L’Hospice resta ai cremonesi Tutti soddisfatti dell’esito

SANITA’ • Il dg Rossi e il presidente dell’Accd Auricchio hanno presentato i contenuti dell’accordo 


di Vanni Raineri 
Il timore che dopo decenni si potesse interrompere il rapporto tra l’Accd (Associazione Cremonese Cura del Dolore) e l’Hospice dell’ospedale cittadino, realizzato proprio grazie all’impegno profuso e ai fondi raccolti dall’associazione, è stato fugato, per la comprensibile soddisfazione dei cittadini. 
In una conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina nella Sala Soggiorno dell’Hospice il Direttore Generale dell’Asst di Cremona Camillo Rossi ha presentato i contenuti del nuovo accordo che, al termine del bando vinto, ha assegnato la gestione per i prossimi 6 anni (a partire dal 1° gennaio prossimo) all’Accd, rappresentata dal presidente Antonio Auricchio, e alla Società Dolce, rappresentata dal Responsabile Area Nord Ovest Paolo Vaccaro. «Abbiamo preparato il bando seguendo le indicazioni moderne - ha esordito Rossi - che prevedono che sia più la cura a seguire il paziente che viceversa. Noi abbiamo una diversa tradizione rispetto ai Paesi anglosassoni, dove il paziente viene isolato o si autoisola. Questi luoghi sono stati pensati da un’infermiera che viveva la cura con spirito di accoglienza. Le cure palliative hanno radici cristiane come deriva dal nome: il palio è il manto della Madonna. L’Accd ha una lunga storia, nata nel 1986, e ha un rapporto con questa azienda dal 2001, una sperimentazione che si è via via rinnovata e oggi è come se questa fosse validata, certificata, il che rappresenta una garanzia tecnica per tutti».
«Oggi siamo molto soddisfatti - ha aggiunto Auricchio - di poter mantenere la cremonesità, e ringrazio media e cittadini che hanno tifato per noi; l’hospice cremonese fu un antesignano ma ci teniamo a migliorare. Non siamo però appagati: ogni giorno cerchiamo di migliorare». 
Vaccari ha presentato Dolce: «E’ una cooperatva che rappresenta l’elemento di novità nella gestione. Abbiamo sede sociale a Bologna ma siamo a Cremona dal 1999 operando nell’area della disabilità e nei servizi domiciliari in collaborazione con Accd. Abbiamo già un’esperienza di hospice a Ravenna. Nel rispetto della storicità del rapporto, forniremo operatori socio sanitari». 
Rossi ha aggiunto: «La palliazione non è fine vita: qui si entra e si esce, e non ospita solo pazienti oncologici. Sono comunque strutture di sollievo per pazienti in situazioni estremamente delicate. Gli hospice in Italia furono creati all’epoca dell’Hiv. Oggi di Aids ci si cronicizza, ed è ormai così per tanti tumori. Sono cure che vanno fornite anche a domicilio. La sfida culturale è mettere al centro la cura della persona: lo dicono tutti, ma bisogna farlo. Inoltre dobbiamo far uscire i medici dai reparti per acuti: questi pazienti hanno bisogno di cure al di là dello staff del reparto. Luoghi come questo devono essere luoghi di vita». 
Il nuovo affidamento prevede che le figure sanitarie restino in capo all’Accd, cui spetta la vera gestione, la Coop Dolce si occuperà degli oss, quindi dell’assistenza di base. 
Infine sono intervenuti il direttore dell’Hospice Giorgio Nolli che ha chiesto una costante copertura dei posti letto e il dottor Elio Spoldi, che ha ribadito come l’Hospice sia un reparto di fine vita, che non deve ospitare pazienti inappropriati per sostenere il contrario, ma nemmeno riceverli quando è tardi. 

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