Benzina con la app Ma non è pericoloso?

NUOVE NORME • Parla un esercente: ok la fatturazione elettronica, ma non così 


di Federico Pani 
L’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica, a partire da questo 2019, ha coinvolto davvero in tanti, compreso “il Milanese imbruttito”, diventato testimonial su Youtube dello spot di una società di consulenza. Ad essere coinvolti dall’obbligo sono, tra i molti, anche i proprietari e i gestori delle stazioni di rifornimento, nonché chi usufruisce di carburante per lavoro, come i rappresentanti e le aziende automunite. Innanzitutto, si dice addio alla scheda carburante, che consentiva alle imprese di de- trarre l’iva. Le spese diventano deducibili, infatti, solo se fatte con mezzi tracciabili e l’e- fattura diventa obbligatoria anche per chi possiede la partita iva. E la novità riguarda anche i buoni benzina, che devono essere giustificati fiscalmente. Dal canto loro, se i distributori self service che erogano benzina ai privati non dovranno emettere la fattura elettronica, saranno però obbligati a memorizzare i dati dei versamenti e inviarli al Fisco. Per capire un po’ meglio cosa cambierà, facciamo il punto della situazione con il proprietario di una stazione di rifornimento del Casalasco. In primo luogo, ci ricorda che le novità, sostanzialmente, non riguardano i singoli privati, quanto – come si accennava – le partite iva e le imprese. Seppur con qualche eccezione: «Se il privato usa il carburante per uso energetico – come il riscaldamento di casa – conviene che opti per la fatturazione elettronica, che gli permette di presentare un documento valido, nel caso dovesse dimostrare che le spese sostenute sono finalizzate, per dire, all’efficientamento energetico di casa». Oppure, un’altra piccola eccezione riguarda le partite iva sotto una certa soglia di fatturato annuo (in relazione all’età anagrafica), per le quali vale un regime forfettario. Oppure ancora, le grandi società estere, che seguono una procedura specifica. 
Per venire incontro alle esigenze di chi è obbligato alla fatturazione elettronica, le grandi compagnie hanno adottato un metodo smart, ovvero un’app mediante la quale effettuare i pagamenti. Nella maggior parte dei casi, il funzionamento è il seguente: il conducente, dopo aver fatto benzina, deve fotografare lo scontrino del pieno e scattare un’altra foto a un QR code posizionato sulle colonnine del carburante. Se sull’app ha memorizzato le sue credenziali di pagamento e quelle fiscali, caricando le foto, gli sarà recapitata la e- fattura. Tutto comodo, «ma – ci ricorda il proprietario della stazione di servizio – non lontano dal QR code troveranno un cartello di divieto, presente in tutte le stazioni: quello che vieta di tenere il motore acceso, le fiamme libere, l’uso delle sigarette e l’uso del cellulare. Sì, perché i telefonini, soprattutto quando devono scattare una foto, producono scariche che potrebbero essere pericolose, soprattutto nelle zone più prossime alle pompe, dove ci sono addensamenti di carburante». «Il problema – continua il proprietario – è già stato discusso e, in fondo, la soluzione è semplice: basterebbe piazzare il QR code lontano dalle pompe (dove invece per ora è comparso), mettendo al sicuro l’operazione. Anche se potrebbe sorgere un ulteriore problema: la contraffazione dello scontrino. Già: perché da un 3, per dire, si può ricavare facilmente un 8 a biro senza che l’app se ne accorga, facendosi rimborsare una cifra più alta e costringendo il gestore a pagare una somma fiscale che non corrisponde al servizio erogato». 
Insomma, l’idea dell’app è senz’altro buona e al passo coi tempi, ma manca ancora qualche passo perché si arrivi a quella giusta. 

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