Smog, l’impatto delle norme sul mercato auto

Mentre anche l’Agenzia europea per l’ambiente condanna la nostra aria
Toyota richiama due milioni di auto per problemi, ma anche Ford, Volkswagen e Bnw richiamano alcuni modelli per problemi di varia natura


di vanni raineri 

Non è che ci sorprendiamo più di tanto, ma la conferma che abitiamo l’area nettamente più inquinata del continente non è di certo una bella notizia. Nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea per l’ambiente lo si afferma chiaramente: il 95% degli europei che respirano ogni giorno le sostanze più inquinanti vivono nel nord Italia, cioé in pianura padana. Qui risiedono 3,7 milioni di persone (delle 3,9 dell’intera Europa) che sopportano il superamento costante dei limiti di tre diverse sostanze inquinanti: polveri sottili pm2,5, biossido di azoto e ozono. Solo alla prima voce l’Italia è al secondo posto per numero di morti annui (60.600), nelle altre due (rispettivamente 20.500 e 3.200) siamo saldamente in vetta. 
L’Oms ha invece presentato un documento che dimostra il legame tra inquinamento, malattie e morti premature, confermandoci che le principali vittime sono i bambini: il 98% dei piccoli connazionali è esposto a quantità di polveri sottili superiori ai limiti. Il 98% è riferito all’Italia intera, figurarsi la situazione nella nostra pianura. L’emergenza smog indirizza anche la produzione delle nuove auto, anche se il mercato si muove molto meno rapidamente di quanto non sarebbe auspicabile. La novità è
l’accordo tra Volkswagen e Ford nello sviluppo e produzione di modelli elettrici: l’apertura è giunta dalla marca tedesca che ha aperto agli americani il sua nuova piattaforma flessibile Meb. 
Nel frattempo, dopo la pausa consentita dalla pioggia, presto torneranno ad alzarsi i valori in città del pm10, e di conseguenza si inaspriranno le norme sulla circolazione delle auto diesel. Proprio il nuovo sistema per misurare le emissioni in sede di omologazione aveva frenato i dati di vendita delle auto in Europa, che dopo il successo di agosto era calato drasticamente in set-tembre, con un -25% circa rispetto allo stesso mese del 2017. Il dato annuo resta però (di po- co) positivo. A pagare, soprattutto Fiat Chrysler, con un -31,4%, mentre ancor peggio hanno fatto la Volkswagen e la Renault. FCA si è rifatta con i dati di ottobre, che mostrano una crescita del 16% sul mercato Usa. Intanto fanno discutere i tanti ritiri di auto Toyota decisi negli ultimi mesi. Prima furono richiamate 10 milioni di autovetture per un problema di airbag difettoso, poi sono seguite altre 6 milioni e mezzo di autovetture per un difetto rilevato all’alzacristalli elettrico. Questa settimana è stata la volta di quasi 2 milioni di auto per problemi sempre relativi all’airbag. Si tratta interamente di auto ibride. 
Sempre nella sola scorsa settimana, Ford ha richiamato un milione e mezzo di auto per problemi all’indicatore del carburante, Volkswagen ne ha trasformato decine di migliaia da 5 a 4 posti per cinture difettose, mentre Bmw ha richiamato quasi 2 milioni di auto diesel per un rischio incendio.

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