Meno incidenti, ma su due ruote il rischio è più grande

«Autisti disattenti e col cellulare alla guida Gli incidenti più gravi provocati dalle auto»


Se il numero di incidenti e di vittime sulle nostre strade è in continuo calo, grazie alle norme e alle sanzioni sempre più stringenti per i trasgressori, lo stesso non può dirsi per i sinistri stradali che vedono coinvolti i motociclisti. Siamo appena entrati nella primavera e percorrendo le varie strade ci imbattiamo sempre più spesso in amanti delle due ruote che fanno uscire le loro moto dal letargo invernale per godersi le prime belle giornate dell’anno. Ma il pericolo è dietro l’angolo, e spesso non per colpa dei motociclisti, ma degli automobilisti, per i quali forse incide anche la disabitudine, passati i mesi freddi, a fare i conti con il sopraggiungere dei mezzi su due ruote. Purtroppo anche la nostra provincia ha dovuto piangere le prime vittime: ben due i morti dall’inizio della primavera, in sole due settimane. Il primo caso è accaduto poco oltre il Po: domenica 24 marzo il 54enne Claudio Favagrossa, di Martignana Po, aveva appena oltrepassato il ponte di San Daniele quando, all’altezza di Ragazzola, si è scontrato con l’auto condotta da una donna del posto, che sembra abbia attraversato la strada per raggiungere la propria abitazione senza avvedersi del sopraggiungere della moto. Schianto terribile e ad avere la peggio è stato ovviamente il centauro, morto sul colpo, mentre la donna è rimasta illesa. Tra l’altro nella stessa giornata un motociclista stava tornando nel Parmense dopo essere andato a trovare il padre a Gussola quando all’altezza di Scandolara Ravara si è scontrato con un’auto. Anche in questo caso sembra (il condizionale è sempre d’obbligo quando l’esito ufficiale dei rilievi non è acquisito) che il motociclista stesse viaggiando sulla propria carreggiata. In questo caso se l’è cavata con una gamba fratturata. La seconda tragedia è avvenuta lunedì 1 aprile, a Casalbuttano. La vittima è stata il 16enne Loris Ruggeri residente nella frazione di San Vito. Sembra che il ragazzo si fosse appena immesso sulla Provinciale verso Cignone con la sua moto da cross quando è stato tamponato da un’auto condotta da un 24enne di origini indiane. Inutile il tentativo di frenata: anche in questo caso i soccorsi non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. L’ultimo rapporto dettagliato Aci-Istat sul numero di incidenti stradali è riferito al 2017, anno nel quale si sono registrati 3.378 decessi (in lieve crescita rispetto ai 3.283 del 2016) su un totale di 174.933 (in calo rispetto ai 175.791 dell’anno prima). Di questi, 1.081, circa la metà, era in sella a motocicli, ciclomotori e biciclette. Il restante sono pedoni (600), conducenti e passeggeri di autovetture (1.464). Nel dettaglio, i morti in sella a ciclomotori sono diminuiti del 20,7% rispetto al 2016, ma il nu- mero dei motociclisti deceduti è salito dell’11,9%. Va considerato che il numero di ciclomotori in circolazione è in netto calo. Dopo la flessione del 2016, preoccupa quindi il pur leggero incremento delle vittime. Analizzando più nel dettaglio i sinistri, emerge un netto calo nei centri urbani, compensato pur- troppo da un incremento nelle strade extraurbane e autostrade, provocato spesso dalla velocità. Non sfugga che i mesi con più incidenti sono proprio maggio, giugno e luglio: già a marzo si registra l’incremento, ma qui esplode (l’aumento tra febbraio e giugno è del 47%). Possiamo dire che in primavera il nu- mero di vittime su due ruote è vicino a quello su quattro ruote, anche perché spesso gli automobilisti sono disabituati al passaggio delle moto e spesso incroci poco illuminati non rendono ben visibili le due ruote in arrivo. Fatto sta che nel 2017 solo la Francia ha avuto più vittime sulla strada dell’Italia (“solo” 78 in più): poco consola il fatto che nel 2010 il triste record fosse nostro. Anche il tasso di mortalità per incidente stradale vede l’Italia oltre la media europea. Se il paragone si fa tra il 2007 e il 2017, vediamo che il totale di morti per incidente scende parecchio (furono 5.131 nel 2007), ma quelli su motocicli a solo scendono solo di pochissime unità, mentre calano drasticamente le vittime su motocicli con passeggero. 

INTERVISTA AI PRESIDENTI DI DUE MOTO CLUB CREMONESI 

Sinistri e morti in calo sulle strade, ma non per i motociclisti. Cosa ne pensano i diretti interessati? Ne abbiamo parlato con i presidenti dei due motoclub cremonesi: il Moto Club Torrazzo e il Moto Club Cremona. Gianpaolo Alquati presiede il Moto Club Torrazzo, che quest’anno ha celebrato il 25° anno di vita e che organizza sia prove libere in pista che diverse escursioni. «Purtroppo – afferma Alquati – sappiamo che la primavera è il periodo più pericoloso». 
Come spiega l’elevato numero di sinistri che coinvolgono le moto? 
«Credo che al 95% degli automobilisti bisognerebbe togliere la patente». 
Mi sembra un po’ drastico. 
«Ma non vede quante... (quanti errori) fanno? Ogni giorno si rischiano cento incidenti».
Cosa crede che si possa fare? 
«In primo luogo insegnare l’educazione. Quella stradale ma prima ancora quella normale. Quanti parcheggiano in divieto di sosta? Per non parlare delle disattenzioni al telefono: quando sorpassi un’auto che va piano vedi sempre che la guida una persona al telefono». 
Qualche colpa l’avrà pure chi va in moto: la velocità eccessiva, la distanza di sicurezza non rispettata, i sorpassi azzardati... 
«Sulla velocità è vero in qualche occasione. Piuttosto quando si tirano fuori le moto nelle prime giornate si va spesso con gomme fredde, e l’asfalto ancora freddo rende pericolose certe accelerate. Ma complessivamente penso che i motociclisti siano molto più seri degli automobilisti». 
Sentiamo Claudio Cabrini, che presiede il Moto Club Cremona. 
«Parlo da motociclista più che da presidente – afferma Cabrini – dato che l’attività del Club riguarda quasi interamente l’attività di motocross su pista, e quindi si gira solo in impianti e non su strada. Pur- troppo chi viaggia sulle due ruote fa parte dell’utenza più debole, tanto che nel 99% dei casi ha la peggio in caso di scontro. Possiamo indossare il casco, la protezione, ma non abbiamo la scocca intorno che ci protegge». 
Anche i casi recenti mostrano responsabilità più a carico degli automobilisti.
«Andando in giro si vedono tante loro disattenzioni, ci capita spesso di sorpassare conducenti che vanno piano e fanno manovre approssimative scoprendo che stavano telefonando. L’uso del telefono alla guida ha aumentato certamente le distrazioni. Poi, certo ci sono anche motociclisti che vanno forte, ma spesso è l’auto che si sposta senza segnalare adeguatamente». 
Può incidere la disabitudine degli automobilisti ad incrociare moto dopo il periodo invernale?
«Non credo, il fatto è che siamo nel periodo in cui chi usa la moto nella bella stagione inizia ad uscire, ma non penso sia questione di abitudini alla guida». 
Chiudiamo con qualche consiglio. 
«All’autista chiedo di fare attenzione, perché l’auto può provocare grossi danni. Quando sono in moto e scorgo un’auto che non ha precedenza, automaticamente abbasso la velocità, soprattutto se il conducente non sta guardando verso di me».



Commenti