosto), infatti, è stato organizzato davanti a Montecitorio un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli, proprio mentre alla Camera prosegue la discussione del Decretro Dignità. Una protesta alimentata e sostenuta anche dai social media con la petizione #Byebyevoucher promossa da Cgil e accolta da oltre 1,5 milioni di italiani che hanno firmato contro il ripristino dei buoni lavoro e il loro utilizzo nei settori dell’agricoltura, del turismo, del commercio e negli enti locali.
«La manifestazione – si legge nella nota diffusa da Flai Lombardia – ha lo scopo di chiedere al Parlamento di respingere il tentativo di stravolgere la legge n. 96 del 2017 che regolamenta i voucher nel settore agricolo e che ha disciplinato in modo più trasparente l’uso di questo strumento. I voucher, così rivisti, porterebbero di fatto a una cancellazione del contratto di lavoro, con conseguenze negative sui diritti come previdenza e pensione, malattia, maternità e accesso alla disoccupazione agricola» Abbiamo contattato Claudio Superchi, segretario generale Flai Cgil Lombardia, il quale in questi giorni si trova a Roma per seguire in prima persona la mobilitazione contro i voucher.
Perché i sindacati, in modo compatto, protestano contro la reintroduzione dei voucher in agricoltura?
«È giusto ricordare che oggi i voucher si possono utilizzare per studenti, pensionati, disoccupati e per i lavori occasionali; non si possono invece considerare lavori occasionali - tantomeno stagionali, anche se si compiono in periodi particolari - la vendemmia, la raccolta delle mele, degli ortaggi, dei meloni, perché presuppongono un lavoro preparatorio della terra durante l’anno. Per questo motivo la reintroduzione dei voucher, così come viene proposta nel Decreto dignità, di fatto va ad eliminare l’applicazione del Ccnl (contratto nazionale di lavoro) e la contrattazione provinciale (Cpl), con la conseguente cancellazione di diritti e di regole certe e con forti perdite salariali per i lavoratori. È evidente quali conseguenze questo comporterebbe sul piano della precarizzazione del lavoro e quindi sul futuro soprattutto dei giovani». In agricoltura le regole del mercato del lavoro e la contrattazione garantiscono già tutti gli strumenti di flessibilità necessari oppure i voucher potrebbero in qualche modo “coprire” alcune lacune contrattuali? «Assolutamente sì. Oggi, grazie al Ccnl e alla Cpl, le aziende possono far fronte alla domanda e all’offerta perché il sistema contrattuale sottoscritto dalle parti datoriali e sindacali prevede anche assunzioni a giornata in un modo molto semplice, aprendo il foglio di ingaggio ad esempio per trenta giorni in modo da far lavorare una persona anche solo una giornata, per poi dichiarare agli organi competenti che in quel mese c’è stato un unico giorno di lavoro. I voucher non possono assolutamente coprire alcuna forma contrattuale perché il loro utilizzo sarebbe un danno irreparabile verso i lavoratori in termini economici. L’assunzione con le attuali forme contrattuali permette ai lavoratori agricoli, una volta raggiunto un limite minimo di 102 giornate lavorative nel biennio, di fare la domanda di disoccupazione agricola e ricevere un sostegno economico da parte dell’Inps, a copertura dei giorni mancanti di lavoro nell’anno, a patto che il lavoratore non abbia lavorato in un altro settore. Questo vale solo per gli operai assunti a tempo determinato (Otd) e non per i tempi indeterminati (OTI). Se venissero reintrodotti i voucher, questo diritto andrebbe perso. Le regole previste dal Ccnl e dalla Cpl garantiscono inoltre al lavoratore il Tfr, i contributi pensionistici e il welfare sociale (malattia ecc...), i voucher nulla di tutto ciò».
I sindacati dunque esprimono apertamente la loro preoccupazione. Per gli sviluppi occorrerà attendere l’approvazione definitiva del “Decreto dignità”, il cui voto finale è previsto il prossimo 2 agosto.
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