POLITICA • Fabrizio Vappina è il candidato del centrosinistra: «Servono fantasia e ambizione». E rilancia il progetto piscina coperta
VANNI RAINERI
A Fabrizio Vappina il centrosinistra casalese affida le speranze di battere il sindaco uscente Bongiovanni. Vappina, come è nata la sua candidatura?
«Ho iniziato a partecipare a qualche incontro dei vari gruppi dopo essermi reso conto che la città mi sembrava un po’ “ferma”, poi ci si è resi conto della possibilità di riunire le due liste in un progetto comune».
Due gruppi la cui rottura nel 2014 portò alla sconfitta, ora uniti sotto il suo nome. Si sente una specie di Conte?
«Mi stanno bene le definizioni di centrosinistra e di civismo, e le due liste ne sono l’espressione. Io mi rispecchio in entrambe tanto che i contenuti coincidono: è stata un’operazione naturale».
Cosa convince un avvocato con una carriera ben avviata a intraprendere la strada politica? «L’abitudine a tutelare i diritti».
Di chi?
«Dei cittadini, ovvio. Se pensiamo alle situazioni createsi con la chiusura del ponte, del punto nascite, i guai della ferrovia eccetera, emerge un evidente difetto di tutela dei diritti, o almeno la necessità di aumentare il livello di questa tutela».
Sarà per difendere meglio Casalmaggiore che si fronteggiano due avvocati?
«Forse è emblematico (sorriso, ndr)».
L’opposizione ha accusato Bongiovanni di non aver protestato con voce abbastanza alta in Regione a causa della comune militanza leghista.
«Sono ipotesi, quel che posso dire è che io avrei usato altri metodi».
Ad esempio?
«Messa in luce attraverso rapporti più chiari degli atteggiamenti della Regione e dell’Asst che si occupa del punto nascite».
Come visse da cittadino il clamoroso ribaltone del secondo turno di 5 anni fa?
«Ovviamente con sorpresa».
La vide come una prova di forza del Listone nei confronti della sinistra?
«No, ma oggi sono convinto che se entrambe rappresentano il centrosinistra hanno ben altre chance».
Come è nato il vostro programma? «Il percorso è iniziato con la ricerca del candidato, poi è iniziata la stesu- ra del programma».
Quel è la prima cosa che ha chiesto fosse fatta?
«Non una cosa singola, importante è il rilancio della città che non sta occupando il ruolo che le compete. E’ questa la direzione in cui andare con coraggio, sul versante del turismo, dello sport, dell’ambiente in ottica di maggiore appetibilità. Ritengo che anche i temi “leggeri” contribuiscano: ho la sensazione di un’auto guidata a 70 km all’ora in autostrada: non abbiamo preso multe ma non siamo andati da nessuna parte. Dobbiamo aumentare la velocità per ottenere risultati in infrastrutture ed essere punto di riferimento per il territorio».
Un suo giudizio su Bongiovanni?
«Ho letto nella sua intervista che è stato gentile con me e contraccambio la stima personale. Secondo me ha dovuto allinearsi alle indicazioni della Regione e senza quel vincolo di partito avrebbe potuto essere più incisivo: quello che si indicò come punto di forza (il colore uniforme con la guida del Pirellone, ndr) è diventata debolezza. La mia tranquillità è data dal fatto di non confrontarmi con persone che possano condizionare una mia eventuale carriera politica».
Non vede un possibile seguito a questa esperienza?
«Non me lo pongo come obiettivo oggi che devo affrontare la sfida amministrativa».
La stima reciproca è solidarietà di categoria?
«E’ stima verso chi si mette in gioco e supera la fase dell’essere “leone da tastiera”. L’impegno personale già di per se’ vale un plauso».
A proposito di leoni da tastiera, teme l’effetto odio social che cadrà puntuale sul vincitore?
«Penso sia una cosa fastidiosa ma non si può amministrare pensando a quelle paure».
Bongiovanni ha detto anche che dietro di lei c’è chi ha rovinato per 10 anni Casalmaggiore.
«L’affermazione in se’ è sgangherata, basterebbe elencare alcune delle tante cose fatte dalle giunte di Toscani e Silla, come la scuola Marconi ex novo, i corsi in Santa Chiara, le opere in Baslenga, le rotatorie Diotti e Conad, Palazzo Martinelli che oggi è sottoutilizzato, la farmacia di Vicobellignano. Siamo in campagna elettorale e do a queste affermazioni il peso di una bordata infondata».
Parliamo di due casi recenti: il no del sindaco alla cittadinanza di una immigrata che non ha dimostrato di sapere l’italiano e il centro culturale islamico chiuso dopo il controllo dei vigili che ne ha mostrato l’utilizzo a scopi di preghiera. Sbaglio se dico che solo un paio di anni avrebbero scatenato polveroni oggi considerati controproducenti dall’opposizione?
«I due casi sono stati utilizzati politicamente ma dalla maggioranza, con prese di posizione spese in campagna elettorale. Quello che resta chiaro anche da parte nostra è il rispetto della legge: è una sentenza del Tar a dire che il centro non ha i requisiti per l’apertura».
Ma solo dopo che il sindaco a inviato i vigili per un controllo. Lei li avrebbe mandati?
«Non è detto, ma non conosco il motivo per cui l’ha ritenuto opportuno, può essere che abbia avuto una segnalazione da parte della Prefettura o altri: non posso attribuirgli un’iniziativa personale».
E come giudica da avvocato le due decisioni, la prima del sindaco e la seconda del Tar?
«La ragazza ha avuto solo un rinvio, credo che l’iniziativa abbia voluto dare un senso al giuramento. E’ vero che l’argomento oggi non porta consenso, ma dobbiamo ragionare sul fatto che di un tema complesso come l’integrazione ci si deve occupare in modo serio e senza pregiudizi, in modo conforme alle leggi. Non è che da questa parte ci sono i buoni e fessi e di là i difensori dei confini».
Sulla nuova sede dell’Asst in piazza Garibaldi si è accesa qualche polemica sulla difficoltà dei parcheggi. Bongiovanni ha minimizzato dicendo che la scelta è stata fatta per non impoverire il centro storico, e di aver recuperato così un palazzo di valore.
«Il recupero è sempre una buona operazione. Anch’io ritengo che non fosse necessario decentrare il servizio, ma mi sarebbe piaciuto provare a recuperare i locali del vecchio ospedale, dove ci sono locali e spazi per parcheggiare. Capisco la complessità dell’operazione, ma dobbiamo pensare alle ipotesi migliori per Casalmaggiore. Tra l’altro l’immobile è di proprietà dello stesso soggetto che oggi paga l’affitto. Parliamo sempre di quella macchina guidata a 70 km/h: so che in questo caso si sarebbe proceduto a 130, ma si può, importante è non andare oltre».
Questione infinita della tangenziale opera compensativa della TiBre, quindi senza costi ma senza tempi certi da decenni. Che fare?
«Supponiamo di monitorare seriamente la qualità dell’aria in città e mostrare cosa respiriamo e quale sia il grado di pericolo che corriamo: che peso avrebbero queste indicazioni sulla scelta di sganciarla dalle grandi opere? Un altro elemento: un piano in cui la tangenziale giochi un ruolo importante sarebbe un aiuto ulteriore alla trattativa, insomma esistono modi per cambiare l’importanza di un’opera di questo genere. Non credo che in Regione possano accettare l’idea di un simile inquinamento a fronte di una seria proposta di viabilità che valorizzi Casalmaggiore».
Se lei sarà eletto il suo vice sarà Pasotto. Ha pensato agli assessori?
«L’unico obiettivo è lavorare ventre a terra e con tante idee».
Nel voto del 2014 le frazioni risultarono decisive, e non può essere altrimenti dato che vi risiede quasi la metà degli abitanti del Comune. Lei ha iniziato da lì la sua campagna elettorale.
«Io ho la visione ampia di Casalmaggiore, con le sue frazioni. Ho vissuto il campo di rugby di Casalbellotto da dirigente sportivo, poi le corse a piedi verso le frazioni. Mi pare naturale considerarle parte piena del Comune».
Il primo tema in cui, se eletto, cambierebbe rotta e il primo nuovo progetto per la città.
«La mobilità, dove serve un cambio di atteggiamento. Da sportivo poi l’idea di realizzare un nuovo impianto».
La Pomì, oggi a Cremona, ormai sembra irrecuperabile.
«Ma pure il basket è costretto a emigrare, abbiamo l’esigenza di una palestra. A voler sognare, poi, mi piace immaginare una piscina coperta per l’utilizzo invernale».
Se ne parlò qualche anno fa con la possibile sinergia tra le due società, il Comune e l’Asst. Poi nulla.
«Esatto, in zona ospedale sfruttando l’acqua calda della vicina centrale anche a scopo terapeutico. Mi è sembrato un buon modo di affrontare la questione, e credo sia da riproporre. Non dobbiamo essere noi a porci dei limiti da subito».
Spesso la crisi e il taglio di risorse giustificano l’inerzia degli amministratori.
«Credo che lo strumento dei bandi sia importante, poi però servono fantasia e ambizione. Credo prima vengano le idee, poi i bandi, e non il contrario. Non basta la competenza che serve per capire quel che non puoi fare, serve la competenza per capire ciò che puoi realizzare, immaginandolo».
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