POLITICA • Parla il commissario provinciale di Forza Italia, che si ricandiderà in maggio al Parlamento Europeo
di Vanni Raineri
Qualche settimana fa sui tormenti del centrodestra abbiamo sentito il parere di Fabio Bertusi, fuoriuscito da Forza Italia dopo il commissariamento di agosto. Bertusi disse che spetta alla Lega l’individuazione del candidato sindaco che sfiderà Galimberti. Come risponde Massimiliano Salini? Salini, soresinese classe 1973, è stato presidente della Provincia di Cremona ed è europarlamentare. Forza Italia fino al 2009, poi PdL, nel 2013 passò al Nuovo Centrodestra, per rientrare in Forza Italia nel 2015. Dal 1° agosto è stato nominato da Antonio Tajani commissario di FI della Provincia di Cremona. Si ricandiderà al Parlamento di Bruxelles alle elezioni europee del 2019.
Salini, può spiegare agli elettori cremonesi di centrodestra cosa è successo quest’anno in Forza Italia?
«Come ogni partito, anche il nostro attraversa una fase di presa di coscienza del rapporto radicalmente modificato tra cittadini e politica. E’ più che una rivoluzione: è una ridefinizione radicale del contenuto, poiché la politica negli anni si è trasformata in comunità chiusa, di soggetti totalmente autoreferenziali, spesso incapaci di comprendere la vivacità, le paure, la ricchezza e i dolori della società civile p stato ride finito il tema della rappresentanza: da un lato abbiamo partiti che si proteggono difendendo lo status quo invece di sfidare il rapporto coi cittadini accettando di cambiare le classi dirigenti; dall’altro c’è chi accetta la sfida del cambiamento. La terza via è quella dei nuovi partiti che rifiutano la definizione di partito e della rappresentanza, e tentano il rapporto disintermediato tra cittadini e potere che in realtà di disintermediato non ha nulla: il M5S è una srl che fa profitti, la Casaleggio, rispetto alla quale non pochi militanti iniziano a manifestare un forte disagio per l’invasione della privacy operata. Ecco, Forza Italia si è ritrovata in questo contesto, e ha fatto una verifica sul lavoro fatto affidata al principale collaboratore di Silvio Berlusconi che è Tajani. Non è passato inosservato che dopo i congressi di qualche anno fa a Cremona non si è più fatto nulla sul territorio. Un assopimento generale di cui non voglio incolpare nessuno: restano persone con cui si può fare un ottimo lavoro».
Sta di fatto che per prima cosa (Jotta e Bertusi) sono usciti dal partito.
«Una loro scelta personale. E’ una fase nella quale l’accresciuto con- senso alla Lega fa gola a molti, e hanno condiviso il percorso nelle recenti Provinciali proprio con la Lega: io volevo fare una lista unica, invece si è preferito dividere il centrodestra per valutazioni personali. Oggi a tutti, tutti, coloro che hanno partecipato alla vita del centrodestra rivolgo l’invito a partecipare ai nostri momenti di lavoro. Non è facile per me che sono via da Cremona dal lunedì al giovedì, ma qui ho il punto centrale. Suggerisco loro di non difendere il passato e accettare la sfida per un futuro dinamico».
State dialogando con le altre componenti di centrodestra?
«Il dialogo c’è sempre, governiamo la Regione Lombardia con risultati migliori rispetto alle regioni guidate dal centrosinistra, e molto migliori rispetto al governo nazionale gialloverde. Il modello di riferimento resta quello che unisce Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre all’area di riferimento dell’Udc. Nel 2014 fu fatto un grave errore dividendo il centrodestra, mentre 5 anni prima assieme vincemmo sia in Provincia che al Comune di Cremona. Quell’errore non va ripetuto. Poi serve un programma forte, largo e condiviso. Abbiamo dialogato con le categorie economiche per partite come il Pgt, la strada sud, le attività commerciali in centro e la grande distribuzione, il collegamento della città con l’esterno, la rete turistica e culturale, oltre al dialogo costante sul tema della sicurezza. Sono certo che il centrodestra si presenterà unito, ma non dalle pretese muscolari di qualcuno (che capisco ma sono irrilevanti), ma dalla forza di una capacità politica storicamente performante».
Bertusi ha detto che l’indicazione del candidato sindaco, stante i nuovi rapporti di forza, spetta alla Lega.
«Penso che in questo momento, avendo la Lega rivendicato la scelta, un candidato debba farlo, e siamo speranzosi lo faccia in fretta, poi ci sarà un percorso condiviso. Comunque si chiami, ognuno proponga il nome».
Facile pensare che a Milano mal sopportino un’eventuale rottura tra Lega e FI.
«Milano non ha alcuna intenzione di imporre alcunché. Gli accordi vanno costruiti attorno alla libertà e alla flessibilità delle persone. Io lavoro su Cremona ma anche su Bergamo e Pavia che pure andranno al voto il 26 maggio 2019: la situazione è aperta, stiamo ragionando su contenuti che consentano al centrodestra di segnare una differenza forte con quanto avviene a Roma: la Lega si trova bene in Lombardia, male a Roma. Avremo candidature sintomo di questa rottura, partendo dalla domanda dei cittadini, non dei partiti».
Posto che si trovi un accordo, è plausibile un patto regionale per dividere i candidati sindaci? Si dice che la Lega possa lasciare Cremona agli alleati.
«Lega e FI stanno sul campo da tempo e hanno dovuto riconoscere i tanti errori fatti. Uno di questi è la logica del manuale Cencelli. Dobbiamo confrontarci col la parte buona della società civile: le candidature vanno costruite con consapevolezza civica».
Tra i nomi si fa quello di Malvezzi. Lo proporrete?
«Rilevato come la Lega voglia esprimere un nome, per ora non ne abbiamo messi in campo. Dalle verifiche fatte abbiamo 2-3 possibili candidature molto interessanti. Carlo Malvezzi è un portento, come ha dimostrato anche l’ultima tornata elettorale che lo ha visto recordman di preferenze di tutto il centrodestra. Forza Italia a Cremona ha ottenuto uno dei migliori risultati in Regione sfiorando il 14%, nonostante i problemi già sottolineati. Quindi è normale che il suo nome sia sulla bocca delle persone, e tanti glielo chiedono. E’ seduto con me al tavolo del dialogo con le forze politiche e civiche, come la lista civica “Obiettivo Cremona” con cui il confronto è costante. Al momento nomi non ne abbiamo, ma non è il nome che fa vincere, la coalizione deve avere come primo obiettivo la vittoria comune».
Lei è stato presidente della Provincia, ha visto che tristezza...
«Personalmente penso che il problema non sia quello di tornare all’elezione diretta, ma riguarda il rapporto tra governi centrale e territoriali. Il punto di soluzione principale al problema odierno è che venga data attuazione al referendum sull’autonomia votato al referendum da un’ampia maggioranza. La legge Delrio è stata un grosso errore ma non si deve tornare alle condizioni precedenti. Sono stato colpito dalla contrarietà espressa dal centrosinistra: qui non abbiamo un problema secessione, al contrario di quanto avviene in Catalogna, che ha rotto senza ottenere risultati. Da ex presidente dico che mi piange il cuore ben conoscendo le qualità enormi di dirigenti e dipendenti provinciali».
Si pensava che avere come interlocutore un ministro leghista avrebbe facilitato il percorso sull’autonomia, invece non sembra così.
«Il M5S sta remando contro: ho visto le parole della ministra per il Sud Barbara Lezzi che ha dichiarato che ci sono altre priorità, e comunque che non si può discutere il residuo fiscale che è il cuore di quel referendum. E’ l’ennesima presa in giro che questo governo riserva alla parte più attiva del Paese: mi aspetto un’alzata di scudi della Regione Lombardia e della Lega contro il governo e contro i 5 Stelle».
Forse la seconda che ha detto: pensare a una Lega milanese che attacca un ministro leghista è dura...
«Confido che la Regione si faccia sentire».
Per finire: come vede da Bruxelles la vertenza italiana con l’Unione Europea?
«Una scena già vista qualche anno fa con la Grecia, va cambiato tutto. Abbiamo gente che arriva alzando la voce, con urla scomposte con le quali questo governo pensa di ricavare spazio negoziale. La procedura di infrazione costerebbe tanti miliardi al popolo italiano che non merita di essere ridotto come la Grecia. Ma le modifiche alla manovra mostrano come la posizione si stia affievolendo. Aggiusteranno la manovra ma hanno i mesi contati, il centrodestra deve ricompattarsi perché a breve sarà chiamato a governare».
Commenti
Posta un commento