Giovetti: rappresento io lo spirito del centrodestra

verso le elezioni 

SULL'ESITO DEL VOTO
«SE NON RIUSCIREMO AD ANDARE AL BALLOTTAGGIO, ATTENDEREMO LA CHIAMATA DI QUALCUNO INTERESSATO A CONDIVIDERE IL NOSTRO PROGRAMMA» 

SUGLI INCARICHI POLITICI
«SE SARO’ SINDACO DEVOLVERO’ META’ STIPENDIO ALLE FAMIGLIE POVERE. SE SAREMO IN GIUNTA IO NON SARO’ ASSESSORE. E SE AVREMO UN ALTRO CONSIGLIERE NON SARO’ IO IL CAPOGRUPPO» 


VANNI RAINERI 

La lunga gestazione della lista che rappresentasse il centrodestra cremonese alle elezioni comunali del 26 maggio ha prodotto una frattura, che nasce dalla dirigenza di Forza Italia che alcuni mesi fa ha cambiato gestione. Il commissariamento deciso il 1° agosto scorso dalla coordinatrice regionale Mariastella Gelmini aveva azzerato gli incarichi, che vedevano segretario Mino Jotta, e nominato commissario Massimiliano Salini. La “nuova” Forza Italia ha candidato Malvezzi, che è riuscito (sia pur con le note turbolenze) a catalizzare l’alleanza attorno al suo nome. La parte perdente di Forza Italia alla vigilia delle elezioni è entrata a far parte del movimento “Lombardia ideale” ideato dal governatore Fontana sempre nell’ambito del centrodestra, ma la scelta di Malvezzi ha portato al distacco e alla formazione di una lista civica, che candida Ferruccio Giovetti alla carica di sindaco.
Incontriamo quindi Giovetti, 58 anni, medico, presidente Avis dal 2009 al 2017, responsabile sanitario dell’Rsa Villa G. Padovani di Quinzano d’Oglio, direttore sanitario del Centro Contact di Cremona e medico Avis, con cui collabora come volontario in ambito scolastico, nonché geriatra libero-professionista. E attuale presidente del Rotary Club Soresina. Arriva accompagnato dalla capolista Cristina Piersimoni (ex vicesegretaria di Forza Italia), della quale pochi giorni fa ha celebrato le nozze in veste di consigliere comunale. 

Che è successo, vi hanno scippato il partito e ora vi vendicate con una lista civica?
«Il commissariamento, dal nostro punto di vista, avvenne per ragioni velleitarie: scrivemmo a Berlusconi senza avere risposta, quindi non rinnovammo la tessera ritenendo che non sussistessero più le condizioni politiche. Viste poi le dinamiche nel centrodestra con l’alternanza dei candidati sindaco, abbiamo ritenuto che non fosse quella la lista adatta a dare risposte ai cittadini di Cremona: una situazione kafkiana. Con Cristina e altri amici ci siamo confrontati per verificare se ci fossero le basi per una lista civica di centrodestra, perché ci riconosciamo in quei valori fondanti». 

Il libro più noto di Kafka è “La metamorfosi”. Riferimenti? 
«Dico kafkiana poiché si è trattato di una situazione non chiara sin dall’inizio. Il 30 dicembre la Lega ci fece il regalo di fine anno di leggere sulla stampa la loro bocciatura di Giovetti a favore di Zagni, che per mesi è rimasto il candidato ufficiale della coalizione. Molti cittadini disorientati mi chiedevano cosa stessimo facendo, il che ci ha fatto capire che serviva offrire a quella parte di cittadinanza una proposta». 

Nel lungo elenco dei 32 candidati che l’appoggiano mancano nomi di spicco quali Mino Jotta, Fabio Bertusi e Carlalberto Ghidotti. 
«Con Ghidotti siamo stati in minoranza in Comune e credo che non abbiamo mai votato in maniera diversa: un record. Mi ha chiesto di stare fermo per un giro, ma è vicino a noi tanto che ha partecipato a qualche iniziativa, come anche hanno fatto Jotta e Bertusi. Abbiamo però candidati con esperienze amministrative, come Dante Mainardi già consigliere a Castelvisconti nonostante abbia solo 25 anni, poi Francesco Guarneri che pure era in Forza Italia, e ancora Arrigo Frassi per anni in Consiglio comunale a Cremona e che fondò il primo club Forza Silvio in città». 

Le previsioni non vi danno al ballottaggio, quale ruolo pensate di poter giocare?
«Se non saremo noi ad andare al ballottaggio, attenderemo la chiamata di qualcuno interessato. Riteniamo che tale persona possa essere più Malvezzi che Galimberti, ma quel che ci interessa è la condivisione del programma. In ogni caso dico subito che se diventassi sindaco devolverò metà stipendio in un fondo per le famiglie cremonesi in povertà, mentre in caso di eventuale apparentamento al secondo turno l’eventuale posto in giunta non sarà occupato da me. Nel caso non risultassi l’unico eletto della mia lista, annuncio fin da ora anche che non sarò io il capogruppo, anche se rimarrò in Consiglio, al contrario di quanto fecero Zagni e Perri dopo la sconfitta alle elezioni del 2014». 

C’è curiosità di verificare quanti voti disgiunti la premieranno, frutto dei malumori nella lista di centrodestra. 
«Sono notizie arrivate anche a me, ma non è così semplice fare il voto disgiunto: va messa la croce sul nome del candidato sindaco e non sul simbolo, oltre all’eventuale croce sul simbolo di un partito che appoggia un’altra lista». 

Vi ponete un obiettivo numerico?
«Non vogliamo farci illusioni. Raccogliamo consenso in città, ma non lo quantifichiamo. Sarebbe già un grosso successo se la gente intercettasse apprezzandolo il nostro programma elettorale, sperando che lo usi chi poi sarà chiamato ad amministrare». 

Il vostro programma è declinato in 10 punti.
«Le chiamiamo linee di mandato, che partono dalla volontà di rivedere il brand di Cremona e prevedono interventi innovativi. Per esempio: gli ultimi 5 anni sono stati un’epoca giurassica dal punto di vista della sicurezza, ma la giunta Galimberti, in un bilancio di circa 80 milioni di euro, ha mantenuto invariato l’investimento di 4 milioni. Allora mi prendevano in giro, oggi basta vedere la città circondata da blocchi di cemento. Detto questo, devo ammettere che i conti sono sempre stati a posto». 

Sicurezza a parte, altri rilievi sull’Amministrazione uscente? 
«La giunta Perri investiva 3 milioni l’anno in cultura e avevamo Le corde dell’anima e tanto altro; ora si spendono 5 milioni e chiedo ai cittadini cremonesi se ritengono che un così grande incremento di spesa abbia dato risultati positivi. Non sono certo io a sostenere che con la cultura non si mangia, ma è possibile che elevo la spesa a 5 milioni e abbiamo manifestazioni da corte dei miracoli, da feste di paese? A fianco di ciò, è chiaro che per accogliere i turisti (partendo dai giovani) servono infrastrutture». 

A questo proposito, cosa pensa dello scontro sulla Strada Sud? 
«Così come per la Cremona-Mantova, si deve ragionare anche sulle ipotesi alternative. Se la Strada Sud non si può fare ragioniamo su via Giordano: il sindaco propone la gronda nord in una zona più coperta senza affrontare l’assetto della trafficata via a sud, nonostante le promesse fatte». 

Altri punti su cui ponete una particolare attenzione?
«La rinascita del fiume Po. Tutti noi cremonesi abbiamo storie che ci legano al Po. Si è sempre investito tantissimo sulla liuteria, altro brand cremonese, ma si sono ottenuti benefici per tutta la città? Riteniamo che lo sviluppo del Po sia molto importante, per le tradizioni, sportive e non, che vanno recuperate». 

Lei di mestiere si occupa di welfare, pensa che in questo settore la giunta Galimberti abbia operato bene? 
«Posso dire che un grande problema della città, e lo vedo in qualità di geriatra, è che nessuno sa quanti siano i nostri anziani fragili: spesso chi vive in case isolate non è conosciuto dai servizi sociali. Prima di tutto, quindi, dovremmo sapere quali sono gli anziani fragili, poi attivare una serie di servizi domiciliari per le persone, come ad esempio il pasto a domicilio, che esiste in altre realtà, e anche la spesa a casa. Poi bisogna pensare ai bambini, e quindi favorire l’acquisto di appartamenti con sostegni economici. Perché non aiutare poi le mamme che restano a casa col loro bambino, e aiutare i ragazzi a metter su famiglia? Il nostro programma del welfare segue l’intero corso della vita». 

Un progetto di Galimberti prevede l’abbassamento degli affitti in centro in sinergia tra negozianti, proprietari e istituti di credito. Anche Malvezzi si è detto favorevole ad intervenire sul fronte incentivi alla riduzione degli affitti. Lei che ne pensa? 
«Ripopolare la città è nel nostro programma, di conseguenza bisogna incentivare sia i negozi che le case in centro storico». 

Che ne pensa del “contratto di governo” fatto firmare dalla Lega agli alleati? 
«Quel contratto aveva punti condivisibili ma mi sembrava con un raggio limitato: si parla quasi solo di sicurezza, di consulta stranieri, centri sociali, Sprar. E’ un contratto monotematico sul tema sicurezza, che resta comunque un tema di grande importanza». 

Pensa che quel contratto sia servito alla Lega per “salvare la faccia” dopo che è stata bruciata la candidatura di Zagni?
«Beh, la Lega doveva uscire dalla vicenda mostrando di avere ancora il mazzo in mano. In ogni caso ci hanno messo 15 giorni per firmarlo. Penso che abbiano litigato più sull’altro patto, quello sulla divisione degli assessorati». 

Se vincesse lei quanti assessorati prevede?
«Da sindaco sarei affiancato da 6 assessori, tra cui il vice sindaco, uno in meno di quanti ce ne sono ora». 

Se vincesse Malvezzi pensa ce ne sarebbero di più?
«Credo che farebbero fatica a stare nel limite dei 9 assessorati». 

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